La scelta della gratitudine
Dio vuole davvero abbracciarmi come fa con i miei fratelli e le mie sorelle ribelli. Per aver la meglio, questa fiducia deve essere ancora più profonda del senso di smarrimento. Insieme alla fiducia deve esserci la gratitudine – l’opposto del risentimento.
La disciplina della gratitudine è lo sforzo esplicito di riconoscere che tutto ciò che sono e che possiedo mi è dato come dono d’amore, dono da celebrare nella gioia. Riportiamo un testo di Nouwen tratto dal libro L’abbraccio benedicente, nel quale è narrato il combattimento del figlio maggiore.
Senza la fiducia non posso lasciarmi trovare. La fiducia è quella profonda convinzione interiore che il Padre mi vuole a casa. Finché dubito se sono degno di essere ritrovato e mi butto giù considerandomi meno amato dei miei fratelli e delle mie sorelle più giovani, non potrò essere ritrovato. Devo dire continuamente a me stesso: «Dio ti sta cercando. Andrà dovunque a cercarti. Ti ama, ti vuole a casa, non può aver pace finché non ti abbia con sé».
C’è una voce molto forte e oscura in me che dice l’opposto: «Dio non è veramente interessato a me, preferisce il peccatore pentito che torna a casa dopo le sue dissolutezze. Non fa attenzione a me che non ho mai lasciato la casa. Mi dà per scontato. Non sono il suo figlio prediletto. Non mi spetto che mi dia ciò che voglio veramente».
A volte questa voce oscura è così forte che ho bisogno di un’enorme energia spirituale per credere che il padre mi voglia a casa quanto il figlio più giovane. Superare il mio cronico lamento e pensare, parlare e agire con la convinzione che qualcuno mi stia cercando e che sarò ritrovato esige un’autentica disciplina. Senza tale disciplina, divento preda di una disperazione che si riproduce senza fine.
Dicendo a me stesso che non sono abbastanza importante per essere ritrovato, esaspero la mia autocommiserazione al punto da diventare totalmente sordo alla voce che mi chiama. A un certo punto devo ripudiare completamente la voce che mi porta a rifiutarmi e affermare la verità che Dio vuole davvero abbracciarmi come fa con i miei fratelli e le mie sorelle ribelli. Per aver la meglio, questa fiducia deve essere ancora più profonda del senso di smarrimento. Gesù ne esprime la radicalità quando dice: «Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato». Vivere in questa fiducia radicale aprirà la via a Dio per realizzare il mio desiderio più profondo.
Insieme alla fiducia deve esserci la gratitudine – l’opposto del risentimento. […]
La disciplina della gratitudine è lo sforzo esplicito di riconoscere che tutto ciò che sono e che possiedo mi è dato come dono d’amore, dono da celebrare nella gioia.
La gratitudine come disciplina implica una scelta cosciente. Posso scegliere di essere grato anche quando le mie emozioni e i miei sentimenti sono ancora impregnati di dolore e di risentimento. È sorprendente la quantità di occasioni in cui posso scegliere la gratitudine invece di lamentarmi. Posso scegliere di essere grato quando vengo criticato, persino quando il mio cuore risponde ancora con l’amarezza. Posso scegliere fi parlare della bontà e della bellezza, anche quando dentro di me cerco ancora qualcuno da accusare o qualcosa da definire brutto. Posso scegliere di ascoltare le voci che perdonano e guardare i volti che sorridono, persino quando sento ancora parole di vendetta e vedo smorfie di odio.
C’è sempre una possibilità di scelta tra risentimento e gratitudine perché Dio è apparso in mezzo alle mie tenebre, mi ha esortato a tornare a casa e ha dichiarato con voce affettuosa: «Tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo». Posso scegliere infatti di restarmene nelle tenebre in cui mi trovo, additare coloro che sembrano occupare una posizione migliore della mia, lamentarmi delle tante sfortune che mi hanno afflitto nel passato e dunque macerarmi nel mio risentimento. Ma non devo fare questo. Posso infatti anche scegliere di guardare negli occhi Colui che è venuto a cercarmi e vedervi che tutto ciò che sono e possiedo è un puro dono che richiede gratitudine.
Raramente la scelta della gratitudine avviene senza qualche vero sforzo. Ma ogni volta che lo compio, la scelta successiva è un po’ più facile, un po’ più libera, un po’ meno egoistica. Perché ogni dono che ritengo tale ne rivela un altro e un altro ancora, finché, alla fine, persino l’evento o l’incontro più normale, ovvio e apparentemente mondano si rivela colmo di grazia.
(H.J.M. Nouwen, L’abbraccio benedicente. Meditazione sul ritorno del figlio prodigo, Queriniana 1998, pp.124-127)