Dove c’è tutto, nulla manca
Nulla anteporre all’amore di Cristo
L’amore basta a se stesso, è merito e ricompensa a se stesso. Non cerca all’infuori di sé nessuna causa e nessun frutto: suo frutto è appunto amare. Amo perché amo, amo per amare. Grande cosa è l’amore purché risalga al suo principio e, ritornato alla sua origine, ricondotto alla sua fonte, attinga sempre da essa per poter fluire perennemente. Di tutti i moti dell’anima, dei sentimenti e degli affetti, l’amore è il solo con il quale la creatura può rispondere al suo Creatore, se non da pari a pari, almeno da simile a simile. L’amore dello Sposo – o meglio, lo Sposo che è amore – chiede solo reciprocità d’amore e fedeltà. L’amata dunque deve amarlo a sua volta. Certamente il flusso dell’amore non sgorga con la stessa ricchezza da chi ama e da chi è l’Amore, dall’anima e dal Verbo, dalla sposa e dallo Sposo, dal Creatore e dalla creatura: l’abbondanza della fonte non è certo quella dell’assetato. E allora? L’aspirazione di chi attende, l’ardore dell’amante, la fiducia di chi spera saranno delusi perché la sposa non può correre con il passo di un gigante, contendere in dolcezza con il miele, in mitezza con l’agnello, in candore con il giglio, in luminosità con il sole, in amore con colui che è l’Amore? No certo. Infatti, anche se la creatura ama di meno perché è più piccola, se ama con tutta se stessa, non le resta nulla da aggiungere. Dove c’è tutto, nulla manca.
(Bernardo di Chiaravalle, Sermoni sul Cantico dei Cantici, lxxxiii, passim)
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