Il sacramento dell’assemblea
Per compiere l’opera della salvezza, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale lo invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all’eterno Padre (Cfr. Sacrosanctum Concilium, 7).
Riportiamo di seguito un testo tratto dall’opera L’eucarestia. Sacramento del Regno di Alexander Schmemann – sacerdote, teologo e scrittore ortodosso – nel quale si pone l’accento sulla centralità dell’assemblea nella celebrazione liturgica.
La liturgia è il “sacramento dell’assemblea”. Cristo è venuto “per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi” (Gv 11,52). Fin dalle origini, l’eucaristia è stata la manifestazione e la realizzazione dell’unità del nuovo popolo di Dio, radunato da Cristo e in lui. È necessario essere pienamente consapevoli che ci rechiamo in chiesa non per pregare individualmente, ma per riunirci nell’assemblea ecclesiale. La chiesa visibile non è che la figura di quella invisibile, che essa riveste e che non è fatta “da mani d’uomo” (Mc 14,58). Perciò l’assemblea è effettivamente l’atto liturgico primario, fondamento di tutta la celebrazione. Se non lo si coglie non si può comprendere lo svolgimento della Liturgia. Quando dico che vado in chiesa, questo significa che vado all’assemblea dei fedeli per costituire la chiesa con loro, per essere quello che sono divenuto nel giorno del mio battesimo: un membro del corpo di Cristo, nel senso pieno del termine. “Voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte” (1Cor 12,27). Io mi reco in chiesa per manifestare la mia qualità di membro, per attestare davanti a Dio e al mondo il mistero del Regno, già venuto con potenza (cf. Mc 9,1).
È venuto e viene con potenza, nella chiesa. Tale è il mistero della Chiesa, quello del corpo di Cristo: “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Il miracolo dell’assemblea ecclesiale consiste nel fatto che essa non è la somma delle persone peccatrici e indegne che la compongono, ma che è il corpo di Cristo. Molto spesso diciamo di andare in chiesa per ricevere aiuto, grazia, consolazione, e dimentichiamo di essere noi la chiesa, che Cristo dimora nelle sue membra e che la chiesa non è al di fuori né al di sopra di noi: noi siamo in Cristo, e Cristo è in noi. Il cristianesimo non consiste nell’offrire a ciascuno la possibilità di divenire personalmente migliore; consiste innanzitutto nel fatto che viene donato e comandato ai cristiani di essere chiesa, “la stirpe eletta, il sacerdozio regale il popolo santo” (1Pt 2,9), di manifestare e di confessare la presenza di Cristo e del suo Regno nel mondo. […]
L’eucaristia non è “uno dei sacramenti”, un ufficio liturgico tra gli altri, ma è la manifestazione e la realizzazione della chiesa in potenza, santità e pienezza. Soltanto partecipandovi possiamo crescere in santità e compiere a tutto ciò che ci viene comandato. La chiesa radunata nell’eucaristia, quand’anche si limitasse a “due o tre”, è figura e attualizzazione del corpo di Cristo. E l’unica ragione per la quale coloro che sono convocati in assemblea possono comunicare, cioè diventare partecipi del corpo e del sangue di Cristo, è che essi lo manifestano con la loro assemblea.
(Alexander Schmemann, L’eucarestia. Sacramento del Regno, Qiqajon, Magnano 2005, pp. 25-27)