La Comunità di Accoglienza di un Istituto Secolare
Chi siamo
Comunicare l’esperienza di come la mia comunità è “comunità di accoglienza vocazionale” per un discernimento di vocazione secolare, implica delineare per sommi capi quel carisma che ha fatto di singoli individui una comunità e, in particolare, questa comunità in tutta la sua specificità e originalità così come irripetibile è l’ispirazione che lo Spirito Santo suscita in ogni fondatore. Una comunità è tale quando ogni membro trova la propria identificazione nel carisma che ispira la specifica spiritualità e che abbraccia tutti gli aspetti dell’esistere dandogli un inconfondibile colore. È questo colore che rende la Chiesa così vivace e variopinta di tante tonalità che non si ripetono mai, perché infinite sono le possibilità di sfumature e gradazioni e tutte insieme sono tracce indelebili dell’Amore di Dio per gli uomini e per il mondo.
Noi Piccole Apostole della carità fondate da don Luigi Monza, viviamo secondo lo spirito della prima comunità cristiana fondata dagli Apostoli.
La comunità, il servizio di carità e missionarietà (in senso lato e specifico) sono i capisaldi della nostra spiritualità. Chiamate da Dio nel mondo condividiamo lo stato laicale di ogni uomo e ci consacriamo a Lui perché è il Solo che può soddisfare l’anelito d’infinito che abbiamo nel cuore. Vivere con lo stile del “granello che muore per portare molto frutto” è il nostro ideale e i frutti sono frutti di carità. La carità, infatti, è l’elemento propulsore del nostro vivere quotidiano in ogni situazione e in particolare verso coloro che sono definiti comunemente gli “ultimi”.
Questa forza d’amore non è rivolta solo all’esterno ma è vissuta e sperimentata all’interno di una comunità assunta come caratteristica irrinunciabile e originale del nostro istituto. Nel mondo moderno, moralmente sconvolto e diviso, dobbiamo poter dire con la nostra vita “come è stupendo vivere nell’amore”, scrive don Luigi Monza. VIVIAMO COSÌ…
Questa spiritualità di passione e di condivisione con l’uomo del nostro tempo si è esplicitata in tre modalità identiche nell’essere, differenti nell’agire: gruppi di fraternità comunitari con vita comunitaria per la gestione di un’opera propria; gruppi comunitari con vita individuale; gruppi di fraternità con vita in comune ma di servizio individuale; comunità di servizio (questa ultima forma ha per ora una espressione ridotta).
L’importante è essere veri
La condizione primaria per cui una comunità diventa di accoglienza vocazionale è la trasparenza con cui si presenta al giovane che la incontra. La vocazione si misura nella concretezza della vita spirituale e praticata quotidianamente. Rifuggiamo da falsi angelismi o da voli pindarici pseudospirituali, chi ci incontra vuole entrare in contatto reale con noi, per avere risposte chiare per la propria esistenza. Il test di realtà è drastico nel suo impatto e non lascia possibilità di fuga. Il giovane assetato di autenticità vuole riscoprire le radici del suo essere e del disegno di Dio su di Lui. Il mondo della “fiction” televisiva, del cinema, della moda, del calcio, tendono a proiettare il concreto in una terza dimensione dalle caratteristiche impalpabili e immaginarie e anche noi ne siamo influenzati. È una grande responsabilità il presentare la vocazione nel nostro istituto secolare così come è realmente e come si attiva nel nostro tempo affinché la scelta sia onesta e consapevole. Per questo sono indispensabili periodi di convivenza e condivisione per una conoscenza reciproca. Il giovane che condivide vive in tutti gli ambiti nei quali l’istituto è chiamato ad operare, aiutato a capire lo spirito e lo stile, approfondendo la formula che deciderà o meno di scegliere definitivamente.
Questi gli ambiti dove il mio istituto opera come istituto secolare.
1) La vita di comunità dove vi sono le sedi dei Centri di Riabilitazione de “La nostra Famiglia” in cui si attuano programmi educativi – riabilitativi per bambini disabili (opera propria). Testimoniare l’amore fraterno con una condivisione totale è rispondere ad un bisogno del nostro tempo: spettatore dell’estraneità degli individui divisi tra loro da una sottile barriera di indifferenza anche all’interno di una stessa famiglia ma tanto desiderosi di avvicinarsi e comunicare.
Il giovane sente molto forte il bisogno di essere autentico per qualcuno, di essere aperto per accogliere ed essere accolto, di avere in comune un progetto per cui dare la vita, di sentire che ciò che ci fa essere uomini è il bene che ci vogliamo nel suo nome. La vita di Fraternità aiuta la Piccola Apostola a verificare l’autenticità della condivisione armonizzando le diversità al suo interno per essere in grado di assumere una dimensione di accoglienza e rispetto della vita verso i disabili ma anche il mondo in cui essi vivono, ossia i loro familiari, gli operatori scolastici e sociali.
2) Attività professionale. Una delle componenti che caratterizzano l’uomo è senza dubbio la sua attività lavorativa che lo rende partecipe collaboratore della continua opera creatrice di Dio. Mai come in questi anni la società richiede persone professionalmente competenti per un intervento mirato e specifico nei quadri produttivi.
Accanto al progresso, inteso come trionfo positivo dell’intelligenza dell’uomo sempre in evoluzione; fanno seguito frange negative quali la mentalità efficientista del profitto, la disumanizzazione delle prestazioni, l’emarginazione del più debole e via dicendo con tutte le conseguenze che ne derivano. La scelta di consacrazione nell’istituto secolare testimonia al giovane che la vocazione non contrasta con il mondo reale, anzi, ne assume i bisogni del tempo inserendosi attivamente con la professionalità (incrementata da “giusta ambizione”) in tutti i campi con lo stile proprio del Vangelo: lieto annuncio per l’uomo.
3) Servizio. La carità si fa servizio concreto ovunque nasca un bisogno di carattere spirituale o materiale in ambito politico, sociale ed ecclesiale. Il giovane trova la possibilità concreta di sperimentare e sperimentarsi durante periodi di volontariato presso le nostre comunità. In particolare con soggetti disabili di varie età.
L’abbondante numero di vocazioni che nascono dopo queste esperienze ci insegna quanto la dimensione del dono di Dio di sé sia tassello ineliminabile del cammino di discernimento vocazionale.
4) Vocazioni da dare al mondo e alla Chiesa, per questo è intrinseca nella chiamata la partecipazione alla vita ecclesiale (parrocchia, decanato, diocesi). La nostra comunità negli ultimi anni si è aperta molto in questo campo, spronata dalle giovani vocazioni che, come tutti i loro contemporanei, chiedono un maggior respiro ecclesiale per confrontarsi, comunicare, arricchirsi nella fede e nell’affrontare le attuali esigenze della chiesa moderna.
5) Gruppi vocazionali. All’interno della nostra comunità proprio per studiare e coordinare questa realtà è nata una commissione di “Animazione Vocazionale” a cui fanno capo i gruppi giovanili che affrontano un cammino vocazionale, e propongono la nostra spiritualità. Non si può parlare in questo caso di “comunità di accoglienza” nel senso stretto di condivisione quotidiana di vita ma di itinerario educativo e forte esperienza di fede personale e di gruppo. Queste iniziative condotte da persone ben precise non detengono l’esclusività dell’animazione ma ogni Piccola Apostola è chiamata per vocazione ad essere testimonianza e provocazione vocazionale personale e comunitaria in ogni momento della propria esistenza.
6) Vita di preghiera. Quest’ultima è la condizione primaria per un istituto secolare e per un discernimento vocazionale a tale chiamata. Una comunità rivela se stessa e trae ragion d’essere dal rapporto con Dio. Una preghiera secolare che si caratterizza per la sua apertura sul mondo: ringrazia per la bellezza e positività del nostro tempo e si fa intercessione per i problemi e le sofferenze divenendo segno di grande speranza.
Per concludere
Queste sono le condizioni per cui il mio istituto è secolare e diventerà sempre più elemento di discernimento vocazionale nella misura in cui saprà far trasparire quotidianamente, negli ambiti che gli sono propri, quel battito d’ali verso l’infinito disceso, per vocazione, nei nostri cuori.