Dammi un’altra possibilità!
Una vita turbolenta: finito in carcere minorile e divenuto, poi, un boss della criminalità organizzata londinese, a 27 anni, dopo aver ridotto un uomo in fin di vita, conosce una svolta nella sua vita. John Pridmore scopre, ad un certo punto, quanto Dio lo ami e sceglie di dedicare la sua vita all’evangelizzazione. Riportiamo qui un testo tratto dal libro Il buttafuori di Dio, nel quale lui stesso racconta il momento di questa presa di consapevolezza.
“Un pomeriggio, mi recai a Kilburn da un amico per giocare a backgammon, ma non era in casa. Mentre ero seduto in macchina ad aspettarlo, ripensavo alla conversazione avuta con Gary e a quello che mi aveva detto, a proposito di lasciare il passato a Dio. Non riuscivo a togliermelo dalla mente. Stavo sorseggiando una birra e fumando uno spinello, quando a un certo punto vidi avvicinarsi un poliziotto. Con un guizzo, gettai lo spinello fuori dal finestrino e misi la lattina sotto il sedile. Il poliziotto mi chiese di scendere dalla macchina e di fare un test per misurare il livello di alcool. Risultai appena sotto il limite consentito. Mi suggerì di non bere più e di andare a casa. Ero stanco, così seguii il suo consiglio.
Tornato a casa, tutto solo, pensai a che disastro fosse la mia vita. Mi sentivo molto depresso e vuoto. Erano circa le nove di sera. A un certo punto udii qualcosa di simile a una voce, che mi elencava tutte le peggiori malefatte che avevo compiuto. Sarà la TV pensai, e subito cambiai canale. Ma la voce era ancora lì. Spensi la TV Che stava succedendo? Stavo impazzendo?
Si accese allora una luce dentro di me: era la voce che tutti sentiamo, quando abbiamo fatto cose buone o cattive. Era la voce di Dio, della mia coscienza. Mi venne a mancare il respiro. Mi sembrava di morire, mi sentivo in preda a una paura incredibile. “Sto andando all’inferno”, pensai. Caddi sulle ginocchia, e cominciai ad avere le lacrime agli occhi. «Dammi un’altra possibilità!», gridai.
All’improvviso, ebbi come la sensazione che qualcuno mi avesse messo una mano sulla spalla e mi stesse sollevando. Mi sentii pervaso da un calore incredibile e la paura svanì immediatamente. In quell’istante non solo credetti, ma capii che Dio esisteva.
Ebbi allora un desiderio irresistibile di uscire e condividere quest’esperienza così incredibile. Chiusi la porta dietro di me e, guardando l’orologio, notai con stupore che era l’una di notte. Roba da non credere, erano passate quattro ore. Allora feci una cosa mai fatta prima: mi misi a pregare. «Dio, finora nella mia vita ho solo preso da te, ora voglio dare». Fui come consumato da un grande sentimento di amore. “Questa è la sensazione più meravigliosa che abbia mai provato”, pensai. Non poteva durare più di un minuto. Mi resi conto, allora, per la prima volta nella vita, di essere amato da Dio. Fino ad allora, mi ero sempre ritenuto indegno e non importava se ero vivo o morto.
Chi poteva capirmi? A chi potevo dirlo? Mi venne allora in mente mia madre. Lei e il mio patrigno erano le uniche persone, fra quelle che conoscevo, che credevano in Dio. Mi avviai così da mamma, che abitava a una mezzoretta di distanza. Era abituata a vedermi arrivare a qualsiasi ora, di solito ubriaco e con un mazzo di fiori in mano.
Quando aprì la porta, sbottai: «Mamma, credo di aver trovato Dio!».
«Cosa, all’una e mezza di notte?», disse, stropicciandosi gli occhi per il sonno. Alan era dietro di lei in pigiama.
Mentre mamma andava in cucina a mettere il bollitore del tè sul gas, mi sedetti in salotto, insieme ad Alan, che appariva perplesso. Mamma tornò, si sedette sul divano e chiese: «Hai bevuto?».
«No, mamma», risposi. «Mi è successa una cosa stranissima». Così le raccontai tutti i fatti straordinari di quella notte. A giudicare dai loro volti, non erano sbalorditi come pensavo. Poi mi ricordai che mi avevano detto, in più occasioni, quante volte Dio li avesse aiutati nella loro vita. Ricordai come ci avevo riso sopra, dicendo che Dio era solo una favola che si racconta alla gente affinché si comporti bene. E ora eccomi là, convinto che Dio esisteva e, cosa più importante, che mi amava.
Al termine del mio racconto, mamma e Alan avevano le lacrime agli occhi. Alan disse: «È una cosa meravigliosa. Una risposta alle nostre preghiere».
«John», disse lentamente mamma, «devo dirti una cosa». «Cosa?» «Io ho pregato per te ogni giorno».”
(John Pridmore, Il buttafuori di Dio, Paoline 2011, pp. 109-111)
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