N.06
Novembre/Dicembre 2025
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Il mistero degli ultimi tempi

I tempi della promessa hanno portato frutto nella resurrezione di Gesù (cf. At 13,32 ss.). Da quel momento la pienezza della divinità abita tra gli uomini nel corpo di Cristo.

Quando affermiamo, con il Nuovo Testamento, che questi tempi sono portati a compimento dall’“ora” di Gesù, non bisognerebbe pensare solo alla croce e alla resurrezione. All’interno di quell’evento unico della storia c’è un elemento intermedio spesso dimenticato: il Sabato santo. Il Sabato santo rivela in effetti uno degli aspetti della realtà profonda degli ultimi tempi. La terra è ormai dischiusa: essendo presente il corpo di Cristo, la morte è calpestata e non può più proseguire nell’ombra la sua opera di corruzione. Essendovi sepolto il Figlio di Dio, la terra è sposata e il corpo che essa porta ne uscirà incorruttibile. Ormai il nostro tempo non è più un sepolcro sigillato: è aperto alla pienezza, attirato nell’alleanza e in attesa della sua consumazione. È il tempo in cui colui che è salito presso il Padre, “portando con sé i prigionieri” (cf. Ef 4,8), continua incessantemente attraverso la sua chiesa a scendere nei nostri inferni, per strappare ai loro artigli i seguaci della morte. È il tempo del silenzio, prima che l’Agnello apra l’ultimo sigillo della storia, il tempo della speranza e del gemito: il tempo dell’incontro. Colui che è immagine del Dio invisibile è divenuto primogenito di coloro che risorgono dai morti (cf. Col 1,15-18). Egli viene a incontrare l’uomo nel vuoto del suo sepolcro: è qui che diventa visibile il suo corpo incorruttibile per coloro che la morte voleva tenere in suo potere. Se noi restiamo saldi nella fede in colui che ha in mano le chiavi della morte, possiamo uscire dall’Egitto ed entrare nella sua stessa vita. Gli ultimi tempi sono allora quelli di questo incontro, drammatico ed esaltante. Con essi, la storia è entrata nel grande “sabato santo” di Cristo, in quel lungo Sabato santo in cui il Vivente comunica la sua vita alle nostre profondità. Gli ultimi tempi sono questo punto misterioso dove, “dalla sua carne”, l’uomo può “vedere Dio” (Gb 19,26): Sì, noi siamo ancora feriti dalla morte, ma questa ferita non porterà più alla corruzione: è quella terra che si schiude e dalla quale sgorgherà il fiume di vita.

 

(Jean CorbonLiturgia alla sorgente, a cura di Riccardo Larini Ed. Qiqajon, Magnano, BI  2003, p. 76-80)

 

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