N.06
Novembre/Dicembre 2025

Una vita di porcellana

«Noi riusciamo a vedere solo la punta dell’iceberg delle persone. Osserviamo un istante fatto di gioie e dolori che le hanno portate fin lì, ma il resto è come sepolto».

Csaba dalla Zorza, La governante, Marsilio

 

La libertà, a volte, passa dal coraggio di fare un passo indietro. Mollare tutto, quando il tuo mondo sembra essere perfetto e pieno. Non curarsi che i tuoi familiari possano non essere d’accordo con quella che a tutti sembra una follia. Al sessantesimo compleanno, senza abbandonare la consueta compostezza, la donna dalla vita invidiabile fa un annuncio che sorprende: basta, non è così che vuole vivere, ma passare dal centro della scena al rendersi invisibile. Se la si guarda da fuori, la vita della protagonista non ha alcuna sbavatura, come un impeccabile servizio di porcellana: famiglia perfetta, professione prestigiosa, casa da copertina, manifesta agiatezza. Ma è questa la felicità? Oppure è solo un conformarsi a quello che si aspetta chi ti circonda? Cercare di non deludere mai le aspettative è un compito decisamente gravoso, soprattutto quando i tuoi desideri sarebbero stati altrove, ma li hai saputi piegare al dovere con ferrea volontà e perenne disciplina. Tra buone maniere e impeccabili mise en place, in un dipanarsi di dolcezza amara, il desiderio di essere soccombe all’ipocrisia dell’apparire, al timore del giudizio e allo spettro dell’inadeguatezza. Quanti segreti sono stati taciuti prima di capire che è la verità l’unica cosa che rende davvero liberi? Quante volte il lavoro, il ruolo di ogni donna nella famiglia e nella società viene dato per scontato? («Sono una donna, da me ci si aspetta che la rinuncia non sia etichettata come sacrificio, ma come necessità per la famiglia»). E se la vita narrata è quella di una signora dell’alta borghesia, circondata dal bello, dall’eleganza e dal lusso, non per questo bisogna cadere nell’errore di pensare che sia una storia snob, che non ci riguarda solo perché ambientata in una realtà privilegiata. Il nodo del romanzo sta proprio nell’ostentazione di un qualcosa che, per la maggioranza dei lettori, è fuori da ogni portata e che, in modo evidente, non rende immuni dalla sofferenza, dagli sbagli, dalle scelte devastanti (e magari non condivisibili), dal dolore taciuto, dal rimpianto. La protagonista, che resta senza nome fino all’ultima pagina del libro (nessuno sente mai necessario chiamarla per nome), aspetta per lunghi anni prima di concedersi il vero lusso: accettare di essere come si è, anche quando questo non corrisponde all’idea che gli altri hanno di te.