N.02
Marzo/Aprile 2014

Pellegrini e cercatori di Verità

Nel Messaggio per la 51a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, Papa Francesco propone con chiarezza alcune traiettorie per la Pastorale delle Vocazioni. Riprendendo una riflessione rivolta alla Unione Internazionale delle Superiore Generali (8 maggio 2013), il Papa suggerisce una pista di ricerca e di proposta concreta ed attuale: «Ogni vocazione, pur nella pluralità delle strade, richiede sempre un esodo da se stessi per centrare la propria esistenza su Cristo e sul suo Vangelo. Sia nella vita coniugale, sia nelle forme di consacrazione religiosa, sia nella vita sacerdotale, occorre superare i modi di pensare e di agire non conformi alla volontà di Dio. È un “esodo che ci porta a un cammino di adorazione del Signore e di servizio a Lui nei fratelli e nelle sorelle”».
È un “esodo” orientato ad un cammino di adorazione del Signore, che per Papa Francesco con è rinchiusa in un ambito puramente contemplativo, ma sfocia in una dedizione di full immersion nella missione (cfr. anche Evangelii Gaudium, n. 273); un esodo che ci ridefinisce come «pellegrini e cercatori di Verità». Il Convegno Nazionale 2014, di cui questo numero di «Vocazioni» riporta gli Atti, si è collocato in profonda sintonia con questa prospettiva. È indubbio che questo nostro tempo è un passaggio “critico”, di grandi cambiamenti epocali, sia a livello socio-culturale che ecclesiale. Ciò comporta ridare centralità alla fecondità e alla creatività della vita, anche se maturate in momento difficili, faticosi e sofferti.
L’abbandono di alcune certezze può portare alla scelta coraggiosa di vie nuove, capaci di ridare fiducia al cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo, spesso annichiliti da un profondo senso di smarrimento, di confusione e di vuoto interiore.
C’è una interessante interpretazione di P. Marko Ivan Rupnik, sul termine “verità”, che si sviluppa attraverso quattro differenti accezioni e tradizioni linguistiche1: — in ebraico il termine verità = emet deriva da un verbo, aman, che significa essere solido, sicuro e degno di fiducia. Infatti, il popolo ebraico identifica in JHWH questa sua incrollabile fiducia e verità;
– il termine greco alétheia significa non nascosto, svelato, ma anche non dimenticato. È l’aspetto conoscitivo della verità in ciò che si rende visibile e conoscibile alla razionalità umana;
– il latino veritas sottolinea di più il Mistero da essa evocato, in quanto deriva il suo significato dall’aggettivo “vero, cioè degno di essere creduto”…
– il termine slavo che significa verità è istina: il suo significato deriva da due termini che indicano tutto ciò che esiste e che respira: è la conoscenza di tutto ciò che rappresenta una realtà vivente.
Possiamo cogliere che questa è una lettura sinfonica del termine; ce ne dà una valenza ampia, non ridotta al suono di un semplice strumento.
La verità introduce quindi alla relazione, alla alterità più intima e profonda.
Il filosofo francese Emmanuel Lévinas (1906-1995), afferma che oramai è tempo di abbandonare la logica occidentale tutta centrata sull’essere e poi sull’io, per andare verso la logica più biblica del “volto”.
Quale Volto noi cerchiamo?
Il quadro Tratto bianco, dipinto nel 1920 da Vasilij V. Kandinskij (1866-1944) e riportato nella cover, può aiutare la nostra ricerca.
Esso è come una finestra spalancata sul mondo. L’artista realizza un’apertura poligonale che lascia scoperto, ai quattro angoli, il fondo scuro della tela. Questa finestra irregolare lascia intravedere alcuni elementi naturalistici, il cielo e la sagoma di una montagna.
A ciò si sovrappone una varietà di forme e colori dominate dal tratto bianco, che come un fulmine squarcia la tela, quasi la incide, divenendo il fulcro della composizione. Con questa sovrapposizione di arte e di natura Kandinskij suggerisce che vicino al mondo del creato in cui siamo immersi, si affianca una prospettiva di bellezza artistica, spirituale e relazionale che ci apre al confronto e alla valorizzazione della diversità, dove il “tratto bianco” è la via per uscire da noi stessi per immergerci nell’Infinito Blu, come il cielo, come il mare.
Significa camminare incontro alla luce e scorgere, anche solo per un attimo, la Stella che annuncia il mattino, in uno sforzo di ricerca paziente ed umile, perché essa sfugge allo sguardo distratto.