N.05
Settembre/Ottobre 2000

Più mi inserivo nella mia comunità, più scoprivo la mia vocazione

Il compimento della volontà di Dio dovrebbe costituire il cuore dell’esistenza e della riflessione di ogni giovane cristiano. Quale progetto d’amore hai sognato per me, Signore? Come vuoi che spenda la mia vita? Come posso fare della mia esistenza un dono per tutta la Chiesa?

Questi interrogativi non possono non interpellare i giovani che vogliono seriamente costruire la loro vita  secondo il cuore di Dio. Una vita protesa verso il mistero d’amore da cui è sgorgata e a cui tende una vita squisitamente umana, totalmente “lanciata” verso la Verità. Il discernimento vocazionale, pertanto, costituisce la fatica più grande e delicata per ogni giovane che voglia cercare e gustare  fino in fondo la verità del proprio essere; verità che trova luce solo nel mistero di Dio e, pertanto, nel mistero della Chiesa. Giovanni Paolo II, nell’Esortazione apostolica Pastores dabo Vobis, afferma che: “È all’interno del mistero della Chiesa, come mistero di comunione trinitaria in tensione missionaria, che si rivela ogni identità cristiana” (Pdv, 12). È proprio vero! Cristo, nella sua Chiesa, continua a suscitare  le molteplici vocazioni particolari a servizio dell’unica vocazione battesimale alla santità, a servizio dell’edificazione del Regno. Interamente presente nell’esperienza comunitaria di ogni singola comunità  parrocchiale, la Chiesa universale offre le coordinate temporali e spaziali all’interno delle quali dovrà opportunamente collocarsi ogni autentica esperienza di discernimento vocazionale. Dal momento che la comprensione del progetto di Dio vede come protagonista principale lo Spirito Santo, è di fondamentale importanza che il giovane in ricerca vocazionale stabilisca un confronto maturo e profondo con una guida spirituale: un sacerdote che lo aiuti a riconoscere i movimenti dello Spirito nella propria storia e ad agire in conformità con quanto insieme si è compreso!

Ma è altrettanto importante ricordare che il direttore spirituale agisce sempre a nome di Cristo e della sua Chiesa: egli è il garante dell’ecclesialità del cammino vocazionale. Infatti, un’esperienza di ricerca vocazionale vissuta in modo intimistico ed individualistico di certo non si potrebbe definire come un’esperienza di fede ecclesiale!L’autenticità di una vocazione cristiana deve essere sempre verificata nel tessuto della Chiesa, in sintonia  con il cammino di fede compiuto dal giovane nella propria comunità parrocchiale. Il mio padre spirituale, agli esordi del mio cammino di discernimento vocazionale, mi ha invitato anzitutto ad inserirmi nella mia comunità parrocchiale in modo sempre più profondo  e fruttuoso. Quanto più mi inserivo in essa, tanto più mi rendevo conto di come i fratelli che Dio poneva sul mio cammino mi aiutassero a scoprire me stesso, i carismi che Lui mi ha donato, i miei limiti, la mia identità cristiana, in una parola, la mia vocazione!

Ho imparato, vivendo in parrocchia, a gustare la bellezza di essere membro attivo di una Chiesa più viva che mai: una Chiesa che palpita secondo il ritmo del Cuore di Cristo durante la celebrazione eucaristica e i momenti liturgici; una Chiesa che annuncia la prorompente gioia della Risurrezione attraverso le attività catechistiche; una Chiesa che soccorre le membra doloranti di essa attraverso il servizio della carità. Ripercorrendo le tappe più significative della mia esperienza umana e di fede, ho ringraziato il Signore per il dono dei miei catechisti e degli animatori parrocchiali che, insieme al mio parroco, hanno seminato pazientemente in me i germi del Vangelo, le esigenze radicali di esso, il seme della chiamata ad una vita di speciale consacrazione.

Soprattutto durante il mio itinerario di formazione al sacerdozio, compiuto in Seminario, ho compreso gradualmente come la comunità ecclesiale in cui il Signore mi ha donato di crescere sia come persona, sia come cristiano, costituisca il grembo della mia vocazione al sacerdozio: un grembo fecondo in cui si è annidato ed ha trovato nutrimento e calore l’embrione della mia chiamata. Durante le mie annuali esperienze di apostolato nelle parrocchie in cui sono stato mandato dai miei educatori del Seminario, ho gustato la preoccupazione materna della Chiesa che, in ogni singola parrocchia, continua ad alimentare e rafforzare la mia vocazione, confermandola attraverso il sostegno spirituale dei fratelli con cui entro in comunione.

Mi accorgo sempre di più come la Chiesa sia un sublime mistero di comunione: un mistero di salvezza che genera, nutre e conduce a pienezza ogni vocazione. Un mistero d’amore che continua a spezzare per me e per ogni uomo il Pane della Parola e dell’Eucaristia. Gesù è presente nella sua Chiesa: è il Capo e lo Sposo della Chiesa! Amare Gesù, seguirlo, scegliere di consacrarsi per sempre  al Suo amore, significa consegnarsi a Lui nella Chiesa, attraverso la Chiesa, per la Chiesa!

Auguro, pertanto, ai giovani lettori di questa piccola testimonianza vocazionale di percorrere nel cuore della Chiesa il discernimento della loro chiamata: il Cuore della Chiesa, infatti, è il Cuore stesso di Cristo!