La cresima: il sacramento vocazionale
Il sacramento della Cresima è collocato nell’itinerario della iniziazione cristiana che ha nell’Eucaristia il suo vertice e compimento. Ciò non va dimenticato mentre cerchiamo di definire meglio il rapporto tra questo sacramento e la teologia vocazionale. La partecipazione all’Eucaristia, infatti, rappresenta il culmine della dinamica vocazionale della vita dell’uomo chiamato da Dio ad accogliere il suo dono e a collaborare liberamente al suo progetto di salvezza e di amore che si realizza nella storia e nell’eternità. Nell’Eucaristia ogni battezzato e la Chiesa nel suo insieme è chiamata ad unirsi al sacrificio di Cristo ed a fare totalmente dono di sé al Padre ed ai fratelli, assimilandosi così in modo pieno alla vita divina in Cristo, mediante l’opera dello Spirito Santo. Tale sacramento chiede di essere “fonte e culmine” di tutta una vita che sia coerente a ciò che esso celebra, significa e produce. Nell’Eucaristia trova dunque compimento e realizzazione la comune vocazione alla santità ed ogni vocazione specifica nella Chiesa.
Nel contesto dei sacramenti dell’iniziazione cristiana
Ben collocata in tale itinerario la Cresima, per il suo contenuto teologico ed anche per l’età nella quale viene oramai solitamente celebrata, ha un valore particolare e fondante nella ricerca e nell’esercizio della propria vocazione specifica all’interno della comunità cristiana.
Riportiamo qui tre testi del Magistero che costituiscono il punto di arrivo della tradizione e della riflessione teologica della Chiesa riguardante questo sacramento.
“Nel Battesimo i neofiti ricevono il perdono dei peccati, l’adozione a figli di Dio nonché il carattere di Cristo, per cui vengono aggregati alla Chiesa e diventano inizialmente partecipi del Sacerdozio del loro Salvatore. Con il sacramento della Confermazione, coloro che sono rinati nel Battesimo, ricevono il dono ineffabile, lo Spirito Santo stesso, per cui sono arricchiti di una forza speciale, e, segnati dal carattere del medesimo sacramento, sono collegati più perfettamente alla Chiesa mentre sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere con la parola e con l’opera la loro fede, come autentici testimoni di Cristo. Infine la Confermazione è talmente collegata con la sacra Eucaristia che i fedeli già segnati dal santo Battesimo e dalla Confermazione sono inseriti in maniera piena nel corpo di Cristo mediante la partecipazione all’Eucaristia”[1].
“Con il sacramento della Confermazione vengono vincolati più perfettamente alla Chiesa, sono arricchiti di una speciale forza dallo Spirito Santo e in questo modo sono più strettamente obbligati a diffondere ed a difendere con la parola e con l’opera la fede come veri testimoni di Cristo”[2].
“Con il sacramento della Confermazione, i battezzati proseguono il cammino della iniziazione cristiana. In forza di questo sacramento essi ricevono l’effusione dello Spirito Santo, che nel giorno di Pentecoste fu mandato dal Signore risorto sugli Apostoli. Questo dono dello Spirito Santo rende i fedeli in modo più perfetto conformi a Cristo e comunica loro la forza di rendere a Lui testimonianza, per l’edificazione del suo corpo nella fede e nella carità”[3].
Partecipazione alla missione di Cristo e della Chiesa
In questi testi si parla di una “forza speciale dello Spirito Santo” che obbliga a diffondere e difendere la fede. Tale caratteristica della Cresima è ben sottolineata da S. Tommaso come punto qualificante che la distingue dal Battesimo: “Nel Battesimo uno riceve la facoltà di compiere gli atti che riguardano la propria salvezza in quanto vive in se stesso; nella Confermazione, invece, riceve la facoltà di svolgere attività attinenti al combattimento spirituale contro i nemici della fede”[4].
Questo combattimento spirituale, spiega poi Tommaso, significa rendere pubblica testimonianza a Cristo, a imitazione degli Apostoli che dopo la Pentecoste confessarono senza paura la loro fede.
Anche l’affermazione che il dono dello Spirito nella Cresima “rende i fedeli in modo più perfetto conformi a Cristo” vuol significare soprattutto la missione di testimonianza conferita con questo sacramento. Nei testi liturgici e nei trattati teologici questa più perfetta conformazione a Cristo è spiegata accostando ciò che avviene nella Cresima con la discesa dello Spirito su Gesù nel Battesimo al Giordano che, a sua volta, è visto in parallelo con l’effusione dello Spirito sulla Chiesa a Pentecoste. Si tratta di una particolare effusione dello Spirito per la missione, l’apostolato, la testimonianza: ciò che si è operato al Giordano in Gesù Cristo e a Pentecoste nella prima Chiesa, si compie per ogni battezzato nel sacramento della Confermazione.
Mentre nel Battesimo, infatti, il Padre ci ha donato “lo Spirito di adozione a figli”, veniamo assunti con la nostra natura umana in un’unione indissolubile con il Signore glorificato Gesù Cristo, partecipiamo alla vita del Dio trino e siamo inseriti nella Chiesa “corpo di Cristo”, nella Cresima viene donato lo Spirito affinché il battezzato partecipi in modo pieno alla missione salvifica di Cristo compiuta in parole ed opere fino al sacrificio della vita.
Si comprende così cosa significa anche l’espressione “essere vincolati più perfettamente alla Chiesa”, cioè essere pienamente partecipi della missione della Chiesa prolungamento di quella di Cristo. E siccome tale missione apostolica della Chiesa è garantita nel corso dei tempi dai successori degli Apostoli ecco perché il Vescovo è “ministro ordinario” del sacramento della Confermazione.
Sacramento per l’edificazione della chiesa
Questo rapporto più intimo con la Chiesa racchiude un altro aspetto importante adombrato in un’affermazione dei testi liturgici e del Magistero secondo cui lo Spirito viene donato per “l’edificazione del corpo di Cristo”. Lo scopo e la funzione dei sacramenti in realtà è certamente quella di santificare i singoli individui, ma ancor più quella di edificare la comunità di salvezza. Lo Spirito della Pentecoste edifica la Chiesa nella molteplicità dei doni e dei carismi.
Si può dire che mentre nel Battesimo la Chiesa viene descritta come un’unità omogenea, fondata sulla uguale dignità dei Figlio di Dio, nel sacramento della Confermazione viene messo in risalto che questa unità è formata dalla convergenza della molteplicità delle vocazioni e dei carismi dei cristiani.
Viene indicato come nell’unica famiglia di Dio tutti sono suoi figli al medesimo modo, ma non tutti con identico ruolo.
La Cresima rende, quindi, il cristiano pienamente inserito nel popolo profetico, sacerdotale, regale, strutturato nei ministeri e nei carismi, nella diversità delle vocazioni e dei ruoli.
Sacramento vocazionale: dono e responsabilità
Il sacramento della Confermazione può dirsi quindi, a ragione, “il sacramento vocazionale” che fonda in particolar modo la diversità delle vocazioni che specificano l’unica vocazione cristiana, data ai credenti per l’edificazione della Chiesa e la missione di testimonianza.
È il sacramento dell’“impegno” che il cristiano espliciterà rispondendo alla sua particolare vocazione.
È il sacramento dell’“unzione”, della consacrazione, che ben prepara a comprendere anche il senso di una speciale consacrazione per il Regno.
È un sacramento “aperto”, vero punto di partenza per costruire la vita come risposta alla propria vocazione nella realizzazione del proprio servizio nella Chiesa.
Vorrei soprattutto richiamare il valore comunitario di tutto ciò: il sacramento ha una dimensione comunitaria, la vocazione ha una dimensione comunitaria, ambedue sono realtà snaturate se riferite esclusivamente all’individuo.
La comunità ha un grosso peso nell’amministrazione e nell’efficacia dei sacramenti che, appunto, non possono essere un affare privato tra il singolo e Dio. È antica convinzione della Chiesa, come testimoniano i Padri (Agostino in particolare), da quando il Battesimo ed anche la Cresima furono amministrati anche ai bambini, che siccome questi non erano in grado di dare una adeguata risposta di fede, questi sacramenti venivano dati “in fide ecclesiae” e da tale fede traevano la loro validità ed efficacia. La “fides ecclesiae” di cui parlano i Padri, però, non si identifica solamente con la fede pensata, il patrimonio dottrinale della comunità: questa fede consiste soprattutto in ciò che la Chiesa è, più che in ciò che essa insegna; si tratta di quel contesto esistenziale di fede e di “vita nuova” in cui il singolo viene inserito, può crescere, educarsi e sperimentare la realtà di ciò che il sacramento ricevuto significa.
Anche se l’età della Cresima è talora posticipata nel periodo dell’adolescenza ed oltre, ugualmente non diminuisce la responsabilità della comunità nei confronti dei cresimandi e quindi della loro vocazione e ciò, come si è visto, ha fondamento teologico e non solo pastorale.
Se così spesso “il sacramento vocazionale” non produce scelte vocazionali significative per la testimonianza e l’edificazione della Chiesa, ciò non è allora solo da attribuirsi alla fede debole dei candidati, ma anche alla inconsistenza esistenziale della “fides ecclesiae” della comunità adulta che non sa perciò rendere visibile, incarnato, quanto cerca di trasmettere nella dottrina.
Anche la prassi del catecumenato nella primitiva comunità cristiana testimonia l’importanza della comunità nel cammino di preparazione di coloro che avrebbero ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana: non solo i catecumeni dovevano pregare e digiunare, ma anche il ministro e la comunità.
La partecipazione all’Eucaristia porta al pieno disvelamento di questa dimensione comunitaria e alla comprensione piena che solo insieme agli altri battezzati e cresimati, in collaborazione, in comunione si può scoprire, maturare e vivere la propria vocazione.
Note
[1] Paolo VI, Cost. Apost. “Divinae consortium naturae”, 15 VIII 1972, in Pontificale Romano, Rito della Confermazione, CEI, Roma 1972, p. 16.
[2] Lumen Gentium, 11.
[3] Pontificale Romano, Rito della Confermazione, nn. 1-2, CEI, Roma 1972, p. 23.
[4] Summa Theologica III, 72,5.