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Parabola della fonte

«Un’acqua viva mormora dentro di me e mi dice: Vieni al Padre» scriveva Ignazio di Antiochia nella sua Lettera ai Romani.

Tutta la nostra vita è un cammino in cerca della Fonte della vita. Ricerca di quella stessa fonte che nel Battesimo ci ha generati a vita nuova, facendoci figli di Dio.

Riportiamo qui una parte della Parabola della fonte, il testo con cui si apre la Regola del Maestro – un’antica regola monastica di autore anonimo (VI secolo).

 

Nati dal grembo della madre Eva che è terra, e generati dal padre Adamo nei disordini della concupiscenza, siamo discesi sul cammino di questo mondo, e sottoposti nel tempo al giogo di una vita d’esilio, percorrevamo la strada di questa vita nell’ignoranza del retto agire e in un’oscura esperienza di morte. Infatti il peregrinare nel mondo ci aveva caricati di un grosso bagaglio di peccati a causa della nostra negligenza: le nostre spalle si erano fatte stanche per i pesanti fardelli, il sudore della fatica, grondando, aveva ormai vicina la morte, e la sete bruciante ci faceva ansare sino allo sfinimento.

D’un tratto a destra, dalla parte d’oriente, scorgiamo una fonte insperata di acqua viva, e mentre ci affrettiamo verso di essa, una voce divina anzi di lì ci viene incontro e grida verso di noi: «O voi che avete sete, venite all’acqua» (Is 55,1). E vedendoci arrivare gravati dei nostri pesanti fardelli, riprese a dire: «Venite a me, voi tutti che faticate e siete gravati di pesi, e io vi ristorerò» (Mt 11,28). Noi allora, udita questa voce piena di bontà, gettati a terrai bagagli, spinti dalla sete, ci buttiamo giù avidamente sulla fonte e bevendo a lungo, ci rialziamo sanati. E dopo esser così risorti, restammo lì sbalorditi, fra l’immenso gaudio e i commenti, a contemplare ora il giogo portato su quella via, con una fatica ormai giunta a termine, ora i fardelli che col loro peso ci avevano stancati a morte, nella nostra ignoranza. […]

Noi sentiamo ormai come nostra madre non più Eva, fatta del fango della terra (Gen 2,7), ma la legge cristiana che ci chiama a una divina pace. Ed ugualmente non cerchiamo più un padre nella libera volontà di peccare, e sarebbe Adamo, ma nella voce del Signore che ci invita. E se per quel che possan valere i nostri desideri non osiamo di farlo, tuttavia rinati come siamo al tuo sacro fonte, ecco che già abbiamo trovato te, dove sei.

 

(Anonimo, Regola del Maestro, a cura di Marcellina Bozzi e Alberto Grilli, vol. 1, Paideia Editrice, Brescia 1995, pp. 45-46)