La comunità cristiana mediatrice di vocazioni
Lo studio su La comunità cristiana mediatrice di vocazioni[1] viene collocato all’inizio della serie organica di interventi (studi, orientamenti, esperienze) che riguardano l’animazione e l’animatore vocazionale, in particolare l’animazione/animatore parrocchiale. La collocazione non è casuale; essa indica la volontà e il bisogno di dare una fondazione e un punto di riferimento all’opera di animazione vocazionale. La singolare figura dell’animatore vocazionale rischia di apparire come una novità portata più da ottiche umane (psicologia, pedagogia, ecc.) che non da reali esigenze ecclesiali; in via pratica, la si accetta come una moda transeunte, in attesa che passi. C’è anche il rischio che appaia come una figura generica, senza una precisa ministerialità, all’insegna del facile slogan “Tutto è vocazione” che comporta che tutti siano in modo confuso operatori/animatori vocazionali; al massimo si concede che sia un “patito” del problema vocazionale da sopportare pazientemente.
Se invece esiste uno stretto e ben fondato legame tra la comunità cristiana, in quanto generatrice e mediatrice di vocazione cristiana e di vocazioni specifiche, e l’animatore vocazionale, siamo di fronte ad una precisa figura ecclesiale che va collocata nel quadro dei ministeri almeno “di fatto”[2].
L’intento dello studio è di richiamare l’intima correlazione tra comunità cristiana e animazione vocazionale, dando almeno indirettamente un fondamento solido e un necessario punto di riferimento all’animatore vocazionale. Tornerà a beneficio di tutta la Chiesa l’avere meglio accolto, negli ultimi tempi, ciò che lo Spirito da sempre dice: la Chiesa è un mistero di comunione per la missione, dove vivere e servire la comunione significa “curare le diverse vocazioni e i carismi nella loro specificità ed operare perché si completino reciprocamente, così come le singole membra dell’organismo”[3].
Se esiste un compito generale di curare e operare per l’armoniosa integrazione delle vocazioni, occorre anche chi se ne assuma una responsabilità peculiare, insieme a tutti gli operatori pastorali e, nel contempo, come figura distinta.
Cristo, mediatore tra Dio e gli uomini
Il punto focale che riguarda la reciproca relazione tra comunità cristiana e vocazione/vocazioni è da cercare nella parola, con i conseguenti concetti e implicanze, mediazione. Non a tutti piace oggi, a causa di alcune esigenti conseguenze; nel corso della storia ha rappresentato un centro di riflessioni, di approfondimenti e di chiarimenti che toccano la stessa persona e l’opera di Gesù Cristo. Usare, oggi, la parola mediazione riferita alla comunità cristiana e ai ministeri ivi operanti significa avere ben presenti alcuni passaggi che appartengono alla dottrina cristiana, come capisaldi della stessa fede.
Mediatore in senso proprio e preciso è Gesù Cristo; egli è “mediatore tra Dio e gli uomini” (1 Tim 1,5; cfr. anche Eb 8,6; 9,15; 12,24), è realmente l’unico mediatore, così che se si parla di altre mediazioni, queste poggiano completamente sul fondamento della sua mediazione radicalmente unica. Ciò vale per Maria, per la Chiesa, per i ministeri.
Il Signore Gesù è mediatore in quanto attraverso la sua opera (che è “per tutti”, a favore dell’uomo e dell’umanità) e nella sua persona congiunge Dio e l’uomo e gli uomini tra loro. La formula liturgica, da sempre in uso, Per Cristo, nostro Signore (oppure, la formula lunga: Per il nostro Signore Gesù Cristo, ecc.) esprime, in semplicità e umiltà, la fede della comunità cristiana nell’immenso disegno del Padre che in Gesù ha “posto ogni pienezza” (Col 1,19). Nessuno, dunque, va al Padre se non in Gesù e nessuno è in Gesù se il Padre non lo chiama. Ma chi è e rimane unito a Gesù, per arcana vocazione, diventa partecipe anche degli “uffici” (o compiti, ministeri) propri del Signore Gesù; in lui e per lui si è sacerdoti – profeti – servitori regali[4].
“Per Cristo a Dio”, dunque. Il filo diretto che alcuni, più o meno consapevolmente, vantano con Dio (e con il divino) è tutto da verificare; le scorciatoie piacciono ma non servono. Le storpiature e le confusioni che ne derivano sono gravi. Anche per coloro che in Gesù non vedono l’accesso, l’entrata – per così dire – nella realtà e nella vita della Santa Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. In Gesù si condensa la vocazione che viene al popolo di Dio e a ciascuno dei suoi membri dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito. Si può dire che Gesù è il grande e primo – ultimo chiamato; ogni vocazione è in lui e per lui.
La mediazione della comunità cristiana
La comunità cristiana è mediatrice? Dalla concisa (fin troppo) “memoria” che abbiamo richiamato, esistono gli elementi per una risposta meditata.
Mediatrice la comunità cristiana è per grazia e per partecipazione (anch’essa gratuita) al suo Signore: Gesù il Salvatore, il Redentore, il capo della Chiesa, il corpo che ha in sé l’intera umanità.
Mediatrice è in quanto “sacramento”, segno e strumento del Mediatore unico e radicale.
Mediatrice è in quanto porta in sé la realtà profonda (il “mistero”) del Padre che chiama tutti, del Figlio che è chiamato e inviato, dello Spirito che consacra quanti sono chiamati nel e per il Figlio alla missione di salvezza. “Uomini e donne continuano a trovare la sorgente pura della loro vocazione nella fede del Risorto e nei doni inesauribili dello Spirito”[5].
La comunità cristiana è in sé, in modo costitutivo, vocazione, partecipe della vocazione del suo Signore. Per questo, è anche “luogo” di vocazioni, generatrice di vocazioni, come un grembo materno. Resta la natura singolare di una tale mediazione: si può descrivere come materna (in analogia con quella di Maria), precisando che la sua efficacia assolutamente dipende e attinge a quella di Cristo. Ne segue che la forza mediatrice della comunità cristiana e, in essa, di coloro che ne assumono il servizio è legata al rapporto intimo con Cristo, Signore e Salvatore. Comunità cristiana, cristiani e portatori di ministeri e di servizi sono sempre e solo servitori, come dice il Vangelo (cfr. Lc 17,10).
Valore e limite delle mediazioni umane
Due rapide sottolineature, per concludere.
L’indissolubile legame della comunità cristiana con il Signore Gesù comporta l’altrettanto intimo e profondo legame di tutti gli animatori vocazionali con la Chiesa, anche e soprattutto con la chiesa particolare e con le parrocchie che ne sono articolazioni ben precise e eminenti.
Le mediazioni umane nel cammino vocazionale sono preziose e importanti, per non dire necessarie. Ma esse non suppliscono, non esauriscono né fondano la mediazione ecclesiale e le sue forme tipiche che si riannodano alla Parola, ai sacramenti, alla carità e alla comunità/popolo di Dio.
Agli animatori vocazionali è chiesta una struttura di “personalità” che vive della mirabile unità di Cristo: divina e umana.
Note
[1] La terminologia usata nel titolo e che riprendiamo nel testo merita un chiarimento. Si dice: comunità cristiana e la si intende come sinonimo, in via preferenziale, di parrocchia e, più, ampiamente di chiesa particolare o locale. Ad essere precisi, comunità cristiana è termine di più ampio significato, equivalente a un gruppo di cristiani viventi in un luogo che rappresenta la Chiesa in maniera attuale, allorché si raduna per pregare, rendere testimonianza e servire. Comunità ecclesiale ha significato più determinato e evoca la presenza degli elementi che costituiscono la Chiesa, in particolare il ministero ordinato; in modo proprio si applica alla diocesi e alle parrocchie che sono comunità ecclesiali eucaristiche; le altre si dicono comunità per estensione di significato. La parola vocazioni, poi, si riferisce tanto alla vocazione cristiana generale quanto alle vocazioni specifiche. Per approfondire l’argomento, segnaliamo: 2° Congresso Internazionale per le Vocazioni, Documento conclusivo, Roma 1982, nn. 13-16; CEI Vocazioni nella Chiesa Italiana, Piano Pastorale per le vocazioni, Roma 1985, nn. 3-5; Comunità, voce in Enciclopedia teologica, a cura di P. EICHER, tr. it. Queriniana, Brescia 1989, pp. 127-136; in Lessico di teologia sistematica, a cura di W. BEINERT, tr. it. Queriniana, Brescia 1990, pp. 103-104; Mediazione di Gesù Cristo, voce in Lessico di teologia sistematica, o.c., pp. 405-408.
[2] Cfr. M. SEMERARO, L’animatore vocazionale laico: un “ministero di fatto”?, in ‘Vocazioni’ 2/1989, pp. 17-22.
[3] GIOVANNI PAOLO II, Omelia del 10 Maggio 1981.
[4] Cfr. L.G. 10-12.
[5] GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la G.M.P.V. 1980.