Una preghiera “quasi” incessante per le vocazioni
Quando, nel 1985 è uscito il P.P.V., il nostro CDV si è lasciato interrogare in profondità da quel documento, che è stato studiato dagli animatori, prima singolarmente e poi comunitariamente, negli incontri mensili. Alcune espressioni ci hanno fortemente colpito e ci hanno spinto a rivedere le priorità tra le nostre iniziative. Una di queste espressioni si trova al n. 27: la preghiera è valore primario ed essenziale in ciò che riguarda la vocazione “…non è un mezzo per ricevere le chiamate divine, ma il mezzo essenziale, comandato dal Signore”[1]. La Chiesa particolare, quindi, s’impegna in una preghiera intensa perché non manchino vocazioni di speciale consacrazione… Perciò ogni membro della comunità ecclesiale deve essere educato ad una preghiera incessante… Una preghiera permanente deve inoltre levarsi dalla Chiesa per la fedeltà di coloro che hanno già risposto alla chiamata del Signore[2].
Fino a quel momento avevamo cercato di pregare e promuovere iniziative di preghiera, ma la nostra attenzione principale era rivolta alle iniziative di animazione per aiutare ragazzi e ragazze a percepire la chiamata del Signore.
Il documento dei vescovi ci parlava da preghiera intensa, incessante, permanente. Ci ricordava che tra tutti i mezzi dell’animazione vocazionale quello fondamentale, essenziale, è la preghiera, perché Gesù lo ha “comandato”, senza dimenticare che lui per primo lo ha utilizzato.
Spesso ripetevamo agli altri la richiesta di Gesù: “Pregate il padrone della messe… “, ma probabilmente ci sfuggiva il fatto importante che lui prima di chiedere (mezzo “comandato” dal Signore) ha dato l’esempio, prima di indicare una strada l’ha percorsa. Infatti prima di scegliere gli apostoli ha pregato per una notte intera ed ha pregato non solo in vista della chiamata, ma anche perla perseveranza dei chiamati: “Simone, ho pregato per te, perché non venga meno la tua fede” (Lc 22,31). Ora, se lui ha avuto delle priorità, noi non potevamo averne altre. Questo il P.P.V. ce lo faceva capire chiaramente: occorre pregare prima di chiamare e pregare per i chiamati.
Non è che prima non sapessimo queste cose, ma la preghiera non era al primo posto, forse perché temevamo, magari inconsciamente, che essa potesse diventare una specie di rifugio, di “ultima spiaggia”, alla quale si ricorre quando non si sa più cosa fare, cosa escogitare di nuovo per smuovere l’ambiente.
Ci stavamo chiedendo come concretizzare queste intuizioni quando ci è giunta voce di alcune iniziative, messe in atto da altre Chiese locali, allo scopo di organizzare una preghiera intensa per le vocazioni. In tutte queste esperienze, diverse tra loro nella forma, e magari anche nella denominazione, abbiamo riscontrato lo stesso obiettivo di fondo: giungere ad una preghiera “incessante”.
Tra le varie denominazioni, una ci è sembrata particolarmente espressiva: quella del “Monastero invisibile” che condensa in due sole parole una realtà molto ampia e non semplice da descrivere: una comunità che prega continuamente (monastero), ma una comunità non delimitabile, senza mura che la circoscrivano e la rendano visibile.
Silvano Pinato ci ha parlato per primo, cinque anni fa, di questa forma di preghiera presente tra gli anziani e ammalati del Belgio. Poi siamo venuti a conoscenza dell’esperienza di Teramo, dove l’espressione “Monastero invisibile” indica la preghiera notturna che si tiene nella notte del primo venerdì di ogni mese[3]. Abbiamo anche saputo di quanto avviene a Torino, dove centinaia di persone e parecchie comunità coprono, a scelta, le ventiquattro ore dell’ultimo giovedi del mese[4].
Anche noi abbiamo pensato di puntare ad una preghiera ininterrotta, inizialmente il giovedì, giorno solitamente dedicato ad un’intenzione vocazionale (almeno il 1°). Abbiamo diffuso la richiesta di pregare un’ora al mese, appunto in uno dei quattro giovedì e di offrire le proprie croci e sofferenze per tale scopo, assumendone l’impegno esplicito e comunicandolo al CDV. Non credevamo fosse facile coprire le varie ore, soprattutto quelle notturne, ed invece abbiamo avuto la felice sorpresa di vedere come in poche settimane oltre 200 persone avevano accettato l’impegno. A quel punto abbiamo pensato: e se puntassimo ad una preghiera davvero incessante, ogni giorno di ogni mese e quindi veramente ininterrotta, giorno e notte, per tutto l’anno? Da un rapido calcolo abbiamo scoperto che sarebbero stati sufficienti 744 persone (24 ore per 31 giorni), se ben coordinate, per coprire tutte le ore mensili. L’obiettivo era ed è ambizioso, infatti non lo abbiamo ancora raggiunto, ma non è impossibile e forse nemmeno lontano. Nel frattempo abbiamo fatto un’altra felice scoperta: che qualche persona si rendeva disponibile non solo per un’ora mensile, ma settimanale o addirittura quotidiana. Questo, a loro dire, li facilitava nel ricordare l’impegno (la scadenza troppo lunga porta, a volte, a dimenticarsi o a confondersi: “mi sono impegnato per questo lunedì o per il prossimo?”. Chi sa di pregare tutti i lunedì non ha questo problema!). Questo fatto, oltre a facilitare gli aderenti, sta facilitando tutto il gruppo nell’avvicinarsi all’obiettivo finale, perché tante ore che sarebbero forse rimaste “buche”, vengono “coperte”.
Veramente c’è stata anche un’altra scoperta che ci ha rallegrati: il vedere come alcune persone, spontaneamente, si riunivano per questa preghiera o in Chiesa (ora di adorazione) o nelle proprie case, formando dei veri e propri “Cenacoli”.
Poi ci sono stati due avvenimenti che ci hanno incoraggiato ed anche aiutato molto nella diffusione del “Monastero invisibile”: prima di tutto l’uscita di un bellissimo articolo sulla rivista del CNV Vocazioni[5] in cui veniva illustrata, con grande chiarezza, l’iniziativa (articolo che noi abbiamo cercato di diffondere il più possibile); in secondo luogo il bel dono che Giovanni Paolo II ci ha fatto in occasione del Giovedì Santo: la Pastores dabo vobis. Abbiamo visto in quell’Esortazione Apostolica, rivolta ai vescovi, sacerdoti e fedeli del mondo intero, un grande incoraggiamento a proseguire con sempre maggior impegno nel nostro intento.
Giovanni Paolo II dice: “La chiesa deve accogliere ogni giorno l’invito suadente ed esigente di Gesù, che chiede di ‘pregare il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe’(Mt 9,38)…la chiesa… pregando per le vocazioni, mentre ne avverte tutta l’urgenza per la sua vita e per la sua missione, riconosce che esse sono un dono di Dio e, come tali, sono da invocarsi con una supplica incessante e fiduciosa. Questa preghiera, cardine di tutta la pastorale vocazionale, deve però impegnare non solo i singoli, ma anche le intere comunità ecclesiali. Nessuno dubita dell’importanza delle singole iniziative di preghiera… e dell’impegno esplicito di persone e di gruppi particolarmente sensibili al problema delle vocazioni… Oggi l’attesa orante di nuove vocazioni deve diventare sempre più un’abitudine costante e largamente condivisa nell’intera comunità cristiana e in ogni realtà ecclesiale”[6].
Ci sembra importante sottolineare alcune espressioni:
– la preghiera è il cardine di tutta la pastorale vocazionale;
– la chiesa deve accogliere ogni giorno l’invito di Gesù che chiede di “pregare il padrone della messe…”: la preghiera per le vocazioni deve essere incessante e fiduciosa;
– la preghiera per le vocazioni deve impegnare non solo i singoli, ma le intere comunità ecclesiali…, deve diventare sempre più un’abitudine costante e largamente condivisa nell’intera comunità cristiana;
– è importante l’impegno esplicito di persone e gruppi particolarmente sensibili: è dunque utile offrire la propria disponibilità attraverso l’adesione scritta e inviata al CDV!
Il Papa poi parla del valore dell’offerta delle proprie croci e sofferenze a favore delle vocazioni: “Il sacrificio redentore di Cristo, che la Chiesa celebra nel mistero, dona un valore particolarmente prezioso alla sofferenza vissuta in unione con il Signore Gesù. I padri sinodali ci hanno invitato a non dimenticare mai che attraverso l’offerta delle sofferenze, così frequenti nella vita degli uomini, il cristiano ammalato offre se stesso come vittima a Dio, a immagine di Cristo, che per tutti noi ha consacrato se stesso, e che l’offerta delle sofferenze secondo tale intenzione è di grande giovamento per la promozione delle vocazioni”[7].
Invita inoltre a far sorgere “gruppi vocazionali”: “Nell’ambito delle comunità diocesane e parrocchiali sono da stimare e promuovere quei ‘gruppi vocazionali’, i cui membri offrono il loro contributo di preghiera e di sofferenza per le vocazioni sacerdotali e religiose, nonché di sostegno morale e materiale”[8].
Non potevamo aspettarci delle direttive più chiare ed autorevoli. Perciò andiamo avanti con decisione verso il traguardo di una preghiera e offerta di sé continua, incessante, sia con adesioni personali, che comunitarie.
Forse, a questo punto, qualcuno desidera conoscere come, tecnicamente, stiamo cercando di portare avanti l’iniziativa. In una maniera molto semplice: attraverso una “padellina” di iscrizione (dove tale iniziativa è illustrata), che gli aderenti compilano e inviano al CDV. Da parte nostra ci siamo assunti l’impegno di coordinare la distribuzione delle ore e di inviare periodicamente qualche sussidio, insieme all’elenco aggiornato di coloro che hanno dato l’adesione.
Tale elenco permette agli aderenti di conoscersi, comunicare tra loro ed eventualmente associarsi in piccoli gruppi.
Note
[1] Congregazione Per La Dottrina Cattolica. II Congresso Internazionale Vocazioni, Roma 1981. Doc. Conclusivo Cura Pastorale delle Vocazioni nelle chiese particolari, n. 23.
[2] CEI, Vocazioni nella Chiesa Italiana Piano Pastorale per le Vocazioni, Roma 1985, n. 27.
[3] Trevisone M.., La preghiera notturna per le Vocazioni nella diocesi di Teramo – Atri, in ‘Vocazioni’ 5 (1990) pp. 39-41.
[4] Saldarini G.., Chiamati a guardare in alto, Lettera Pastorale per il Programma 1989-1990, LDC Torino, p. 87.
[5] Fraternità Cappuccini – Modena, Un monastero invisibile per le Vocazioni, in ‘Vocazioni’ 4 (1991) pp. 61-63.
[6] Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis n. 38.
[7] Idem.
[8] Idem, n. 41.