Olio
«Ecco: la tua voce è la mia gioia,
la tua voce è per me sopra ogni dolcezza.
Non abbandonare i tuoi doni,
non trascurare questo filo d’erba assetato.
Fa’ che io trovi grazia davanti a te
e mi si aprano, quando busso,
gli intimi segreti della tua parola»
S. Agostino
Dopo esserci avventurati sulla strada dell’interiorità, dopo aver suggerito il risveglio del cuore, dopo aver ricollocato l’esistenza all’interno di un popolo in cammino, dobbiamo ricordarci che «la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17).
Ogni itinerario di discernimento vocazionale, qualunque sia il suo abbrivio di partenza – un’adorazione eucaristica, un pellegrinaggio, una conversione dopo una provvidenziale confessione – non può non approdare alla Parola di Dio, per una nuova e più matura ripartenza. Del resto, siamo già convinti con san Girolamo che «ignorare le Scritture significa ignorare Cristo» (Commento al Profeta Isaia, Prologo).
Dunque, se non c’è discernimento senza preghiera, non c’è preghiera se non dentro, attraverso e con la Parola di Dio!
Lo riteniamo ovvio, ma nulla si può dare per scontato: laddove la fede delle nuove generazioni che ci sono affidate fosse solo nutrita dalle nostre celebrazioni eucaristiche, la liturgia della Parola – porzione fondamentale di ogni celebrazione, se anche fosse curata da zelanti lettori e da un ottimo predicatore, non sarebbe sufficiente a permettere un contatto intimo, vivo ed efficace con la Sacra Scrittura.
Fatta salva la possibilità che Dio ci raggiunga e operi nel cuore di tutti noi come vuole per la potenza del suo Spirito, ordinariamente conosciamo la necessità di sostare sulla Parola per permettere che la Sua opera si compia e si completi. Insegnare a pregare ha molto a che fare con l’insegnare l’ascolto della Parola non tanto e non solo nel metodo, quanto nella docilità e nella perseveranza, nella profondità e nella resa.
La Sacra Scrittura – lo sappiamo ma vale sempre la pena ribadirlo – si offre a noi come un testo a più livelli: attraverso i più diversi generi letterari, il livello della superficie del testo racconta eventi, narra storie, contiene preghiere, descrive immagini e simboli. Sotto la trama del testo scorre lo Spirito di Dio che, come acqua, in modo carsico, si fa strada per raggiungere il lettore, irrigarne e fecondarne la vita, e come luce filtra in ogni sua feritoia illuminando gli occhi del suo cuore (cf. Ef 1,18).
«Quando io rumino soavemente la parola di Dio, le mie viscere si riempiono, il mio interiore è nutrito, il mio cuore riceve luce per comprendere, la mia bocca parola per edificare, le mie mani opere di giustizia» diceva san Bernardo. Raggiungere le viscere, nutrire l’intimo, illuminare il cuore, riempire bocca e mani di bontà è un processo lento, avvincente che è possibile vivere e far vivere attraverso una lettura avida, un ascolto devoto e un approfondimento entusiasta della Sacra Scrittura.
«La Parola sarà per l’uomo come l’olio sulla fiamma. Se c’è in lui qualcosa da nutrire, essa lo nutre, lo fa crescere, lo fa durare. Per altri la lettura sarà come una fiamma accostata all’esca; avverrà che chi era senza fiamma di carità, potrà prendere fiamma per effetto della nostra predicazione. Ne risulta perciò che in certuni si dà accrescimento a ciò che già c’è in loro; in altri viene fatta accendere la fiamma della carità che loro manca: e così tutti godiamo in unità di carità». (Agostino, Commento alla prima lettera di Giovanni, Prologo).
È la Parola di Dio che chiama, conferma, muove; è lei che «è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio, essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12-13).
Ogni vocazione è sempre animata da una Parola, straordinariamente a volte anche da un solo versetto che, se acceso dallo Spirito, sarà difficile spegnere e illuminerà ogni passo della vita.
«Dovendo la Sacra Scrittura esser letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta» (DV 12), nessun accompagnamento di discernimento vocazionale dovrà prescindere dall’offrire occasioni di preghiera, lettura e meditazione sulla Parola di Dio. Evitando una modalità intimista e autoreferenziale, i molteplici metodi di lectio divina offerti dalla lunga tradizione cristiana, si arricchiscono se vissuti all’interno di quel popolo di ascoltatori di cui tutti facciamo parte; possibilmente in piccole comunità, dove sia favorita la condivisione e l’ascolto reciproco.
La fede, se non è condivisa, semplicemente non è! Così la Parola, che non deve essere lasciata a privata spiegazione (cf. 2Pt 1,20), suscita emozioni, riflessioni, domande, desideri sui quali è opportuno lavorare insieme, senza mai invadere il campo della coscienza personale, per portare alla luce la verità della persona e quindi la sua più autentica vocazione.
«La Sacra Scrittura è da considerare come un campo in cui noi vogliamo costruire. Non dobbiamo essere pigri né superficiali. Scaviamo in profondità, fino ad arrivare alla pietra. E la pietra è Cristo» (Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, 23,1).