N.04
Luglio/Agosto 2025

Levate le tende Israele si accampò davanti al monte (Es 19,2)

Il popolo liberato dalla schiavitù comincia il suo cammino nel deserto senza sapere dove sarebbe arrivato. Questo cammino è caratterizzato dalla speranza in una vita migliore e in un futuro sicuro. Un viaggio che rappresenta il pellegrinaggio di tutti noi. 

Durante il suo lungo peregrinare, il popolo si accampa davanti al monte che accende in lui la speranza. Su questo monte, infatti, avverrà qualcosa che cambierà il popolo, non appena si realizzerà il desiderio di Dio: «Voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa» (Es 19,5-6). Siamo in una fase transitoria: il popolo intuisce che qualcosa della sua esistenza presto si trasformerà radicalmente. 

Israele “si accampò” nel deserto di Sinai. Questo sicuramente indica un tipo di riposo fisico durante il viaggio, cioè un tempo in cui si riprendono le forze. Ma questa sosta risulta importante anche a livello spirituale e psicologico. Nel corso di un lungo viaggio abbiamo sempre bisogno di prenderci un po’ di tempo per riflettere e valutare tutto quello che abbiamo vissuto perché altrimenti il pellegrinaggio sarebbe soltanto una corsa o una gara. Dobbiamo concederci il tempo necessario per guardare la nostra bussola, sia fisica che interiore, per non sbagliare la direzione a causa di decisioni affrettate. La sosta è un tempo importante per la riflessione, per poter rivalutare il passato, affinché possiamo riconoscere la vera bellezza del nostro pellegrinaggio e anche quello che dobbiamo ancora migliorare. Tutto questo ci prepara per il futuro e ci apre ad accogliere il più grande dono di Dio: Egli ci dona se stesso. 

Inoltre, il popolo d’Israele doveva purificarsi prima di poter incontrare il Signore, accogliere le sue leggi ed entrare in alleanza con Lui: «Va’ dal popolo e santificalo, oggi e domani: lavino le loro vesti e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai» (Es 19,10-11). Lavare le vesti indica una purificazione cultuale, ma descrive anche, in modo figurato, il “lavarsi dai peccati”. Ancora, può designare il purificare i cuori, come si legge nel libro di Gioele quando in termini apocalittici parla dell’arrivo del giorno del Signore: «Ritornate a me con tutto il cuore […] Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso» (Gl 2,12-13). La purificazione è uno dei primi passi necessari per diventare capaci di accogliere la strada di Dio, la propria vocazione.

Durante questa sosta il popolo rafforza i rapporti tra i suoi membri. In una delle antiche traduzioni aramaiche della Bibbia è possibile notare una piccola aggiunta: “Israele si accampò con un cuore (בלב מייחד) davanti al monte” (TP-J, Es 19,2). Il popolo che durante il viaggio mormorava ed era diviso adesso è unito, come se fosse una sola persona. Si ferma davanti al monte e aspetta l’incontro col Signore. In questo momento di sosta, di silenzio e attenzione, nel popolo di Dio nasce una vera comunione. Quest’attesa serve per prepararsi al cambiamento radicale che avverrà grazie a quest’incontro in cui Mosè agisce come mediatore tra il popolo e Dio: Israele riceve i comandamenti, diventa popolo di Dio, abbraccia la sua nuova identità e scopre la sua vocazione. Tutto questo avviene quando Dio entra in un rapporto estremamente stretto con Israele, che è il dono più prezioso che nessun essere umano poteva immaginare. Questa sosta era necessaria per ritrovarsi nel tempo presente, quando Dio stesso si sarebbe mostrato. Il silenzio, invece, serviva ad aprire le orecchie all’ascolto della parola di Dio. 

Pertanto, fare una sosta non significa essere fermi. Al contrario, proprio in questi momenti avviene un viaggio invisibile, quello interiore che percorriamo in noi stessi e nei cuori: quando dall’“io” e dal “tu” nasce il “noi” che apre il popolo all’incontro con Dio che si dona amando.