N.04
Luglio/Agosto 1999

Riproporre il gusto per le “domande grandi” attraverso una “missione vocazionale”

Questa esperienza, come tante altre attività vocazionali, ha come finalità quella di creare una “nuova cultura vocazionale”, che è una componente della Nuova Evangelizzazione.  Secondo il documento, Nuove Vocazioni per una nuova Europa (13b) “alla cultura della distrazione va opposta una cultura capace di ritrovare coraggio e gusto per le domande grandi, quelle relative al proprio futuro… Questa cultura diventa oggi, probabilmente il primo obiettivo della pastorale vocazionale”. Sono queste le sollecitazioni che stanno alla base della missione vocazionale che abbiamo voluto proporre nella parrocchia di Castelcovati (5.000 abitanti), avvertita la necessità, da parte del Consiglio Pastorale, di creare nella parrocchia intorno alla vocazione quella sensibilità che si possa chiamare “cultura vocazionale”.

 

Come è nata l’idea della missione vocazionale

Insieme alle motivazioni sopra esposte, a far scattare la molla della “missione vocazionale” ci sono state altre motivazioni: la stanchezza che vivono le settimane vocazionali zonali nella nostra Diocesi, il desiderio di lanciare un segno-provocazione a livello diocesano e il tentativo di arrivare più in profondità nell’annuncio vocazionale.

 

Destinatari

Si sono scelti come destinatari soprattutto gli adulti e le famiglie “vicini”, senza escludere i “lontani” e giovani, ma da raggiungere semmai in un secondo tempo da parte di coloro che avrebbero partecipato alla missione.

 

Obiettivi

Sono più di uno: sensibilizzare la dimensione vocazionale della vita favorendo una “nuova cultura vocazionale” nella comunità cristiana; annunciare le diverse vocazioni radicate nell’unico battesimo, cercare di raggiungere il maggior numero possibile di “vicini”, per giungere attraverso loro, al maggior numero di “lontani”.

 

Preparazione

Il CDV tutto coinvolto in questa iniziativa ha preparato una proposta di progetto da presentare al Consiglio Pastorale Parrocchiale e a coloro che si erano resi disponibili ad animare la missione vocazionale. In seguito si è costituito un gruppo di lavoro per preparare il materiale necessario: questionari divisi per fasce (adulti, giovani, adolescenti, cresimandi, ragazzi), schede di preparazione dei vari incontri, liturgie, momenti di preghiera e schemi di riflessione.

Si sono fatti, poi, parecchi incontri con il c.c.p., i catechisti, gli operatori pastorali del luogo (circa 40 persone) e con gli altri “missionari”: tre religiose mariste, sette novizie comboniane, una suora comboniana, due suore maestre di Santa Dorotea, due suore operaie, due postulanti delle suore operaie, due consacrate secolari, tre madri canossiane, una suora figlia del S. Cuore, due padri conventuali, otto frati minori, un frate marista, un padre pavoniano, tre postulanti pavoniani, sette coppie di sposi, quattro diaconi permanenti, quattro candidati al diaconato permanente, otto seminaristi di quinta teologia del Seminario Diocesano, cinque laici e cinque preti diocesani.

 

Il tema: “Chiamati dal Padre che attende”

La chiamata è iniziativa gratuita di Dio Padre. Se è il Padre che chiama, chiama perché ama e vuole la vita e la realizzazione piena della persona; chiamando crea una realtà nuova; la chiamata è di tutti. L’attesa di Dio precede la nostra risposta e la suppone: è un’attesa paziente (è quella di un padre che dà tutto il tempo necessario perché la persona capisca e si decida nella risposta); è un’attesa non inerte, ma che sollecita, non fosse altro che con un cuore capace di far sentire il battito del suo amore. L’attesa si compie nella risposta di colui che il Padre chiama e così si compie pure il Suo amore.

 

La missione vocazionale

Il 1° novembre 1998 è stato dato l’annuncio della missione a tutte le messe domenicali, attraverso una liturgia preparata apposta, l’omelia e la breve presentazione delle vocazioni che sarebbero state a tema della missione. Tutti i fedeli sono stati invitati a pregare e a diffondere il messaggio, a tutti è stato dato l’invito scritto.

Il 29 novembre e il 6 dicembre sono state due domeniche di avvicinamento alla missione, attraverso la proposta di due tematiche particolari: “Siamo tutti chiamati alla santità” e “Dio padre origine di ogni vocazione”.  Domenica 29 alla messa serale i “missionari” hanno ricevuto il mandato. Nei due venerdì seguenti a queste domeniche si sono tenuti ventidue centri di ascolto sugli stessi temi, preparati da due schede già spiegate ai “missionari”.  I “missionari” e gli animatori dei centri di ascolto si sono ritrovati nella chiesa parrocchiale per un momento di preghiera per distribuirsi, poi, nei vari centri dove ci si è messi in ascolto della radio parrocchiale per un momento di preghiera comunitaria. In ogni centro di ascolto erano presenti uno o più “missionari” che introducevano il tema, e uno o più animatori della parrocchia. Complessivamente ogni volta i partecipanti sono stati circa trecento.

 

La “Settimana Vocazionale”, cuore della missione

Si è aperta domenica 13 dicembre con il tema: “La Chiesa assemblea di chiamati”. A tutte le messe erano presenti alcuni testimoni delle diverse vocazioni che hanno preparato e animato la liturgia e proposto l’omelia. In questa domenica si è fatta la memoria del Battesimo ed è stata consegnata la preghiera del battezzato. Durante la settimana ogni giorno è stato dedicato ad una vocazione ed aveva questa struttura:

– Mattino: S. Messa con meditazione per mamme, spose e adulti.

– Pomeriggio: incontro a gruppi con i ragazzi del catechismo e testimonianze vocazionali.

– Sera: incontri, separati, per giovani e adulti, con testimonianze vocazionali.

Al termine di ogni incontro si è consegnata una scheda sulla vocazione presentata.

Lunedì è stato dedicato alla vocazione al matrimonio, martedì alla vita consacrata, mercoledì al ministero ordinato, giovedì alla vocazione missionaria. Venerdì si è tenuta una giornata penitenziale: l’atteggiamento di conversione è quello più vero per aprire l’animo alla chiamata del Signore e maturare un’autentica risposta. Sabato è stata una giornata di preghiera per le vocazioni, animata nel pomeriggio da circa sessanta ragazzi delle medie, prima e seconda superiore del Seminario Diocesano.

20 dicembre: domenica conclusiva con il tema: “Il Padre attende la nostra risposta e il nostro impegno”. A tutte le messe erano presenti i testimoni delle varie vocazioni che hanno animato la liturgia e proposto l’omelia. A tutti i fedeli è stato consegnato un messaggio da parte dei “missionari”, che richiedeva una risposta concreta di vita: assumersi liberamente ed esprimere pubblicamente l’impegno di vivere la vita come vocazione, rispondere seriamente alla propria chiamata e aiutare gli altri a fare altrettanto. La conclusione ufficiale si è tenuta la sera con un rito particolare: ci si è trovati tutti all’oratorio e, seguendo l’icona di Cristo con i ceri accesi, ci si è incamminati verso la chiesa parrocchiale dove troneggiava un’icona del Padre che attende a braccia aperte: li si è celebrata la Messa conclusiva.

 

Richiamo di missione

L’entusiasmo che i centri di ascolto, in modo particolare, hanno suscitato, ha portato i fedeli della comunità parrocchiale a richiedere di poterli rifare, con tematiche vocazionali, durante la Quaresima. Così i “missionari” si sono nuovamente distribuiti in sedici centri di ascolto per due volte durante la Quaresima.

 

Valutazione dell’esperienza

È stata certamente un’esperienza molto positiva, in cui si è creato un vero clima di comunione. Si è notato, da parte di chi ha partecipato, una riscoperta del senso di appartenenza ecclesiale, la gioiosa sorpresa di scoprirsi tutti chiamati. Gli adulti, in particolare i genitori e i catechisti, hanno riscoperto il loro ruolo educativo-vocazionale. È stata molto sottolineata la gioia della condivisione e la bellezza di una comunione ecclesiale, arricchita dalle diversità vocazionali. Molti hanno riscoperto la libertà e l’entusiasmo di comunicare ad altri l’esperienza che la comunità stava vivendo.

È da evidenziare anche la grande comunione vissuta tra i “missionari”, che hanno riscoperto così la pastorale vocazionale unitaria e sono stati aiutati, dovendolo annunciare, a riappropriarsi della propria vocazione.

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