N.06
Novembre/Dicembre 1992

La preghiera per le vocazioni, oggi

Il rinnovamento della pastorale vocazionale, così come si è sviluppato progressivamente in questi anni, ha contribuito ad approfondire di pari passo il posto essenziale della preghiera nell’ambito della medesima pastorale. La preghiera per le vocazioni viene indicata non come una responsabilità aggiunta alla vita della Chiesa, ma come sviluppo di questa vita. Per indicare questa realtà il magistero ufficiale adopera le espressioni più diverse. La preghiera è definita “primo dovere[1], insostituibile servizio”[2], parte essenziale della divina economia”[3], dovere grave e responsabile[4], “l’impegno più alto e più sacro[5], prima forma di collaborazione[6], mezzo essenziale[7], la più comune e consistente caratteristica[8], cardine di tutta la pastorale vocazionale[9], e simili.

In questo scritto vengono trattati in forma sintetica tre punti. Il primo punto cerca di rispondere al seguente interrogativo: quali sono gl’interventi autorevoli e le fasi principali che ci aiutano a capire più in profondità il cammino fatto dalla Chiesa? Il secondo punto tocca gli aspetti teologici e gli orientamenti dottrinali che nella maturazione odierna vengono posti a fondamento della necessità della preghiera per le vocazioni. Il terzo punto presenta le scelte pastorali che ne conseguono.

 

 

 

Sviluppi postconciliari

 

a) Prima del Vaticano II

Non vi è dubbio che nella tradizione della Chiesa sia sempre esistita la preghiera per la fedeltà e la santificazione dei sacerdoti e degli altri ministri, come si può osservare dagli scritti dei Padri e dalla storia della liturgia. Forse si è trattato di una preghiera allo stato iniziale, limitata nelle persone e nei contenuti e non sufficientemente fondata sotto l’aspetto biblico-teologico. Da oltre cento anni tuttavia essa si è affermata gradualmente un po’ dovunque non solo a livello carismatico per opera soprattutto di Annibale Maria di Francia[10], ma anche con il contributo particolare delle Opere delle Vocazioni, avviate inizialmente in Francia fin dal 1867 e sviluppatesi successivamente anche in altri Paesi[11]. Prima del Concilio non sono mancati interventi di Sommi Pontefici che hanno esortato a pregare per le nuove vocazioni partendo dal testo biblico di Mt 9,37-38 e di Lc 10,2. Basti ricordare il magistero di Pio XI[12], di Pio XII[13] e di Giovanni XXIII[14].

 

b) Il contributo del Concilio

Il Vaticano II è stato il primo Concilio Ecumenico che si è occupato espressamente del problema vocazionale nei suoi diversi aspetti. L’Optatam totius, enumerando i modi con cui il popolo cristiano è chiamato alla fattiva collaborazione nell’incremento delle vocazioni sottolinea l’“instans oratio”. Al riguardo osserviamo che non corrisponde alla mente del Concilio la traduzione del termine latino “instans” con l’aggettivo italiano “fervente”, come di fatto è avvenuto in quasi tutte le traduzioni italiane del testo citato. Gli studiosi di lingua latina rendono la parola “instans” con: “insistente, urgente, stringente, incalzante, incessante, persistente, pressante”[15]. Come si vede vi è una maggiore pregnanza di significati riferiti alla preghiera vocazionale che ritornano nei vari documenti del magistero. Va tenuto presente tuttavia l’insieme della dottrina conciliare, che ha riaffermato in vari testi il primato della grazia in tutto ciò che riguarda le vocazioni[16].

 

c) La Giornata Mondiale e il magistero di Paolo VI e di Giovanni Paolo II.

Nel cammino che stiamo riportando un avvenimento di grande rilievo è costituito indubbiamente dall’istituzione della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, fatta da Paolo VI il 23 gennaio 1964, a soli sette mesi dalla sua elezione, mentre si stava celebrando ancora il Vaticano II. L’iniziativa del Papa era stata preparata in qualche modo da tutto il movimento spirituale precedente[17] e ne costituisce il coronamento.

La S. Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi, in data 18 gennaio 1964, aveva espresso il vivo desiderio a Paolo VI di voler istituire una “Giornata Mondiale per le Vocazioni”[18].

Il 23 gennaio dello stesso mese Paolo VI, tramite il Segretario di Stato, rispose positivamente alla richiesta. Pose però alcune clausole, la più importante delle quali fu che la Giornata venisse denominata ufficialmente “Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni”[19]. Il Papa volle così indicare il carattere spirituale della Giornata, legata cioè alla preghiera.

La prima Giornata Mondiale venne celebrata il 12 aprile 1964. Il primo messaggio pontificio iniziava con il versetto di Mt 9,38 “Pregate il padrone della messe, affinché mandi operai per la sua Chiesa”, e terminava con una bellissima preghiera ripetuta ancora oggi in tutte le parti del mondo[20].

In un primo momento l’evento, anche se carico di senso teologico, non ebbe grande risonanza. Progressivamente la Giornata ha contribuito e sta contribuendo a sviluppare una nuova coscienza in molte Chiese locali e sta divenendo il momento culminante di tutto il servizio vocazionale, secondo i desideri di Paolo VI. Considerevole è stato l’apporto dei Messaggi annuali prima di Paolo VI e poi di Giovanni Paolo II. Vi si trova delineata in tutti i modi non solo la dottrina delle vocazioni, ma soprattutto la preghiera che deve animare tutto il servizio vocazionale della Chiesa[21].

 

d) I Congressi Internazionali organizzati dalla Santa Sede.

Per attuare le direttive del Concilio, la Santa Sede ha promosso in un primo momento l’elaborazione dei Piani Nazionali per le vocazioni, oggetto di studio del Primo Congresso Internazionale (svoltosi in Vaticano nel 1973); successivamente ha richiesto anche i Piani Diocesani studiati nel Secondo Congresso Internazionale dal 10 al 16 maggio 1981[22]. Con l’elaborazione dei Piani si realizza, per così dire, il fatto nuovo di far assumere ufficialmente dalle chiese particolari la preghiera come elemento dinamico di tutta la pastorale vocazionale. Questo fatto ha avuto la propria risonanza nei due Congressi citati. Il Documento finale del Congresso 1973 si afferma chiaramente che “senza preghiera abituale, insistente, fiduciosa, non esiste vera pastorale delle vocazioni; da parte sua il Congresso 1981 ha impostato tutti i suoi lavori e le sue conclusioni sulla preghiera, “anima di tutto l’apostolato vocazionale[23].

 

e) I tre documenti autorevoli ai quali riferirsi oggi

Non c’è documento vocazionale che non tratti della preghiera almeno in forma assertiva. Tuttavia tra i numerosi interventi del magistero, meritano una particolare segnalazione tre testi dai quali è possibile determinare con grande precisione il grado di maturazione e di consapevolezza dell’intimo rapporto preghiera-vocazione.

Richiamiamo l’attenzione anzitutto sul Documento Conclusivo del Secondo Congresso Internazionale, considerato a ragione la “magna charta” dell’attuale pastorale vocazionale nella Chiesa universale. È un testo che dopo un decennio conserva tutta la sua validità ed ha una grande sistemazione organica fondata sulla preghiera e su una “forte e costante ispirazione di fede” da parte della Chiesa[24].

L’altro documento di cui parliamo è stato pubblicato il 6 gennaio 1992 dalla Pontificia Opera delle Vocazioni a cura della Congregazione per l’Educazione Cattolica e quella per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di vita apostolica, con il titolo: Sviluppi della Pastorale delle vocazioni nelle Chiese particolari. Il testo è una sintesi delle risposte e delle relazioni pervenute alle due Congregazioni[25].

Il terzo documento che vogliamo segnalare, pubblicato il 25 marzo 1992, è l’Esortazione Apostolica Post-Sinodale Pastores dabo vobis di Giovanni Paolo II circa la formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali[26]. Il paragrafo 38 sottolinea con precisione e chiarezza i vari aspetti della preghiera comandata dal Vangelo, definita “cardine di tutta la pastorale vocazionale”.

In questi tre testi possiamo trovare tutti gli elementi di carattere teologico e pastorale cui accenniamo brevemente nei punti seguenti.

 

 

 

 

Aspetti dottrinali

 

Quali sono gli elementi teologici che ricorrono più frequentemente oggi per giustificare lo stretto rapporto preghiera-vocazione? In proposito possiamo osservare che in questi anni, nonostante i notevoli progressi rilevabili nel magistero e nelle ricerche degli studiosi, non siamo giunti tuttora ad avere una sintesi teologica completa ed esauriente di tale verità. I punti essenziali dell’attuale processo di approfondimento sul tema in oggetto possono essere ridotti schematicamente ai seguenti.

 

a) Riscoperta del messaggio biblico

Si avverte l’esigenza che il testo di Mt 9,37-38 e di Lc 10,2, ricorrente continuamente tutte le volte che si vuole comprovare questa verità, venga meglio approfondito in se stesso e nell’insieme della Bibbia. È il famoso comando di Gesù di pregare il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe. “Una volta che lo studio esegetico si è sforzato di determinare il senso delle parole di Gesù, occorre ricercare la luce che esse apportano non soltanto sul nostro comportamento pratico, ma su Dio stesso[27]. L’esempio di Cristo viene richiamato frequentemente nei testi. Ad es. il Documento Conclusivo del Secondo Congresso afferma che il comando di pregare per tale scopo “si comprende in tutto il suo valore alla luce dell’esempio e dell’insegnamento del Signore”[28].

 

b) La natura stessa della vocazione

La chiamata di Dio si colloca sul piano della gratuità e del mistero. “La preghiera è valore primario ed essenziale in ciò che riguarda la vocazione”[29]. Pregando per le vocazioni, la Chiesa, “mentre ne avverte tutta l’urgenza della sua vita e per la sua missione, riconosce che esse sono un dono di Dio e, come tali, sono da invocarsi con una supplica incessante e fiduciosa”[30]. È una preghiera efficace ed è “esaudita dal Padre, perché corrisponde alle esigenze fondamentali della Chiesa per la venuta del Regno”[31].

 

c) La corresponsabilità della Chiesa

Dalle vocazioni dipende l’avvenire stesso della Chiesa. Il dovere della preghiera per le vocazioni rientra nel disegno divino di salvezza universale, che si attua anche con la nostra cooperazione. “La preghiera non riguarda solo il sorgere di nuove chiamate, ma comprende tutte le necessità della Chiesa in ordine alla vita consacrata: qualità delle vocazioni, verità secondo i doni dello Spirito, fecondità apostolica, perseveranza”[32].

 

d) Stretta connessione della preghiera con tutti gli altri aspetti teologici della vocazione

È sufficiente ripercorrere i Messaggi Pontifici per la Giornata Mondiale dal 1964 in poi per rilevare l’inscindibilità della preghiera con tutte le verità vocazionali: il disegno di Dio, la missione di Cristo, la funzione mediatrice della Chiesa, la specificità delle diverse vocazioni, la testimonianza, la catechesi, ecc.

 

 

 

Alcune conseguenze di carattere pastorale 

 

a) Nuova coscienza

La consapevolezza della priorità della preghiera per le vocazioni contribuisce ad un effettivo rinnovamento della medesima pastorale vocazionale e crea nei singoli e nelle comunità una nuova coscienza circa le proprie responsabilità di fronte ai bisogni del Regno e provoca generosità e disponibilità.

 

b) Impegno costante di tutta la Chiesa

Ecco come sintetizza questo punto Giovanni Paolo II: “Questa preghiera, cardine di tutta la pastorale vocazionale, deve impegnare non solo i singoli ma anche le intere comunità ecclesiali… Oggi l’attesa orante di nuove vocazioni deve diventare sempre più un’abitudine costante e largamente condivisa nell’intera comunità cristiana e in ogni realtà ecclesiale”[33]. Il citato Documento Conclusivo vuole che la Chiesa sia “in stato di preghiera” per le vocazioni[34].

 

c) Il significato della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

Fin dalla sua istituzione da parte di Paolo VI, si è voluto che tale celebrazione non fosse un avvenimento isolato, fine a se stesso, ma che costituisse una pubblica testimonianza della comunità in preghiera e rappresentasse “l’espressione culminante di una preghiera abituale”[35].

 

d) Discernimento vocazionale

Si richiede non solo una preghiera di domanda e di impetrazione, ma anche di adesione al progetto di Dio e di libera adesione alla sua chiamata. La preghiera crea le condizioni favorevoli per rispondere generosamente anche alle scelte più impegnative[36].

 

e) La presenza di Maria

Tutti i testi vocazionali richiamano l’attenzione su Maria, come modello e madre di tutte le vocazioni. “L’intercessione e l’esemplarità della Vergine sono realtà fondamentali per ogni vocazione”[37].

 

f) La liturgia, scuola permanente per il cammino vocazionale

“La pastorale delle vocazioni promuove questa educazione alla preghiera, dedicando particolare cura ai giovani”[38]. Particolare rilievo deve essere data all’Eucaristia “sorgente del sacerdozio ministeriale, fonte e culmine di tutta la vita cristiana e di ogni consacrazione totale alla causa del Vangelo”[39].

 

g) Preghiera e ministero della chiamata

La preghiera deve condurre i pastori al coraggio della proposta vocazionale. “Cristo, che ha comandato di pregare per gli operai della messe, li ha anche personalmente chiamati”[40].

 

h) Valorizzazione della sofferenza

La preghiera per le vocazioni, unita al dono prezioso del sacrificio è potenziale straordinario. Gli ammalati, gli anziani e i sofferenti non si sentiranno inutili collaborando come possono per l’avvento del Regno di Dio[41].

 

i) Superamento di atteggiamenti errati

L’insistenza del magistero sulla preghiera è un richiamo per tutti a tenere desto l’elemento divino della vocazione, evitando rischi e atteggiamenti negativi quali: l’efficientismo, il disimpegno, l’automatismo e la strumentalizzazione della preghiera, il naturalismo, il tecnicismo, ed altri simili. Tutti i centri unitari, gli organismi istituiti allo scopo non possono e non devono sostituirsi al dinamismo della grazia sviluppato dalla preghiera. Senza di essa si potranno creare servizi umanamente perfetti, ma con risultati vocazionali deludenti. Paolo VI ha ricordato agli stessi animatori vocazionali di non essere semplici burocrati, ma di vivificare il loro servizio con la preghiera continua[42].

 

j) Ricchezza di iniziative e di esperienze di spiritualità

Si moltiplicano in tutte le parti del mondo, legate o meno alla Giornata Mondiale. Non è possibile farne un elenco. Va ricordato l’avvertimento del II Congresso Internazionale: “Ogni iniziativa di preghiera, liturgica, comunitaria, personale, ha valore di preghiera in atto, e allo stesso tempo diviene scuola di preghiera”[43].

 

 

 

 

Conclusione

 

Leggendo queste pagine, qualche lettore potrà avere l’impressione di veder descritta una situazione a livelli ottimali su questo punto. Non si può negare che la collocazione della preghiera al centro della pastorale vocazionale stia aiutando le comunità cristiane a un impegno più credibile sul piano della fede.

Nello stesso tempo si rileva una certa dissonanza tra la ricchezza del magistero e la vita pratica delle chiese particolari. Anche oggi non mancano comunità nelle quali la preghiera per le vocazioni è mal compresa o relegata ai margini della vita dei singoli e delle comunità, o ridotta alla ripetizione meccanica di formule.

Anche oggi si avverte sul piano dottrinale un maggiore approfondimento del rapporto preghiera-vocazioni nei suoi vari aspetti: biblico, teologico, pastorale, liturgico, spirituale; sul piano strettamente pastorale l’assimilazione delle direttive del magistero. È un cammino che deve continuare.

 

 

 

 

 

 

 

Note

[1] Paolo VI, Summi Dei Verbum, 12.

[2] Giovanni Paolo II, 21a GMPV, 1984.

[3] Paolo VI, 6 a GMPV, 1967. 

[4] Paolo VI, 1 a GMPV, 1964.

[5] Paolo VI, 8 a GMPV, 1971.

[6] Giovanni Paolo II, 1978.

[7] DC 23. 

[8] SPV 47.

[9] PDV 38.

[10] Beatificato il 7/10/1990 da Giovanni Paolo II e da lui definito “autentico anticipatore e zelante maestro della moderna pastorale vocazionale”, L’Osservatore Rm. 8-9 ott. 1990. 

[11] R. Izard, Sviluppi recenti nella pastorale vocazionale in Congreg. Seminari, 1962, Le vocazioni ecclesiastiche nel mondo moderno, pp. 122-135.

[12] Ad catholici sacerdoti, 20/12/1935, aas 28 (1935), pp. 37-52.

[13] Menti nostrae, 23/9/1950, AAS 42 (1950) pp. 617-702. 

[14] Discorsi e messaggi, Poliglotta Vaticana, IV, pp. 591-92. 

[15] Cfr. F. Calonghi, Dizionario Latino-Italiano, col. 1439. 

[16] Cfr. LG 4; 12. PC 1. AG 23. PO 11.

[17] Cfr. Seminarium 1/1962, p. 105; 2/1962, pp. 333-337. 

[18] Lettera pos. 2000/63.

[19] Segreteria di Stato, n. 13971

[20] Messaggi per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, ed. Rogate 1982, pp. 25-27.

[21] SPV 48.

[22] Cfr. Seminarium 1982, 3-4. 

[23] DC 6; 14; 19; 23; 24. 

[24] Cfr.  Seminarium 1982, 3-4. 

[25] SPV 47-51.

[26] PDV 38.

[27] J. Galot, in Parola di Dio Preghiera e Vocazione, Rogate, p. 81.

[28] DC 14.

[29] Ib.

[30] PDV 38.

[31] DC 14.

[32] DC 23.

[33] PDV 38.

[34] DC 14.

[35] PAOLO VI, 7 a GMPV, 1970. 

[36] PDV 38. Cfr. DC 24.

[37] SPV 49.

[38] DC 24.

[39] DC 19.

[40] Giovanni Paolo II , 16 a GMPV 1979.

[41] SPV 47.

[42] PAOLO VI, 1977. 

[43] DC 24.