Un gesto di consegna
Vivere la povertà ci educa a custodire la speranza. La povertà ci insegna a chiedere a Dio ciò di cui abbiamo bisogno. La vedova al tempio (Mc 12, 41-44) ci mostra la possibilità di consegnare tutto a Lui: non solo il superfluo, anche il necessario. È possibile un tuffo nel vuoto: rimanere senza garanzie e sperimentare che Dio realmente e concretamente provvede alla nostra vita.
Riportiamo alcuni stralci dal libro In carne e ossa. Le virtù teologali e i consigli evangelici vissuti da chi ha incontrato Cristo di Manuel Valenzisi.
Gli altri hanno dato del loro superfluo. Lei invece, nella sua povertà, ha messo tutto quello che aveva. Marco ripete due volte: «tutto quello che aveva», «tutto quanto aveva per vivere». Questo vuol dire che, tornando a casa, non sapeva come avrebbe fatto a mangiare. È tornata a casa senza sapere cosa avrebbe mangiato, senza avere più niente. Aveva dato tutto.
Queste due monete non erano il superfluo: erano il necessario. Era tutto ciò che aveva per vivere. Finché tu non ti sei giocato nel necessario – cioè in ciò che è vitale – tu non ti sei veramente coinvolto nella relazione con Dio. […]
Chi si gioca sul necessario diventa vulnerabile e, quindi, si affida davvero. […]
La vedova si fida. Questa è l’offerta vera, quella che tocca il cuore. E la vedova povera ci rappresenta profondamente tutti, perché in realtà siamo tutti poveri.
Anche la condizione di vedovanza ci rappresenta: il marito terreno di quella donna è morto, non ha nessun altro, solo Dio può riscattarla. E quei due spiccioli che lei getta nel tesoro del Tempio sono tutto quello che ha: sono la sua dote.
Che cosa ci dice questo Vangelo? Che ci rappresenta tutti, parla di noi. Perché solo il Signore è, ora, il suo Sposo. La sua relazione si gioca tutta lì, quel gesto è un gesto nuziale, un gesto di consegna. Non siamo forse tutti in questa condizione?
(Manuel Valenzisi, In carne e ossa. Le virtù teologali e i consigli evangelici vissuti da chi ha incontrato Cristo. Meditazioni, 2025, pp. 65-67)