N.04
Luglio/Agosto 1992

Gli operai e la messe

Recenti studi[1] hanno messo in luce la “crisi” vocazionale della chiesa italiana. Le nuove ordinazioni sono in calo, o comunque insufficienti a coprire il decremento dovuto alla mortalità, l’invecchiamento riduce la disponibilità reale delle forze ancora presenti, fatica ad affermarsi un laicato che sappia efficacemente subentrare in taluni ruoli ecclesiali finora affidati al clero o a religiosi/e. Il quadro che si delinea è veramente poco entusiasmante, ma prima di giungere a conclusioni affrettate sarà bene rileggere con maggior attenzione i dati.

In primo luogo sarà bene dire quali dati, perché le fonti statistiche ecclesiastiche necessitano di una peculiare attenzione. Nella tab.1 si è effettuato un confronto tra i dati forniti da tre istituzioni ecclesiastiche: l’ufficio statistico della S. Sede che cura la pubblicazione dell’Annuarium statisticum ecclesiae, il rilevamento che annualmente compie la Congregazione per l’educazione cattolica e le elaborazioni condotte da alcuni autori sull’Annuario pontificio. Le differenze non sono di poco conto, e mentre i dati dell’Annuarium che offrono una maggior sicurezza per le modalità del rilevamento, sono disponibili solo in forma aggregata a livello nazionale, quelli invece della Congregazione per l’educazione cattolica sono forniti disaggregati per diocesi e permettono una più dettagliata analisi delle realtà territoriali.

 

 

Il clero

Nel 1989 l’Annuarium dava presenti in Italia 38.762 sacerdoti diocesani, pari al 15,2% del clero mondiale (mentre i battezzati italiani sono il 6,2% della cattolicità). Avevamo quindi 1 sacerdote ogni 1.453 battezzati (in Francia se ne aveva 1 ogni 1.853 ed in Polonia 1 ogni 2.017). Il clero presente (38.762 unità) copre tutte le parrocchie italiane (25.824) con un’ulteriore disponibilità di 12.938 unità.

La relativa abbondanza è insidiata da un calo costante. Se analizziamo la serie storica del periodo 1881-1981 ci accorgiamo che il clero è passato da 84.834 unità a 40.256 (con un calo di 44.578 sacerdoti, pari al 52,5%). Tale tendenza di lungo periodo aveva conosciuto una relativa stasi tra il 1946 ed il 1964, per cui l’accentuarsi della tendenza negli anni a noi più vicini ha accentuato il peso “psicologico” della diminuzione.

Vi è poi una sfasatura territoriale (tab. 2) nella quale si evidenzia una maggior concentrazione del clero nelle regioni del nord Italia. È una sfasatura che si accentua ulteriormente a livello diocesano. Si va da 1 sacerdote ogni 3.991 battezzati di Palermo (dato riferito al 1991) a Bergamo con 1 prete ogni 869 cristiani.

Ma il fattore che attualmente incide più direttamente sulle modalità di presenza del clero nella società italiana è quello dell’età. Mancano dati precisi sulla distribuzione per età del clero italiano, ma dalle indicazioni parziali è possibile stimare intorno al 40% la quota di preti con più di sessanta anni. L’avanzare dell’età rende meno flessibili sia sul piano pastorale come nell’impegno di formazione culturale. Certo vi è il vantaggio di una maggiore esperienza spirituale e di una forte testimonianza di vita. Tuttavia l’invecchiamento delinea un quadro nel quale prevalgono più le difficoltà che gli aspetti positivi.

 

 

Nuove vocazioni ed ordinazioni

Dopo il rapido calo nelle ordinazioni che ha segnato la fine degli anni sessanta e i primi settanta, si è avuta una stabilizzazione intorno alle 450/500 nuove ordinazioni. Più che di riprese si dovrebbe parlare di stazionarietà.

Certamente il discorso vocazionale non deve essere limitato al clero diocesano, andrebbe integrato sia con le vocazioni di speciale consacrazione sia con quelle che si esprimono all’interno di movimenti e gruppi. Può darsi, infatti, che si debba parlare non tanto di mancanza di risposta vocazionale quanto di diverso orientamento delle scelte vocazionali.

Tuttavia, comunque si ponga il problema, rimane che per l’oggi, e ragionevolmente anche per i prossimi anni, persisterà la diminuzione del clero diocesano.

 

 

Osservazioni conclusive

La pur sommaria esposizione dei dati mi pare metta in luce alcuni punti sui quali far convergere la riflessione.

1. Quale è il clero necessario? Se noi prendiamo come punto di riferimento i battezzati ci accorgiamo di un carico pastorale di crescita. Ma l’insieme dei battezzati costituisce l’orizzonte teorico della cattolicità italiana, un’area dalla quale proviene la richiesta di un limitato numero di “servizi” religiosi.

Se invece consideriamo come più diretti interlocutori i frequentanti la liturgia domenicale (ottimisticamente stimabile in un 30% dei battezzati) arriviamo ad un carico pastorale di circa 500 fedeli per sacerdote, e se anche prendiamo solo il clero con meno di 60 anni arriviamo a circa 700 cattolici per sacerdote.

Certo vi è la sollecitazione per l’evangelizzazione, non si possono lasciar cadere le sfide che vengono alla fede dall’odierna società italiana, ma allora si tratta di pensare ad un nuovo modo d’agire del clero. Le attuali strutture ecclesiali garantiscono più la presenza sul territorio e meno sollecitano all’azione evangelizzatrice.

2 Quali le attese della società italiana nei confronti del clero? Dal clero non ci si aspetta solo l’annuncio della Parola, ma ci si attende che sia uomo capace di ascolto, animatore di opere socialmente utili, ecc. Verso queste attività c’è consenso sociale, ma è proprio questo il ruolo del prete?

3. Quale lettura dare della crisi vocazionale? Se crediamo che il Signore agisce nella storia allora dobbiamo operare un discernimento spirituale sulla situazione di povertà vocazionale che oggi viviamo.

Ma la vocazione è mediata da figure “esemplari” le quali comunicano un ideale incarnato, e allora dobbiamo chiederci: quale è l’immagine che di sé il clero comunica alla società italiana?

 

tab. 1. Sacerdoti diocesani. Confronto tra le diverse modalità di compito, e fonte di rilevamento

 

1) Include Sac. diocesani incardinati e Sac. extradiocesani operanti nelle diocesi italiane.

2) Elaborazione in F. Garelli, Religione di chiesa in Italia, Bologna, Il Mulino, 1991, pp. 182-183.

3) Elaborazione in G. Brunetta, “L’età del clero diocesano”, Rivista del clero italiano, 1, 1983, p. 55.

4) Rileva i sacerdoti diocesani incardinati e residenti in diocesi, esclusi quelli di rito orientale e missionario.

 

tab. 2. Cattolici, clero, seminaristi, ordinazioni, ripartiti per area geografica.

 

Fonte: Congregazione per l’educazione cattolica. Valori %. Dati al 31/12/1990.

 

 

 

 

 

 Note

[1] Si vedano gli articoli di F. Garelli e G. Brunetta in Polis, 3, 1991 e F. Garelli, Religione e chiesa in Italia, Bologna, Il Mulino, 1991.