N.06
Novembre/Dicembre 1992

Betania: indicazioni per una regola di vita

 

Introduzione

Questa esperienza non porta il nome di “Scuola di preghiera” o “Cammino di ricerca” ma gruppo BETANIA. Se si fa parte di un gruppo è importante avere delle regole capaci di garantire un minimo di ordine negli incontri e un minimo di continuità nell’intervallo tra un incontro e l’altro, così che sia un procedere serio.

Dice il profeta Osea: “Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano (11,3); Dio educa il suo popolo, lo prende per mano e lo guida un passo dopo l’altro, senza impazienza, senza stancarsi di risollevarlo quando cade, come fa una mamma con il suo bambino.

La regola vuole essere un aiuto a questo nostro camminare, un sostegno alla nostra debolezza nella concretezza della vita quotidiana, un aiuto alla nostra capacità di comprendere la precarietà della nostra risposta all’azione di Dio in noi, che non costringe nessuno ad amarlo.

La regola è uno strumento che occorre saper usare. Essa indica il cammino da seguire, senza imporlo. Introduce nel segreto delle cose, senza imporlo. Introduce nel segreto delle cose, senza esaurirlo. Non deve dire tutto, non è il suo compito. Insegna ad essere fedeli, rispettando la libertà di ciascuno.

Ricordando ciò che è a fondamento della nostra vita, sarà aiuto alla nostra debolezza che appesantisce il cuore e stimolo alla pigrizia che impedisce di progredire. Questa regola non è solo uno strumento, non è il fine, indica la meta.

E la meta è amare Gesù: La Parola fatta carne, capace di far nascere a vita nuova. L’itinerario tracciato condurrà ad amare ogni giorno di più la Chiesa, guardando a Gesù che ha voluto e amato la sua Chiesa fino al dono della vita. Questo amore si deve tradurre nella scelta di servizio alla Chiesa e alle persone del nostro tempo, vissuta con impegno e corresponsabilità.

 

 

1. Le regole

La prima regola è ovvia essenziale: vivere il momento dell’incontro come momento di grande silenzio e raccoglimento. Ognuno è entrato nel gruppo per cercare Dio e la sua volontà; e la cerchiamo insieme, ma nel raccoglimento e nel silenzio, per non disturbare né sé né gli altri.

La seconda esige qualcosa di più e riguarda i tempi intermedi: voler crescere in tutto quest’anno nell’esercizio della preghiera. Non avrebbe senso pregare bene insieme se non prendiamo l’impegno con noi stessi, davanti a Dio, di voler crescere nell’esercizio della preghiera. Ciascuno dovrà decidere con la propria guida spirituale quale regola quotidiana intende seguire. Senza questa regola di preghiera non faremo quanto sia in noi per conoscere la volontà di Dio.

La terza è molto semplice: per crescere nella preghiera occorre diminuire l’uso della televisione. Si tratta di un proposito concreto, ma proprio per questo efficace. Dopo avere fatto un po’ di esame di coscienza non vi sarà difficile comprendere come diminuire l’uso della TV, pur se l’ideale sarebbe di ridurlo al minimo indispensabile, evitando comunque un uso svagato e incontrollato. Questo disturba molto una regola di preghiera quotidiana.

La quarta richiede un atteggiamento molto importante: bandire ogni forma di angoscia o di ansietà, anche per quanto riguarda le decisioni da prendere. Chi si abbandona a Dio non ha posto nel suo cuore per l’angoscia. Nel momento in cui avete deciso di fare questo cammino siete nelle mani di Dio e dovete mettere da parte tutto ciò che non vi permette di vivere con pace.

La quinta regola è di aspettarvi delle difficoltà. Il nemico di Dio non lascia in pace coloro che lo cercano e li tenta in vari modi. Pensiamo a tentazioni come la frustrazione (che serve tutto questo?) oppure la tristezza (cosa ci vado a fare nel gruppo?) oppure lo sconforto (sono trascurato, non si bada veramente a me!).

La sesta, è di partecipare fedelmente ad ogni incontro e accettare l’impegno di lavoro mensile proposto prima della fine di ogni incontro; sarà semplice, breve; però si deve compiere.

La settima è di incontrarsi una volta al mese con la propria guida spirituale. È necessario per avere un riscontro del cammino che state facendo.

 

 

2. Impostazione fondamentale allo scopo

 

a) Lo scopo

Lo scopo di questo cammino è di essere aiutati a cercare la volontà di Dio nella propria vita. Questo scopo così semplice va chiarito con un’altra domanda: che cosa non dobbiamo aspettarci da questa esperienza? Per esempio, non è semplicemente un’esperienza per imparare a pregare; nemmeno vuole essere la soluzione di tutti i dubbi, una soluzione magari facile e autoritaria.

Ci aspettiamo, che la grazia, il dono di Dio, che chiediamo nella preghiera, ci insegni un metodo (non ci dica una rivelazione: devo fare così e non così) per orientare la nostra libertà, la nostra creatività, la nostra scelta, verso non tanto un progetto individuale (come devo fare per gestire la mia vita) ma verso la realizzazione del progetto di Dio sul mondo per quella parte che mi riguarda, in quanto cioè io entro, col mio progetto personale, in quello di Cristo, re e Signore, sull’umanità.

Vorremmo, con la nostra ricerca, uscire dall’ambito troppo spesso individualistico in cui cerchiamo la nostra strada, la nostra vocazione; scegliamo di servire il Signore e il suo progetto dedicandogli noi stessi con la nostra libertà, progettualità, creatività.

Per questo parliamo di una disponibilità a 360 gradi, nella quale non intendiamo immediatamente fare una scelta, bensì imparare un metodo per orientare la nostra libertà verso la realizzazione del progetto di Dio. Secondariamente, vorremmo anche uscire dal cammino di quest’anno con qualche impegno concreto, almeno temporaneo.

Qualcuno può vivere una certa ansietà: “Sto facendo l’università e non avrò tempo di fare altro”. Non dobbiamo temere, perché sono certo che il Signore ci illuminerà per capire quale dovrà essere l’impegno che dovremo prenderci.

Questo secondo aspetto deve essere presente in modo da comprendere subito che il cammino del Gruppo non è innocuo, non può finire in niente, ma tende ad un progetto concreto. Per qualcuno potrà essere già un progetto definitivo, a seconda del grado di maturazione; per altri sarà un progetto che prelude a scelte più definitive e che però, per il momento, non le blocca.

 

 

b) Il discernimento spirituale

Il mezzo per raggiungere questo scopo è fondamentalmente unico: il discernimento spirituale. Il discernimento spirituale è lo strumento per conoscere la volontà di Dio sulla propria vita. Non è, come talora si pensa, un esercizio di analisi psichica, quasi un mettersi davanti allo specchio per capire quali sono le nostre inclinazioni o le nostre ripugnanze.

Parliamo, infatti, di discernimento spirituale, ossia “nello Spirito di Dio”. Esso è un esercizio di attenzione e di ascolto dell’azione dello Spirito di Dio nella mia storia.

È una parola importante che non è univoca, ma è un insieme di intuizioni, di progetto complessivo sulla mia vita. Non va capita in maniera individualistica; è quella parte del piano di Dio per l’umanità che si manifesta a me quando mi metto nel giusto contesto.

Essa non si conosce di colpo, e neanche istintivamente, lasciando che le cose vadano avanti per conto loro; non la si conosce nel corso spesso ambiguo della vita quotidiana (“andando avanti vedrò”). Occorre per conoscerla, una libera decisione di entrare in una situazione di discernimento spirituale.

 

 

c) Mettersi in situazione di discernimento spirituale

Mettersi in situazione di discernimento spirituale significa vivere cinque momenti capitali: purificazione, lectio o meditazione, amare la chiesa, i sacramenti, scrutinio.

In primo luogo bisogna cercare la massima purificazione e il massimo allontanamento possibile da ogni peccato personale, attuale, da ogni inclinazione sbagliata, da ogni affetto egoistico o narcisistico, da ogni illusione o falsa aspettativa.

Il secondo momento, concomitante al primo, è la lectio, ossia la meditazione e la contemplazione prolungata del progetto di Dio sulla storia dell’uomo, così come ci è comunicato dalla rivelazione ed è contenuto nelle Scritture. Mentre il primo momento era lo sgombero del terreno, questo secondo ci fa entrare nel mondo di Dio, dei suoi progetti; mettendoci in sintonia con il mistero di Dio, con gli atteggiamenti progettuali di Cristo nel Vangelo, noi a poco a poco ci rendiamo sensibili al nostro progetto, a quello che noi siamo chiamati creativamente a produrre.

Un terzo momento è amare la Chiesa. Dio non ha voluto salvare gli uomini singolarmente ma come popolo. La sequela non è un fatto individuale ma ecclesiale.

La dimensione ecclesiale significa per noi, la scelta di un impegno preciso. Uno dei sentieri della carità che dobbiamo assolutamente fare nostro è amare la Chiesa. In essa, una santa, cattolica e apostolica si fa presente e opera il mistero di Gesù. Nella fatica di un impegno stabile, all’interno della nostra comunità parrocchiale, ci assumiamo il compito e la gioia di pensare all’edificazione della Chiesa.

Questo impegno interpella la nostra fede a essere, ogni giorno sempre più vera e coerente e nello stesso tempo ci chiede di farci carico della fede dei nostri fratelli. Per questo ci viene chiesta una grande fede. Una fede che non si scandalizza delle debolezze e delle povertà che incontra, che non si scoraggia di fronte alle difficoltà, ma proprio perché ama la Chiesa, soffre per lei e dona se stessa, si mette a disposizione perché essa sia “Santa e senza macchia”.

Quarto momento indispensabile è l’incontro con i sacramenti (Eucaristia e Confessione). Da soli, con le nostre forze, non possiamo pensare di realizzare questo progetto di amore, di servizio, di condivisione alla sequela di Gesù, ma grazie al dono di Dio diventa possibile. Il nostro Dio non è un solitario, una comunione autosufficiente, ma ha al suo centro un sacrificio amoroso che pone nelle mani degli uomini. Gesù, infatti: “…pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini, operò in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte in croce” (Fil 2,6-8).

È questo il modo di amare di Gesù che si consegna a noi nel segno del pane e del vino: “Questi sono il mio corpo e il mio sangue dati per voi. Prendete: mangiatene e bevetene tutti”. E impegnativo è il comando che ci lascia: “Fate altrettanto”.

Amatevi come io vi ho amati fino al dono di voi stessi. L’Eucaristia è la fonte dalla quale parte ogni condivisione ogni vita donata agli altri. Mangiare il corpo del Signore e bere il suo sangue è attingere al suo sacrificio per legarci a Lui vivo e presente in maniera tale da arrivare a fare come lui ha fatto.

Vivere e crescere nella relazione con Cristo è qualcosa che richiede fatica e impegno. Tutti noi facciamo continuamente esperienza della nostra fragilità e cattiveria. Di fronte a questa realtà, dobbiamo scoprire il perdono dei peccati come una delle cose più belle che la Chiesa custodisce e che Cristo ci ha donato. La “Confessione”, infatti, non è solo il cancellare i peccati. È di più, e un dono di grazia, perché al posto dei peccati viene Dio stesso, e Dio è Amore.

Imparare a vivere con una certa frequenza questa celebrazione ci sarà molto d’aiuto per la Grazia che ci dà nella realizzazione del nostro cammino di amore dietro Gesù nonostante le nostre cadute; e inoltre ci farà sentire la beneficante presenza amorosa e paziente del Signore che sostiene e dirige i nostri passi.

Il quinto è l’attento scrutino degli eventi interiori spirituali. Qui il discernimento diventa riflessione su di sé. Non soltanto riflessione psichica, bensì riflessione complessiva sul mio vissuto interiore (l’avvicendarsi, ad esempio, in me di entusiasmi e tristezze, di gioie e di ripugnanze, di attrattive e paure). Da questo insieme, posso gradualmente leggere le inclinazioni più profonde della mia autenticità, così da vedermi autenticamente davanti a Dio.

 

 

 

Conclusione

Queste indicazioni per una Regola di vita, non sono il fine, ma indicano la meta che è Amare Gesù. A partire da queste indicazioni, quindi, va iniziato e costruito il proprio cammino spirituale, che è unico e irripetibile. In esso non può mancare la presenza di una persona che faccia da guida. Si costruirà insieme a lui la nostra personale regola. Sarà un prezioso aiuto nell’indicarci la via nella gradualità: un progetto e uno stile che maturano poco per volta nella scoperta di ciò che il Signore vuole e rivela.Sta qui il segreto della regola: questo confronto sincero permette di non perderci mai di coraggio, di correggere continuamente il nostro essere e il nostro agire, orientandolo verso la santità alla quale siamo tutti chiamati. Perché una sola è la meta, ma originali i modi per arrivarci.