Vita e vocazione un cammino di fedeltà
Il tema della fedeltà è fondamentale per chi vuole aiutare l’avvio e il perseverare dei cammini vocazionali. Comprende la fedeltà di Dio e a Dio, la fedeltà a se stessi, la fedeltà attiva e crescente all’esperienza vocazionale che si sta vivendo.
Fedele è chi è costante e stabile, chi persevera. Fedele è chi è dedito a qualcuno e a qualcosa con attenzione, con amore. Fedele è chi assolve gli impegni che ha assunto.
La fedeltà o la infedeltà seguono sempre un primo avvio: un incontro di Dio, di Gesù, di un testimone, una proposta o una ipotesi di chiamata, un inizio di seguito, di risposta, un piccolo impegno con qualcuno, con se stessi… Poi hanno inizio la fedeltà o la infedeltà. Con la seconda tutto sfuma e finisce. Con la prima i semi incominciano a schiudersi e la crescita prosegue fino ai migliori frutti.
Tutta la pedagogia della vocazione è pedagogia di Fedeltà. È aiuto della Fedeltà di Dio, affinché possa far giungere i segni del fatto che egli continua ad amare, a eleggere, a chiamare, a formare, in crescendo. È aiuto della Fedeltà del giovane, affinché sia in grado di continuare a lasciarsi amare, a riamare, ad ascoltare, a rispondere, a camminare, in crescendo.
La Fedeltà di Dio è scontata. La Fedeltà è la carta d’identità di Dio. Egli ama per primo, e il suo amore elegge e chiama, poi continua a donare, ad approfondire, con Fedeltà. Perché? Perché Dio mette tutto se stesso nella sua Parola. Ha una Parola sola, unica e totale per ogni vita, che si sviluppa con un progetto unico, lungo, totale e crescente. Perciò causa l’ascolto e la risposta e motiva e regge la fedeltà dell’ascolto e della risposta, del cammino vocazionale fedele. La pedagogia deve farsene mediatrice.
“Io sarò con te: il mio amore è fedele”. Anche se in ogni chiamata e missione dell’Antico e del Nuovo Testamento vi è un momento di crisi, che Dio utilizza per dichiarare e dimostrare la sua Fedeltà e così dar più forza (Abramo, Mosè, Geremia, Maria, Gesù, gli Apostoli, Paolo, i Santi di ogni epoca…). La fedeltà dell’uomo non è così scontata. I giovani hanno bisogno di aiuto per essere messi in condizione di cogliere la fedeltà di Dio e di rispondervi con la propria fedeltà, d’essere fedeli. La pedagogia vocazionale vive un impegno decisivo per renderlo possibile, per renderlo facile.
La Fedeltà vocazionale si costruisce
La fedeltà è una virtù complessa. È un modo di essere: in sé e verso di sé, in relazione a colui cui si resta fedeli, in ciò in cui si resta fedeli. Perciò è un atteggiamento risultante. Come tale non si può educare direttamente. Si può solo costruirlo seguendo i passi di un itinerario pedagogico completo che lo faccia nascere e crescere. Questi passi sono: esperienza di valori (realtà, persone e situazioni valide) che meritano fedeltà; sviluppo intimo di atteggiamenti personali di fedeltà; conclusione di una condotta (modo di essere, vivere e fare) fedele.
La sorgente della Fedeltà vocazionale è un’esperienza di Fede
Esperienza di Fede in Dio, nel Dio di Cristo, nel Cristo che è Dio. Nella Fede Dio avvia l’incontro, il dialogo di intimità e familiarità. Nella Fede Dio fa Confidenze: confida il suo mistero trinitario intimo e esterno, creazionale e salvifico, i suoi progetti, già e non ancora. Nella Fede Dio dimostra Fiducia: Dio conta su di te come collaboratore, ti affida doni e talenti, sensibilità e volontà che sono i segni della tua vocazione-missione. Ti chiama. Nella Fede si vive la prima Fedeltà di Dio sempre fedele. “Sarò con te”.
Nasce, si conserva e cresce la Fedeltà di atteggiamento vocazionale
Dio guarda proprio me. Egli mi ha incontrato, io l’ho incontrato. Ha parlato con me, a me ha fatto le sue confidenze, di me si è fidato. Mi ha chiamato, mi manderà. A me sarà sempre fedele. La mia risposta? La mia Fedeltà è l’atteggiamento che nasce e cresce dentro in risposta al dono di Dio. È il mio modo nuovo di atteggiarmi nei suoi confronti, la forma, lo stile, il criterio di sensibilità, di apprezzamento, di attenzione, di tensione, di giudizio, di scelta e impegno. Fedeltà di ascolto e di risposta vocazionale. Modo progressivo, sempre più costante e coerente (virtuoso) di percepire, pensare, sentire, amare, dovere, volere, e perciò di essere, in risposta all’esperienza vocazionale di Confidenza, Fiducia, Fedeltà di Dio.
La mia risposta per la sua chiamata. La mia intimità per la sua intimità. Le mie confidenze per le sue confidenze. La mia fiducia per la sua fiducia. La mia Fedeltà per la sua Fedeltà.
Segue la Fedeltà di condotta vocazionale
Siamo a livello dell’essere e dell’agire, della nuova vita. Fedeltà è la rispondenza attuante e crescente, sempre più coerente e costante, degli impegni, dei gesti, delle scelte e delle condotte: lasciare, decidere, impegnarsi, entrare, cambiare, assumere nuovi compiti, prepararsi…
Qualità della pedagogia della Fedeltà
Una pedagogia evolutiva. L’educazione della Fedeltà vocazionale deve seguire le forme crescenti evolutive sia della persona e della vita del soggetto, sia della comunicazione o maturazione dei contenuti e delle espressioni di vocazione. Perciò è Pedagogia di Fedeltà crescente all’interno del fluire crescente della maturità umana, mentale, affettiva, spirituale, cristiana: le narrazioni affettive della fanciullezza; l’attivismo intuitivo della preadolescenza; la esperienza interiore personale razionale e affettiva dell’adolescenza; l’impegno aperto della giovinezza; la responsabilità operante adulta; la sapienza anziana; il ritiro del declino che è trasmissione ad altri e approdo all’eterno…
Una pedagogia di comunità. La pedagogia della Fedeltà vocazionale ha efficacia se è immersa nella Fedeltà di una comunità. Per educare alla Fedeltà, per maturare la Fedeltà vocazionale, è di somma importanza una comunità fedele. Una comunità di esemplarità e testimonianze fedeli, di dedizioni e relazioni fedeli, di coinvolgimenti fedeli. Si educano le vocazioni coinvolgendole dentro la vita fedele di comunità fedeli, grandi o piccole. Fanno male alla fedeltà dei giovani le comunità dove le vocazioni si curvano stanche, sfiduciate, infedeli. O se ne tornano, o restano sopravvivendo, senza forza di fedeltà perché non più crescenti, ma custodi di discipline, di osservanze, di opere, di memorie.
Una pedagogia di totalità. Capace di educare i giovani a sapersi mettere tutti, a sapere mettere tutto dentro la propria parola: la parola che si dà, la parola che si dice, parola fedele. Nei momenti della scelta, della decisione, della promessa, dell’impegno, davanti a Dio, a sé, agli altri, si usano parole, riti, celebrazioni, feste, slogan, segni che possono compromettere per sempre e totalmente, o possono valere poco o nulla. La Fedeltà segue solo se c’è stata preparazione unitaria e totale, profonda, mentale e affettiva, di valori e motivi, organizzando e riorganizzando la personalità e la vita attorno a realtà di valore, a nuclei di progetto convincente, avvincente, vincente.
Oggi, quando tutto è debole, e ci si vanta che lo sia e di esserlo, gli impegni fedeli sembrano impossibili o molto rari. L’infedeltà domina sovrana. Bisogna rifare tutto da capo, rinnovare i fattori creatori di esperienze di fedeltà.
Una pedagogia di pienezza e perciò di fortezza. Sono condizioni della Fedeltà vocazionale belle, difficili, ma non impossibili. Ruotano attorno alla vocazione compiti validi e meritevoli in relazione a Dio, al Mondo, a sé, crescenti e creativi all’infinito, perché nell’infinito di Dio, della missione, della vita personale. Guida all’ingresso nell’infinito di conoscenza, amore, gloria, servizio di Dio, di Cristo, dello Spirito, del Regno, della Chiesa, della Storia di promozione e salvezza del Mondo. Guida all’ingresso nell’infinito della missione di evangelizzazione, di carità, di giustizia, di promozione, di virtù, di comunicazione, di trascendenza, di vangelo, di santità… che si apre ai chiamati e mandati in generale e secondo ministeri e carismi. Perciò guida alla scoperta e all’investimento dell’infinito che è in se stessi, che ha la sua prima legge nella realizzazione del patrimonio interiore di vitalità con cui Dio ha creato e i genitori hanno fatto e che è condizione e misura di valore e di felicità: infinito di natura, di spiritualità, di libertà e di Grazia. Guida all’infinito di vocazione e missione, di fedeltà fedele, fiduciosa, perseverante, crescente e creatrice, comunicante, forte. Non vi saranno più ragioni per essere infedeli. O sarà facile vincere le tentazioni.
In genere nei giovani non c’è fedeltà quando non vale la pena. E la maggior parte delle proposte non vale più di tanto. Non aiutano la fedeltà programmi che si esauriscono mentre si eseguono e virtù che si portano a termine ogni sera. Aiutano valori e progetti infiniti, dove fare e attuare è sempre e solo cominciare, provare, entrare dentro, capire meglio, trovarci gusto, e proseguire fedeli. Con fedeltà crescente per la forza di fiducia che viene dalle ragioni, dai motivi per proseguire, crescente per la pienezza dell’impegno.
La fedeltà è una maturità speciale: maturità fedele, di amore crescente. È esperienza di compiutezza incompiuta da compiere, di perfezione aperta da perfezionale, fedeli, perché vale la pena. Come una scala, dove non ci si ferma e non si riposa su nessun gradino, non si torna indietro, ma dove ogni gradino salito ne mostra un altro… Fedeltà è vedere la cima della scala, capirla, amarla, volerla. Perciò è mettersi in cammino passo dopo passo, non svuotandosi, ma anzi crescendo, perché la missione cresce a mano a mano che la si conquista e attua, e attrae e impegna sempre di più. Ogni Fedeltà crea altra Fedeltà.
I valori, l’amore, la qualità della vita propria e dei fratelli sono motivi crescenti. Anche se oggi sono pochi i progetti, i valori, l’amore. Forse la vocazione va controcorrente. I venti tirano in altra direzione. Se non c’è vento, rema! Ti basta guardare avanti verso il fine, verso tutto, verso il massimo che potrai fare con fedeltà. Le energie le devi trovare dentro di te, non nei venticelli che soffiano o non soffiano attorno.
Chi vive di quantità, si stanca, si ferma, si esaurisce. Chi vive di qualità, se si avvia non si ferma più.
Una pedagogia di chiamata e risposta crescente. La Fedeltà si alimenta alla perseveranza crescente delle “voci” che chiamano e delle risposte che meritano. Voci di Dio, ma anche voci della Chiesa e del Mondo.
Voci di chiamata universale, locale, particolare. Voci dei poveri, del bisogno sofferente, delle possibilità non corrisposte. Voci della radicalità che non è olocausto, ma mistero pasquale di morte e resurrezione portata all’estremo.
Una pedagogia di stabilità. Vincente contro le moderne tentazioni del cambio. Il cambio non è sempre valore. O piuttosto, è segno di valori poveri. Cambiando, infedeli, si guarda ancora verso altri valori poveri. La fedeltà si lega solo a valori assoluti. Solo gli assoluti si possono attuare e servire con giusta scelta, non perché si cambia, ma perché vi si persevera e vi si va a fondo. Non la quantità dei campi realizza e dà pienezza e felicità, soddisfazione e pace, ma la qualità che è totalità in sé e di sé, totalità di inserimento e contatto, di servizio, anche se attraverso un impegno diretto piccolo, ma nella prospettiva del tutto. Il chiamato conosce, stima, ama, apprezza tutto. Ma fa le sue scelte e vi persevera perché lì attua la totalità delle qualità, soprattutto dell’amore.
La psicologia del profondo di Freud è vitale, ma non è progettuale, né di sé, né per gli altri, né per Dio. La libertà di Sartre è produttiva come il solletico. Cioè di nulla. Ma anche certe ascesi, osservanze, discipline, interiorità, ubbidienza, fedeltà letterali, umiltà… reggono solo anime deboli. Hanno ferito o ucciso la fedeltà. E molti giovani. Il cuore della Fedeltà è qualcosa per cui essere fedeli, qualcuno per il quale e al quale essere fedeli. Sono le ragioni per cui essere fedeli. L’amore solo è fedele. Si è fedeli perché si è amati, perché si ama, per continuare ad amare.
Nel cammino di una vocazione, ogni volta che è tempo di discernimento e scelta, Dio dice il suo sì fedele di amore, chiamata e missione. Chiede il mio sì fedele di risposta e di consenso. Le due Fedeltà si fondono.