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O deserto ripieno dei fiori di Cristo!

Eliodoro segue Girolamo in Oriente, ma non si sente fatto per fare il monaco e torna alla sua città natale. Con una lettera, Girolamo cerca di convincerlo a tornare nel deserto.

Riportiamo qui una delle parti conclusive di questa lettera.

L’autore stesso definisce quello che segue un “Inno di gioia”. Qui Girolamo celebra la bellezza e le dolcezze che la vita nel deserto può nascondere.

 

O deserto ripieno dei fiori di Cristo! O solitudine ove nascono le pietre atte a costruire la città del gran Re, secondo la visione dell’Apocalisse! O eremo, in cui si gode l’intimità con Dio! Ma che fai, fratello mio, nel secolo, tu che sei più grande del mondo? Fino a quando i tetti t’opprimeranno con la loro ombra? Per quanto tempo ancora resterai rinchiuso nel carcere di città affumicate?

Credi a me: qui mi pare di contemplare una luce tanto più splendente! Godo d’aver deposto il fardello della carne, e di volarmene verso il cielo luminoso e terso. Temi forse la povertà? Ma Cristo ha chiamato fortunati i poveri.

Ti spaventa la fatica? Ma nessun atleta ottiene la corona senza aver sudato. Ti preoccupi del cibo? Chi ha fede non sente la fame.

Hai paura di ammaccare le tue membra consunte dai digiuni stendendole sulla nuda terra? Ma accanto a te riposa il Signore! Saranno ispidi e arruffati i capelli sul tuo capo trasandato? Ma il tuo capo è Cristo! Ti atterrisce l’ampiezza sconfinata del deserto? Ma tu con la mente camminerai in paradiso! La pelle ruvida e secca, perché priva di bagni, si raggrinza? Ebbene, chi s’è lavato una volta in Cristo, non ha bisogno d’una seconda lavanda.

In breve, senti come l’Apostolo ribatte tutte le tue obiezioni: «Non c’è confronto tra le sofferenze della vita presente e la gloria futura che si manifesterà in noi» (Rm 6,18).

 

(Girolamo, Lettera XIV.10, in Le lettere, Vol. I, Città Nuova, Roma 1996, p. 102-103)