La preghiera dei giovani per le vocazioni
Qualcosa non va in tema di Preghiera “per” le vocazioni? Oggi le preghiere per le vocazioni sono in aumento, almeno di quantità. I risultati non lo sono altrettanto. Gli operai della messe continuano a scarseggiare. Quanti presbiteri declinano e quante comunità religiose si stanno spegnendo “pregando” e facendo pregare.
Che cosa non va?
Qualcuno mi ha rivolto la domanda: perché? Ma non assicura il Signore le giuste risposte al “Pregate il padrone della messe”?
Forse l’esegesi dei significati e dei consigli del testo del Vangelo non deve essere solo teologica né solo liturgica, ma anche pastorale e pedagogica? Deve essere elaborata tenendo presente con stretto realismo la dinamica progressiva dell’evento vocazionale.
A monte bisogna partire da riferimenti di contesto. La preghiera per le vocazioni deve far parte di un radicale rinnovamento, fino alla rifondazione delle identità e delle comunità, se risulta necessaria. Chi prega deve alzare parole e domande a Dio, ma deve poi ascoltare le risposte e metterle in pratica, anche se impegnano a grandi cambiamenti e conversioni.
La storia della vocazione è storia di preghiera. Cammino di preghiera, preghiera in cammino. Le due strutture devono fondersi in buona armonia. Quale cammino deve percorre la preghiera per le vocazioni, delle vocazioni? Quale preghiera deve accompagnare, animare, alimentare, fecondare il cammino vocazionale?
Forse non basta partire dalla dottrina generica della preghiera, dalla sua teologia, spiritualità, pastorale comune. Forse bisogna partire anche dai giovani e dal vissuto reale del loro cammino di vocazione. Poi proseguire adeguando la preghiera, contenuti e modi, analiticamente e ben diversificata, all’andamento reale dei processi di sboccio, crescita, decisione, crisi, discernimento, maturazione. La giusta preghiera deve investire tutti gli elementi di contenuto, valore, motivo, tutti i momenti di giudizio, scelta, crisi, perseveranza e decisione.
Così si riesce a considerare la preghiera come è per sé, ma anche come può essere elaborata per diventare per i giovani esperienza e itinerario vocazionale, mezzo valido ed efficace, via idonea per delineare processi, per alimentarli di conoscenza, di amore, di attrattiva, di doverosità, di convincimento e adesione, per dinamicizzarli e renderli vincenti, fondendo natura, libertà e grazia.
Insomma i contesti e le forme della preghiera per le vocazioni sono altrettanto importanti che i contenuti, soprattutto trattandosi di giovani.
Camminare pregando, pregare camminando
La preghiera vocazionale dei giovani dovrebbe percorrere un itinerario costruttivo, progressivo, completo, generatore del fenomeno “vocazione”.
La preghiera parte sempre e solo dalla ricerca personale, dalla invocazione profonda, dalla tensione di occhio, orecchio, mente, cuore e mano, aperti a un impegno passivo-attivo fatto di desiderio, pronto alla ricezione, alla risposta, al dialogo. “Dal profondo ho chiamato a te Signore”. “Dall’aurora ti cerco. Come terra arida, senz’acqua”. “Il tuo volto ho cercato, Signore”. Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi?”.
La preghiera diventa vocazionale quando la ricerca e l’invocazione si svolgono attorno al senso, al progetto, all’orientamento, all’impegno della vita dentro di sé, per gli altri, nella Chiesa, per il Signore. “Maestro, dove abiti?” “Signore che vuoi che io faccia?”. “Che devo fare per avere la vita eterna?”.
La prima preghiera vocazionale sgorga come invocazione per risolvere per sé o per altri vuoti sofferti o pienezze prementi. A volte sapendo già il nome di Dio da invocare. Altre volte è invocazione implicita, esistenziale, affettiva, sentita, ma non ancora parlata e definita.
Magari percorre diverse vie di maturazione, anche tra illusioni e delusioni, ricerche, prove, fallimenti, superamenti. Fino a quando il volto e il nome di Dio, le sue offerte si delineano e si definiscono. Trovano luoghi, tempi, modi di incontro.
Così la preghiera incomincia a farsi incontro vivo e interpersonale, frequentazione di esperienza interpersonale, di studio, di riflessione, di approfondimento di conoscenza e di amicizia.
Nell’incontro la preghiera si fa intimità, crescente e sempre più larga e profonda, scambio e fusione di persone e di esperienze, di sentimenti. Pregare è sempre dialogare con Dio, contemplando, ammirando, amando, lodando, glorificando, compiacendosi, sviluppando vive relazioni.
L’intimità si fa confidenza affettiva e dinamica. La confidenza da parte di Dio genera comunicazione di confidenze, da parte del giovane genera accoglienza delle confidenze di Dio e tentativo di esprimerne di proprie. Il Signore rivela e confida se stesso, la propria vita, le proprie “cause”, la propria azione, i propri progetti di amore, eterni, attuali, locali, personali. Il giovane ormai riesce ad aprire le profondità del proprio cuore al Signore. Le vite si fondono nelle confidenze.
Questa preghiera vocazionale dei giovani è biblica nel riferimento immediato, narrativa e meditativa di quello che è stata la storia di Dio, di quello che continua ad essere, di quello che sarà, insieme per conoscere, per interpretare, per collocarsi, per coinvolgersi. È ecclesiale, sviluppandosi entro il Mistero divino e umano, insieme spirituale e concreto, del Popolo di Dio davanti a Dio e nel Mondo per il Mondo. È storica, capace di spaziare lungo l’arco dei secoli e attraverso l’estensione geografica. È esistenziale perché impastata di temi e situazioni della vita umana di tutti e personale, quotidiana, eccezionale. È comunitaria, condivisa e potenziata nel vivo dei gruppi e movimenti adulti, totali, giovanili, consacrati.
La preghiera nel cammino di concretezza si popola di situazioni e di voci. “Voci” di Dio che comunica e chiama alla comunione e alla collaborazione. “Voci” di Chiesa che chiama a vite mature, attive. “Voci” di mondo e di genti che chiamano perdoni di pane, di progresso, di libertà, di amore, di fede, di perdono, di salvezza. “Voci” di amici già chiamati e mandati che invocano aiuto, continuità, ringiovanimento, sviluppo.
Per i giovani la preghiera diventa vocazionale quando li immette negli orizzonti veri e vivi della Fede in Dio. Fede piena di Vita, di Amore, sorgente di Speranze, Valori e Motivi di Missione.
La preghiera vocazionale dei giovani si fa coinvolgimento dentro appartenenze che definiscono identità e progettano partecipazioni cariche di vita, di invito, di chiarezza e forza. Coinvolgimento unitario, complesso. Mentale. Genera e sviluppa una percezione dove Dio, le sua chiamate e le sua missioni hanno significato, senso, progetto, sostegno. Affettivo. Perché la vitalità trova massima affermazione e salvezza. Morale. Perché è sommo il contenuto di valore, progetto e norma. Consapevole. Pensiero che assorbe, espande e scambia amore. Preoccupata. Con volontà di fini e di mezzi, di condizioni e di azione.
Un itinerario di preghiera e vocazione
In quelli che il Padre chiama la preghiera si sviluppa lungo un itinerario decisivo in dialogo di libertà e grazia. So, capisco, valuto, amo, devo, voglio fini e mezzi, agisco, rispondo e seguo, parto.
La preghiera vocazionale dei giovani è costituita di conoscenza esplorativa e comprensiva. È preghiera di percezione dei valori di vita che le realtà divine e umane delle offerte e chiamate vocazionali e missionarie contengono, con loro assolutezza oggettiva, per tutti quelli che vi aderiscono, ora e qui per me.
La preghiera si fa amore. Per l’incontro di oggetti amabili, suscitatori di dinamismi di interessamento, di reazione piena di passione, di compassione, di adesione e unione, di comunione, di dedizione.
Ora la preghiera vocazionale dei giovani si fa caldo e forte dovere. Non dovere di una risposta vocazionale razionale, aridamente etica. Devo perché amo. Amo, perciò devo. So che posso, so che è necessario, urgente, ed entro in tensione personale.
La preghiera si fa dovere
Oggi il dovere vocazionale è fuori moda. Pochi hanno il coraggio di proporlo, o lo fanno in maniera maldestra. O corrono rischi di plagio.
La preghiera giovanile per le vocazioni deve essere fatta di chiarezza percettiva delle realtà, dei valori di vita messi in giuoco. Di conoscenza e condivisione dei bisogni degli uomini e delle tensioni dell’amore di Dio per l’intervento e per il dono.
Conoscenza ed esperienza della messe e delle sue condizioni di attesa, con urgenza fatta di dolore e amore, di vita e di morte. Conoscenza del padrone della messe, Dio di perfezione, santità, amore, salvezza. Conoscenza delle necessità e delle forme di questa.
Ma altro contenuto della visione che si chiarifica durante la preghiera è anche il possesso dei talenti necessario per una certa vocazione-missione. Talenti di natura fisica, psicologica, mentale e morale, personali e relazionali, funzionali per forme di vita e di azione. Ma il primo talento che fa da indicatore per discernere la chiamata di Dio e la sua forma, è proprio la presenza della sensibilità, della inclinazione, della intenzione, della libertà spirituale di risposte, di adesione corrispondente. Tutti doni gratuiti di Dio, dello Spirito Santo. Da discernere nella preghiera.
Proprio l’ambito della preghiera profonda permette che tra i poli delle capacità e della visione dei bisogni, scocchi la scintilla della chiamata e della risposta di adesione. Ricordando che non solo gli uomini hanno bisogno di doni, ma anche Dio chiede ai giovani il migliore dono gratuito quando li chiama a dedicarsi intensamente a lui, alla sua conoscenza e meditazione, alla lode della sua gloria, al ringraziamento, alla contemplazione, all’amore, alla riparazione, alla invocazione per tutti i fratelli vicini e lontani.
Due dimensioni della preghiera: personale e ecclesiale
I giovani devono interessarsi alla totalità del Regno, devono pregare perché Dio provveda e operi chiamando altri, devono meritare per altri chiamati. Devono impegnarsi globalmente per i temi e progetti vocazionali e missionari dell’intera chiesa, della gioventù, della chiesa locale. Qualcosa di decisivo potranno sempre fare oggi e domani per le vocazioni speciali.
E devono per la propria vocazione.
Se sono ancora libero, se sono in ricerca e in ascolto, se incontro, vedo necessità e posseggo talenti, allora devo. Devo rispondere e impegnarmi personalmente con la mia risposta vocazionale specifica se, pregando, maturo la certezza che il Padre mi ha eletto, che Gesù mi ha chiamato e accostato a sé, che lo Spirito Santo è disposto a ispirarmi vita e azione, che Maria mi colloca nella sua assistenza e guida, che la Chiesa attende qualcosa di preciso, che il Mondo e i fratelli aspettano. Insomma, pregando maturano la coscienza chiara e forte che tutti contano su di loro.
Tempi e luoghi privilegiati
La preghiera vocazionale, queste preghiere dei giovani per le vocazioni sono innegabilmente legate ad alcuni tempi e luoghi privilegiati: pregare l’Anno liturgico, pregare l’iniziazione e la pratica sacramentale, pregare l’Eucaristia come Cena, Sacrificio, Comunione, Presenza continua, pregare la lettura e la meditazione o contemplazione biblica, pregare la meditazione personale, le celebrazioni vocazionali partecipate con altri, con adulti.