La pastorale delle vocazioni a dieci anni dal II Congresso Internazionale
C’è un avvenimento nella vita della Chiesa, e specificamente nella “storia” della pastorale vocazionale, a cui è stato fatto costantemente riferimento in questi anni e che, a mio avviso, costituirà un necessario punto di riferimento anche per il futuro.
Dal 10 al 16 Maggio 1981 si celebrò, infatti, a Roma – a cura delle Congregazioni per l’Educazione Cattolica, le Chiese Orientali, i Religiosi e gli Istituti Secolari, l’Evangelizzazione dei Popoli – il II Congresso Internazionale dei Vescovi e altri Responsabili delle vocazioni ecclesiastiche sul tema: “Sviluppo della cura pastorale delle vocazioni nelle chiese particolari. Esperienze del passato e programmi per l’avvenire”.
Ricordo ancora con emozione come in quella sede, proprio durante i lavori del Congresso che si svolgevano nell’aula del Sinodo in Vaticano a poche centinaia di metri da Piazza S. Pietro, apprendemmo la tragica notizia dell’attentato al S. Padre, il quale aveva inaugurato lo stesso congresso presiedendo l’Assemblea Eucaristica nella Basilica Vaticana.
Ai lavori del Congresso e al “Documento Conclusivo”[1] che ne emerse si è venuto ispirando il cammino tracciato dal Centro Nazionale Vocazioni per la Chiesa Italiana in questi anni e, in particolare, il Piano Pastorale per le Vocazioni, “Vocazioni nella Chiesa Italiana”, affidato dalla Conferenza Episcopale Italiana alla comunità cristiana nella Pentecoste del 1985.
A dieci anni dalla celebrazione del II Congresso Internazionale per le Vocazioni mi sembra opportuno richiamare alcuni punti nodali del “Documento Conclusivo” che hanno ispirato la pastorale delle vocazioni nella chiesa italiana in quest’ultimo decennio e possono anche aiutarci in un’utile verifica.
1. LA TEOLOGIA DELLA VOCAZIONE: DAL MISTERO DI DIO AL MISTERO DELLA CHIESA
Solo in questo “spazio” teologico – dal mistero di Dio al mistero della Chiesa – è comprensibile il mistero della vocazione.
Il “Documento Conclusivo” infatti, focalizza tutta la riflessione teologica e le linee di pastorale vocazionale che ne derivano su questo preciso punto fermo: “Per comprendere e apprezzare la vocazione cristiana e le vocazioni alla vita consacrata, occorre considerare queste vocazioni alla luce del mistero della Chiesa. E per penetrare nel mistero della Chiesa, per quanto è consentito alle limitate forze umane sostenute dalla Grazia, è necessario risalire al mistero di Dio”[2].
Come dire che “ogni vocazione si ricollega al disegno del Padre, alla missione del Figlio, all’opera dello Spirito. Ogni vocazione si illumina e si fortifica alla luce del mistero della Chiesa e del mistero di Dio”[3].
Queste affermazioni portano in sé l’ampio respiro dell’ecclesiologia del Vaticano II che ci ha consegnato una “Ecclesia Trinitatis”, ovvero una Chiesa immagine della Trinità: “La Chiesa, procedendo dall’amore dell’eterno Padre, fondata nel tempo da Cristo Redentore, radunata nello Spirito Santo, ha una finalità di salvezza ed escatologica”[4].
Ogni riflessione sulla vocazione e le vocazioni e ogni progetto di pastorale vocazionale non può prescindere dunque da questa “scaletta” teologica:
– “È il Padre che chiama”[5]: è il Padre che per libero disegno di amore prende l’iniziativa della creazione, della redenzione, della chiamata personale dell’uomo. “Chi è chiamato sa che la sua vocazione viene dal Padre, obbedisce al Padre, vive in un rapporto singolare d’amore col Padre perché ne condivide il disegno di salvezza per il mondo”[6].
– “È il Signore Gesù che porta a compimento il disegno del Padre”[7]: Egli, il primo chiamato dal Padre essendo il suo nome “Verbo di Dio” (Ap 19,13), è mandato a tutti per compiere il “ministero della chiamata”: “Lui è il Maestro che chiama” (Gv. 11,28). Infatti, non c’è vocazione che non abbia in Cristo la sua radice e non si compia per mezzo di Cristo”[8]. Egli costituisce la Sua Chiesa, comunità universale dei chiamati.
– “È lo Spirito del Signore che continuamente edifica, santifica e arricchisce la Chiesa dei suoi doni”[9]: le vocazioni hanno origine nel Padre, mediante il Figlio e sono altresì “dono” dello Spirito. È nello Spirito che il meraviglioso ministero della chiamata del Padre, mediante il Figlio, continua a operare in ogni tempo nella sua Chiesa: “soltanto nello spirito è possibile dire ‘sì’ alla chiamata, consacrarsi a Dio e alla Chiesa, al servizio dei fratelli e alla perfezione cristiana.
Dunque un vero dinamismo vocazionale si nasconde nel profondo della Chiesa e ne costituisce la sua vera natura. La sua vocazionalità affonda le sue radici nel cuore trinitario, e soltanto da questo ogni vocazione prende origine e significato nella Chiesa. In questa ottica si comprende bene che la Chiesa è già in stato di vocazione, prima di porsi a servizio delle vocazioni”[10].
2. LA MEDIAZIONE DELLA CHIESA PER LE VOCAZIONI
La funzione mediatrice della Chiesa, che diventa avvenimento storico nella vita di una chiesa particolare, è un’intuizione teologico pastorale che si ricollega all’insegnamento del Vaticano II: “Il dovere di dare incremento alle vocazioni… spetta a tutta la comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana”[11].
Il “Documento Conclusivo” ; facendo proprio il pensiero manifestato da molti vescovi nei Piani Pastorali delle loro chiese particolari, stabilisce con chiarezza le coordinate essenziali della pastorale delle vocazioni[12]:
– si inserisce in modo organico nella pastorale d’insieme: non è quindi attività separata;
– si occupa informa specifica delle vocazioni consacrate: non è quindi attività generica;
– si interessa di tutte le vocazioni consacrate; non è quindi attività unilaterale;
– si dedica al “problema fondamentale della Chiesa”: non è quindi attività marginale.
La pastorale vocazionale unitaria
Non può e non deve sfuggire lo spirito che anima e rende vitali tali “coordinate”: la pastorale vocazionale di una chiesa particolare come pastorale vocazionale unitaria. “La pastorale vocazionale unitaria scaturisce dalla vita di comunione della Chiesa… È quindi necessario che l’impegno di mediazione tra Dio che chiama e coloro che sono chiamati divenga sempre più un fatto di Chiesa”[13].
Una pastorale vocazionale definita come “unitaria” dice chiaramente che l’attenzione per ogni vocazione, comprese quelle di speciale servizio al Popolo di Dio (= vocazioni di speciale consacrazione) deve diventare sempre più e meglio patrimonio di tutta la comunità cristiana; che la “maturazione vocazionale” dei singoli avviene in un cammino comune all’interno della pastorale ordinaria tutta; che ciascuno nel popolo di Dio, ha una responsabilità specifica nell’annuncio, nella proposta e nell’accompagnamento delle vocazioni consacrate; che il soggetto fondamentale di questa azione è la chiesa particolare con le sue comunità (parrocchiali, familiari, religiose, associative): che non c’è alcun settore dell’azione pastorale che non debba interrogarsi sul contributo che può dare a quest’opera così centrale nella vita della chiesa e del mondo.
Chiesa particolare, comunità parrocchiale e pastorale delle vocazioni nella pastorale d’insieme
La mediazione vocazionale della Chiesa passa attraverso l’azione evangelizzatrice della stessa Chiesa particolare e, concretamente, nell’azione evangelizzatrice delle comunità parrocchiali variamente articolate in gruppi, movimenti e associazioni.
La “vocazione” è dunque dimensione essenziale e qualificante che deve permeare tutta l’azione evangelizzatrice della Chiesa particolare, deve innervare tutte le espressioni della vita della comunità parrocchiale.
Il “Documento Conclusivo” offre in merito questa indicazione e fa questa precisa opzione: “La pastorale d’insieme ha il compito di creare nel Popolo di Dio un clima in cui le vocazioni devono diventare tema fondamentale nella predicazione, nella preghiera, nella catechesi”[14].
Acquisizione fondamentale della pastorale vocazionale è dunque la seguente: la pastorale d’insieme è completa ed efficace nella misura in cui esprime come prospettiva unificante la dimensione vocazionale soprattutto a livello di catechesi, liturgia e carità.
“Perciò, una comunità che prega per le vocazioni, annuncia il vangelo della chiamata, testimonia nella gioia della vita e del servizio le vocazioni di cui lo Spirito l’arricchisce, è una comunità che esercita bene la sua mediazione vocazionale, è una comunità viva”[15].
Illuminante in merito il pensiero del S. Padre: “Il problema dell’auspicato risveglio delle sacre vocazioni, bisogna convincersi, è collegato nel modo più stretto con tutta la pastorale ordinaria”[16].
II polmone vitale e irrinunciabile della pastorale delle vocazioni è dunque la pastorale ordinaria proposta e vissuta in chiave vocazionale, per cui “dovremmo parlare piuttosto di interdipendenza e d’interazione pastorale o anche di dimensione vocazionale della pastorale e di tutte le pastorali”[17].
Pastorale giovanile e pastorale vocazionale
Punta profetica del “Documento Conclusivo” è la pastorale giovanile intesa come itinerario di fede e di vocazione delle giovani generazioni.
“Pastorale giovanile e pastorale vocazionale sono complementari. La pastorale specifica delle vocazioni trova nella pastorale giovanile il suo spazio vitale. La pastorale giovanile diventa completa ed efficace quando si apre alla dimensione vocazionale”[18].
Alcuni “primati” oggettivi – che sono le costanti che il “Documento” affida alla pastorale delle vocazioni nel suo insieme – qualificano la stessa pastorale giovanile come pastorale vocazionale.
Ciò che fa maturare una persona verso un’armonia stabile è l’oggettività di un cammino di fede, che si qualifica proprio e soltanto dai seguenti “primati”:
– Il primato della preghiera: la vocazione è un dono che scende dall’alto. Prima di “avvenire” nella vita di ogni essere umano essa… “viene”. E può avvenire solo se affidata da Dio e accolta dall’uomo. “Affidamento e accoglienza” che si verificano nell’esperienza di preghiera.
– Il primato della Parola di Dio: di fronte a cui le persone devono farsi, in un prolungato ascolto che si fa preghiera, discernimento e accoglienza docile;
– Il primato della Sacramentalità: come accoglienza della vita Trinitaria nella confermata esperienza di fede quotidiana del “ricevere da Cristo tutto”;
– Il primato della comunità e del servizio: come condizione della vita reale di essa, che pone quindi altrettanti reali domande d’impegno ineludibili;
– Il primato della storia come mistero: di cui ascoltare e discernere costantemente i segni dei tempi che sono sempre sollecitanti.
Tutta la pastorale, ma in particolare una pastorale giovanile così intesa, postula la pedagogia dell’ “itinerario”: “una scelta vocazionale non matura soltanto attraverso esperienze episodiche di fede ma attraverso un paziente cammino spirituale”[19].
La pastorale giovanile è chiamata quindi a qualificarsi vocazionalmente proponendosi alle giovani generazioni (fanciulli, adolescenti, giovani) come condivisione di un graduale cammino di fede comunitario e come accompagnamento personalizzato nella direzione spirituale.
Tra le forme di accompagnamento comunitario – al momento in cui un giovane o una persona adulta sente il bisogno e l’utilità di un aiuto per trovare con crescente chiarezza la propria strada – il “Documento Conclusivo” indica le comunità o centri di orientamento vocazionale: “sono comunità in senso proprio, animate da sacerdoti o religiosi o religiose, in relazione con la Chiesa particolare, con tensione esplicita alla consacrazione totale della vita per il Regno di Dio… Queste comunità si propongono di aiutare i giovani e le giovani nella maturazione della loro scelta vocazionale… Al giusto momento saranno pronti per entrare nei seminari, nei noviziati…”[20].
Il presente numero di Vocazioni affronta proprio questa tematica che, dall’esperienza di questi anni, nella Chiesa Italiana va ordinariamente sotto il nome di “comunità d’accoglienza vocazionale”.
Organismi e strutture per la pastorale vocazionale
Anche la pastorale delle vocazioni ha bisogno di alcuni organismi e strutture. Il “Documento Conclusivo” pur ricordando che le forme possono variare da luogo a luogo, richiama espressamente il servizio del Centro Diocesano e del Centro Nazionale Vocazioni e ne sottolinea il carattere “unitario”.
“Per favorire una pastorale vocazionale unitaria, che svolga un costante ed efficace servizio di animazione, si richiede in ogni Chiesa particolare la presenza operante del Centro Diocesano Vocazioni”[21].
“La Chiesa particolare, mediatrice di tutte le vocazioni, trova nel Centro Nazionale Vocazioni il luogo ordinario di comunione della pastorale vocazionale. Esso è uno strumento idoneo di studio, programmazione, coordinamento, e di servizio per l’animazione della pastorale unitaria a favore delle vocazioni consacrate”[22].
Concludendo
La pastorale delle vocazioni della Chiesa ha nel “Documento Conclusivo” la sua “magna charta”. Il Piano Pastorale per le Vocazioni ed il cammino in atto nella Chiesa Italiana ha trovato e trova in esso la sua permanente ispirazione.
Grazie alle linee pastorali e alla ricchezza dello Spirito che trabocca dal “Documento Conclusivo” faccio mio questo sguardo sul passato e sul prossimo futuro delle vocazioni nella Chiesa Italiana: “Guardando al cammino pastorale della Chiesa Italiana negli anni 80 il problema fondamentale delle vocazioni non si presenta affatto come un problema trascurato o non avvertito o non avviato a soluzione, anzi, tutt’altro. L’impegno primario e permanente dell’evangelizzazione della Chiesa Italiana costituisce la premessa, senza scadenza, per una valida e illuminata pastorale vocazionale. Per cui, in una Chiesa sempre evangelizzata ed evangelizzante, non può mancare una coscienza vocazionale e questo sia in rapporto alla stessa comunità cristiana, sia in rapporto al mondo e alla sua cultura secolaristica.
D’altra parte, un cammino di ‘comunione’ impone necessariamente, dal di dentro e non dal di fuori, quell’unanimità ecclesiale che fa ritrovare le comunità e le persone concordi nella preghiera al Signore delle vocazioni ed ancora unite nell’azione pastorale per esse. Nel futuro, forse, vedremo più chiaramente che nel passato, ci saranno vocazioni sempre più marcate dal senso dell’ecclesialità, e il valore ‘ecclesiale’ della vocazione sacerdotale o religiosa o missionaria emergerà con maggiore convinzione di fede nella coscienza della comunità e dei chiamati; mentre già piccole comunità e gruppi vocazionali si fanno ‘profezia’ di chiesa matura e tutta vocazionale.
Insomma, coscienza vocazionale e impegno d’evangelizzazione delle Chiese, comunione e pastorale vocazionale unitaria nelle Chiese e tra le Chiese locali: ecco gli obiettivi imprescindibili che si pongono davanti a tutti noi, vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, membri degli istituti secolari, missionari e missionarie, ministri istituiti, animatori e animatrici vocazionali nella Chiesa Italiana in cammino verso il duemila”[23].
Note
[1] Congregazioni per le Chiese Orientali, per i Religiosi e gli Istituti Secolari, per l’Evangelizzazione dei popoli, per l’Educazione Cattolica, “Documento Conclusivo” II Congresso Internazionale di Vescovi e altri Responsabili delle vocazioni ecclesiastiche, “Sviluppi della cura pastorale delle vocazioni nelle chiese particolari. Esperienze del passato e programmi per l’avvenire”, Roma 10-16 Maggio 1981.
[2] Documento Conclusivo (DC), 7.
[3] DC, 7.
[4] Gaudium et Spes, 40.
[5] DC, 7.
[6] A. Ambrosanio, “La vocazione dimensione essenziale e qualificante di tutta l’azione evangelizzatrice della Chiesa”, Relazione tenuta al “I Corso per laici animatori vocazionali parrocchiali”, promosso dal CNV, Assisi 25-28 Aprile 1991, p. 5.
[7] DC, 7.
[8] A. Ambrosanio, idem p. 5.
[9] DC, 7.
[10] A. Ambrosanio, idem p. 7.
[11] Optatam Totius, 2.
[12] DC, 18.
[13] CEI, Piano Pastorale per le Vocazioni, “Vocazioni nella Chiesa Italiana” n. 1.
[14] DC, 18.
[15] A. Ambrosanio, idem p. 12.
[16] Giovanni Paolo II, Discorso all’assemblea CEI 1979.
[17] A. Ambrosanio, idem p. 3.
[18] DC, 42.
[19] CEI, Piano Pastorale per le Vocazioni n. 45.
[20] DC, 58.
[21] DC, 52.
[22] DC, 58.
[23] A. Ambrosanio, idem p. 16.