N.02
Marzo/Aprile 2024

Questione di prospettiva

“Dentro era una profusione di luci e di colori. Cinìn restò immobile sulla porta, come paralizzato. Tutti quei colori lo abbacinavano, non riusciva a tenere gli occhi fermi perché erano continuamente sollecitati da nuove sensazioni, da stimoli che si sopraffacevano l’un l’altro. Gli ci volle un po’ di tempo per mettere ordine in quell’arcobaleno impazzito”. 

Marco Santagata, Il maestro dei santi pallidi, Guanda

 

Seduto a cavalcioni di un ramo di quercia, con la corda appesa al collo, Cinìn sembra un po’ Aureliano Buendia: ricostruisce il tempo passato, ripensa alla sua vita e alla serie di eventi e coincidenze imprevedibili che lo hanno portato – da orfano senza istruzione, guardiano di mucche – a divenire il famoso “maestro dei santi pallidi”. Il suo vero nome, in realtà, sarebbe Gennaro, ma Cinìn di quel nome, lì sugli Appennini modenesi, si vergogna. Da dove sia arrivato nessuno lo sa, e a nessuno importa, eppure quel piccolo servo “bastardo” – “comprato dagli zingari” – analfabeta, soggiogato da un padrone rude, si imbatte per caso negli affreschi di una chiesetta di campagna e ne riceve un’epifania di senso. Intuisce che esiste un altro mondo, un’altra dimensione rispetto alla violenza, all’ignoranza, a un destino agro che pare ineluttabile. Tutto quello che desidera, adesso, è diventare un pittore e riesce ad arrivare a bottega da mastro Gilberto che, riconosciuto il suo talento, lo istruisce alla pittura e alla vita, divenendo suo padre putativo in un apprendistato artistico e umano. In una narrazione che alterna presente e passato, con un’accurata ricostruzione storica e ambientale, si snodano le avventure di Cinìn che, molti anni dopo, tornerà al castello per accogliere la commessa della contessa di Renno, la donna che col suo volto da Madonna tanto lo aveva fatto sognare da ragazzo. E Cinìn sconvolgerà tutti, dipingendo un’“Ultima cena” decisamente diversa da quelle viste fino ad allora: è l’esordio della prospettiva. Perché, come diceva quel tale, “da che punto guardi il mondo tutto dipende”.