N.03
Maggio/Giugno 1992

Fidanzati verso il matrimonio:un cammino vocazionale in Parrocchia

Gesù risorto, ha scelto di incontrare i discepoli di Emmaus lungo la strada. La sua prima preoccupazione è stata quella di interessarsi alla loro vicenda umana. La sua proposta ha preso l’avvio dalla loro realtà di quel momento storico.

Così, se l’itinerario di fede per fidanzati ha tra gli obiettivi, l’aiutare i giovani a riconoscere e a vivere la “vocazione” di essere “Sacramento dell’Amore universale di Dio” (cfr. GS 45a, 40b, 22a) quale possibilità migliore ha una Parrocchia se non quella di percorrere un tratto di strada assieme, valorizzando la realtà del loro incontro e del loro amore umano, proprio facendosi compagna di viaggio attenta e premurosa, non solo attraverso il Parroco, ma soprattutto nella persona di una o più coppie di sposi?

Con queste attenzioni, è partita alcuni anni fa nella nostra Comunità Cristiana, l’esperienza di un itinerario di formazione umana e cristiana per i fidanzati, grazie anche alla sensibilità pastorale del nuovo Parroco.

Un cammino articolato fondamentalmente in tre parti, che ogni anno è venuto ampliandosi, arricchendosi, completandosi, cogliendo i contributi e le varie sensibilità dei partecipanti.

Ogni incontro vorrebbe essere un piccolo tassello che a mano a mano si aggiunge per rendere comprensibile e fare proprio il “progetto sposi”. Una luce che va intensificandosi per illuminare angolature diverse, ma che mette a fuoco una unica realtà: la risposta ad una chiamata per un dono, il matrimonio sacramento. Si cerca di comprendere che il rito si celebra in chiesa il giorno delle nozze, ma il sacramento si attua nella concretezza di ogni giorno e si incarna nella vita di coppia e di famiglia: aiuta con la sua grazia gli sposi a cogliere la dimensione del cammino ed avere la forza per impegnarsi in un “Sì” che va posto all’inizio di ogni nuovo mattino.

 

 

La realtà umana della coppia

È un cammino che nello stile pedagogico di Gesù, parte offrendo alcune riflessioni che si innestano proprio nella realtà umana dei giovani: il loro incontro, l’esser persona e coppia, l’amore, il fidanzamento, la corporeità, la sessualità, le problematiche affettive. Per cogliere come l’essersi incontrati e il condividere una esperienza così grande e coinvolgente, dovrebbe farli sentire già parte di un progetto, di una vocazione cui sono chiamati oggi come fidanzati, domani come sposi e genitori. Un progetto però che chiede di esser scoperto, capito e accettato, fatto proprio e che ha in sé un dinamismo, per cui li vuole uomini e donne in cammino.

È un cammino che stimola ad una crescita continua dal punto di vista umano; nella gioia e nella fatica di conoscersi a livello personale e di coppia: senza avere mai la pretesa di possedere l’altro che è, e resterà “mistero”,  al quale saper riconoscere sempre la possibilità e la capacità di migliorare.

C’è lo sforzo di cogliere insieme quanto sia importante l’esperienza presente e l’essere consapevoli della propria identità e maturità umana, perché Gesù viene loro incontro e si coinvolge come amico nell’amarsi di ogni giorno, nell’aiutarsi reciproco a sviluppare al meglio i carismi, le qualità e imparando a ridimensionare i propri difetti nell’accettazione dei propri limiti.

 

 

Verifica di fede in Cristo e nella Chiesa

È nella seconda parte che la proposta di fede, pur sottesa nei primi incontri, viene offerta come stile di vita. Come possibilità di vivere in pienezza il rapporto tra fidanzati e in prospettiva quello sponsale. Così si fa strada l’idea che la celebrazione del Matrimonio Sacramento diventa la specificazione della vocazione battesimale, diventa la scelta di uno stile particolare di vita ai fratelli. Questa responsabilità è evidenziata tra l’altro, con una serata dedicata ad un confronto vocazionale: una Tavola rotonda alla quale partecipano due Diaconi e due Suore; persone che hanno scelto di vivere l’amore non con un Tu particolare, ma facendosi prossimo nel servizio a tanti fratelli.

La riteniamo una delle serate più provocatorie e stimolanti, perché è l’opportunità, forse l’unica per alcuni, di ascoltare e cogliere, attraverso la trepidazione del racconto delle varie chiamate, qual’è lo stile, l’amore, l’attenzione, l’insistenza con cui il Signore chiama ad essere “segno” del Suo Amore.

Nessuno toglie alla vita le difficoltà, i momenti di crisi, quelli della prova, ma condividendoli con il Signore, s’impara a dare senso alla vita e a quanto essa porta in dono.

 

 

Apertura alla Comunità

La terza parte vuol essere un aiuto nel concretizzare verso la Comunità Cristiana e il mondo civile il proprio progetto di vita coniugale che va via maturando attraverso gli incontri settimanali tra Ottobre e Maggio.

Non sempre è facile far risvegliare la consapevolezza di un’appartenenza che una volta scoperta fa nascere la logica della corresponsabilità.

Il comprendere come il progetto che gli sposi sono chiamati a realizzare in coppia, chieda anche una crescita nella fede che non può esaurirsi all’interno di un rapporto a due, ma sfocia nell’apertura alla Comunità Cristiana.

Essa infatti è l’altro referente della vita coniugale, per essa gli sposi sono testimoni di uno stile familiare, di un rapportarsi nell’amore e nella condivisione, di una fecondità fisica e spirituale.

Nel contempo la Comunità Cristiana è il luogo dove gli sposi sono chiamati a spendere la loro vita e ad incontrare testimonianze concrete. Si cerca di trasmettere questi contenuti innanzitutto attraverso l’incontro con coppie impegnate a vario titolo in Parrocchia o nelle Istituzioni e con la partecipazione ad una Eucaristia comunitaria, nella Festa della Sacra Famiglia, alla quale sono invitate le coppie sposate nell’anno oltre ai fidanzati dell’itinerario. E la presentazione del gruppo fidanzati alla Comunità e l’accoglienza del dono e della speranza che esso rappresenta.

Gli ultimi incontri sviluppano il futuro della coppia aiutando i fidanzati a scoprire la ministerialità e il senso della spiritualità coniugale, l’importanza di educarsi per educare.

L’impegno dell’educazione non si improvvisa quando nascono i figli, è una mentalità da acquisire. E importante capire come l’educazione non sia riempire un sacco vuoto con un insieme di norme e comportamenti, ma un rapporto vivo in cui il genitore comunica se stesso al figlio rendendo ragione della propria vita. Spetta ai genitori farsi compagni di viaggio del proprio figlio, poiché solo un ascolto attento aiuta a comprendere ciò che accade.

In questa prospettiva ben s’inserisce l’incontro con una coppia, attiva in un consultorio familiare, cui sono invitati fidanzati e genitori per uno scambio di idee alfine di cogliere quali condizionamenti possano essere trasmessi dalla famiglia d’origine, relativamente all’educazione.

È un itinerario articolato quello che i fidanzati sono invitati a percorrere nella nostra Comunità Cristiana, l’esperienza ci dice che all’inizio si è un po’ perplessi, fa un po’ paura, ma un po’ alla volta ci si lascia coinvolgere. Il clima di famiglia che le coppie animatrici cercano di creare nella costante attenzione al diverso, mettendo ciascuno a proprio agio, stimola le coppie ad interrogarsi sulla grandezza della propria esperienza e a cogliere come dono le varie tappe di questo cammino.