N.01
Gennaio/Febbraio 1999

L’annuncio del tema nel cammino spirituale dei giovani in Diocesi

Ha avuto luogo, giorno 8 Novembre, presso il Seminario Arcivescovile, la prima Giornata di Spiritualità per giovani, organizzata dal Centro Diocesano Vocazioni con la collaborazione dell’intera comunità del Pio XI. Gli incontri di quest’anno pastorale, guidati da don Luca Bonari, Direttore del Centro Nazionale Vocazioni, avranno come filo conduttore il tema della fedeltà, proponendo e sviluppando il messaggio della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni per l’anno 1999: “Nella tua fedeltà è il mio amore, Eccomi”. Tale tema si articolerà, nelle tre giornate diocesane di spiritualità, in altrettanti aspetti: Fedeltà a se stessi; Fedeltà agli altri; Fedeltà a Dio (28 Febbraio e 25 Aprile le altre due giornate).

 

Perché parlare di fedeltà?

Da una lettura del contesto storico nel quale viviamo emerge un risveglio delle vocazioni di speciale consacrazione ed una crescente difficoltà alla perseveranza. In tal senso don Luca Bonari, introdotto da una presentazione del Rettore, don Santo Marcianò, sul senso e lo scopo dell’incontro, ha sottolineato il ruolo importante che gioca la comunità cristiana come luogo nel quale si creano quelle condizioni perché ciascuno possa scegliere una vocazione all’amore ed in essa perseverare tutta la vita. Deve essere perciò grembo materno della vocazione, custodendo e facendone crescere il dono. Perché ciò sia possibile è necessario mettersi di fronte ad un Padre che ci ha amato da sempre con amore gratuito, che ha dato tutto per noi, che è fedele fino alla fine. Nasce così una “storia d’amore”.

Fatta questa premessa, don Luca affronta l’argomento centrale dell’incontro partendo da una provocazione: “La fedeltà mi interroga”; affermando che si può accogliere tale provocazione solo alle condizioni che questa fedeltà rappresenti per ciascuno di noi un di più, che questa possa essere considerata come valore riconducibile all’esperienza di tutti. Non si può infatti, considerare valore per sé, ciò che non può essere considerato valore per tutti; solo così si è testimoni ed evangelizzatori. A questo punto occorre interrogarsi in prima persona e domandarsi: cosa manca per realizzare il valore umano della fedeltà a se stessi? L’aiuto a rispondere a tale interrogativo viene evidenziato da Bonari in tre momenti: 1) Coscienza della propria identità. 2)Quali sono le vere dimensioni dell’amore? 3)Determinazione a sottrarsi a tutto ciò che allontana da se stessi.

– Per acquisire una piena consapevolezza della propria identità occorre capire, nell’evoluzione della persona cosa sta accadendo. Questa capacità di discernimento risulta però essere difficile nell’attuale contesto di una cultura dei bisogni indotti, per cui la conseguenza è stata di pensare che l’immagine che dà un corretto rapporto con il proprio io, è di uno che vale in proporzione a quanto consuma, ed alla fine si consuma se stessi. Emerge così una realtà nella quale i giovani soprattutto, non vogliono e non possono più assumere rischi. Si sentono impotenti, senza radici, incerti su ciò che vogliono. Molti diventano apatici, cadono nella depressione e cercano surrogati di felicità come la droga e le relazioni sessuali irresponsabili, cercando disperatamente di riempire il vuoto della loro vita, l’angoscia della loro solitudine. Questi sono indicatori, segni profetici di un’immensa sete di appartenenza, che è il grido di domande che nascono dentro la nostra vita e dalla nostra esperienza quotidiana, con l’identità dei figli di Dio. Fedeltà a se stessi allora, diventa la sfida di essere fedeli al progetto che siamo noi, riconoscendo ed accettando di essere mistero a noi stessi, nella verità di un “sì” detto a Dio.

– La prima fondamentale dimensione dell’uomo è l’amore. Siamo fatti costitutivamente per amare. Nell’avventura umana, questa è la verità che ci precede, ci accompagna, ci attende. Siamo dunque chiamati a rispondere all’amore con l’amore. Per operare tale risposta occorre non guardare a se stessi in modo esclusivo, ma aprire il cuore a Gesù Cristo, l’amore fatto carne, che per noi e con noi si fa compagno di strada alla piena realizzazione del senso della vita. Questa apertura all’accadimento di Dio nella nostra esistenza, dà una forza molto grande, ma allo stesso tempo è molto esigente, perché ciò chiede di vivere nella povertà, nell’insicurezza, mettendo la nostra fiducia e la nostra sicurezza nella potenza del Padre e nella Resurrezione. La croce è il passaggio obbligato verso la Gloria.

– Per realizzare il valore della fedeltà a se stessi infine, occorre investire nell’avventura umana tutto ciò che siamo: intelligenza, cuore, ma soprattutto volontà; non da soli, ma insieme agli altri. La fedeltà allora da questo punto di vista dice costanza, tenacia, perseveranza, da raggiungere con l’ausilio di alcuni strumenti, quali la Chiesa, la preghiera, la sperimen-tazione quotidiana di questo valore, a casa, a scuola, in gruppo, ecc., affrontando così la fatica di progettarsi, di gettarsi in avanti, di uscire da sé. Fedeltà a Dio e a se stessi, diviene quindi per ogni essere umano, la chiamata a trascendersi nella libertà dell’amore.

 

A coronamento della riflessione proposta da don Luca ha fatto seguito un intervento del nostro Arcivescovo, giunto in Seminario per porgere il suo saluto ai giovani della Diocesi, e con loro partecipare ad uno dei momenti della giornata. Prendendo la parola, il Vescovo ha sottolineato che prima di qualsiasi vocazione, ciascuno è chiamato a rispondere all’amore, prendendo consapevolezza che questa è la sua prima dimensione. Con riferimento all’enciclica del Papa “Fides et Ratio” ha esortato i giovani ad essere critici, usando la propria ragione nella crescita della propria identità e nella ricerca di Dio, senza farsi manipolare dalle mode correnti, ma tendendo alla Verità. Infine come pastore premuroso ed attento ai bisogni del popolo, ha invitato tutti e ciascuno ad alzare lo sguardo verso Dio, riscoprendo la bellezza di donarsi fino alla fine, accogliendo questo amore con il cuore aperto alla speranza ed impegnandosi in un cammino di conversione, che rende capaci di amare il Padre ed i fratelli. 

Successivamente tutti i giovani convenuti si sono recati nella cappella seminariale, dove ha avuto luogo l’adorazione dell’Eucaristia, alla quale ha fatto seguito la celebrazione particolarmente festosa della S. Messa. Di seguito, mantenendo alto un clima di gioia ed allegria, si è condivisa un’agape fraterna, durante la quale si sono intrecciati numerosi rapporti di conoscenza. 

Ottimo momento della giornata è stata la condivisione dei giovani in alcuni gruppi di risonanza, riguardo alle suggestioni, i contenuti fino ad allora assimilati, alla preghiera personale e comunitaria, con la possibilità di farsi dono reciproco dell’esperienza vissuta. A questo punto, ritrovatisi nuovamente insieme nell’Aula Magna del Seminario è iniziata una comunicazione vivace e ricca di contenuti con don Luca, allo scopo di riferirgli le risonanze sul tema proposto o per approfondire l’argomento trattato.

 

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Testimonianze di alcuni giovani

Tonino: “Essere fedeli a noi stessi non significa altro che essere fedeli alla nostra vocazione all’amore. Siamo stati creati da Colui che è l’Amore, per amare e realizzare la nostra vera natura. Questo percorso di crescita umana e spirituale però, non è esente da fatica; nessun ascensore si sostituisce alle scale. La fedeltà all’amore ci porta dunque a diventare noi stessi nel pieno compimento del progetto di Dio”.

Marilena: “Sentiamo molto il bisogno di crescere e di confrontarci con gli altri giovani della nostra Diocesi, ed è questo uno dei grandi pregi di queste giornate di spiritualità. Un grazie sincero quindi a coloro che con impegno ed amore hanno preparato questi incontri, che hanno avuto e speriamo continuino ad avere nella nostra vita ed in quella degli altri una grandissima importanza”.

Gaetano: “La fedeltà non ha mai esercitato su di me un grande fascino, questo perché oggi non è considerata più un valore. Stranamente però, grazie anche a don Luca, mi è sembrato di capire che questa fedeltà esiste ed ha diritto di cittadinanza nella vita di tutti. Perché questo? Forse perché fedeltà a se stessi significa anche tenacia, perseveranza, ma soprattutto desiderio di lottare per difendere, custodire e realizzare ciò che siamo: il progetto di Dio”.

Teresa: “Credo che questa giornata si possa paragonare ad una cordata formata da tante persone che costituiscono la comunità cristiana ed insieme decidono di scalare una faticosa montagna. Ciò che mi ha colpita di più, è che mi sono sentita parte di questa cordata, anche grazie alla gioiosa accoglienza che è stata fatta a ciascuno di noi. Per noi giovani è importante sentirci amati e sapere che è possibile essere amici, anche nella fatica del quotidiano, dove vivere alcuni valori come la fedeltà sembra solo un’utopia, ma che ciascuno di noi sente il desiderio di fare propri. Dopo avere vissuto questa esperienza ognuno di noi ha una speranza in più, perché può dire che esiste l’amicizia, la vita comunitaria, resa visibile concretamente grazie alla presenza della comunità del Seminario”.

 

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Dall’ascolto di queste testimonianze, al termine della prima giornata di spiritualità, don Luca Bonari ha tratto una immediata conclusione, con il conseguente mandato ai giovani: “La vita non è una banalità, ma una cosa seria, meravigliosa, una missione d’amore che è un impegno per tutti. L’amore appassionato di Dio, che si manifesta pienamente nella sua fedeltà, deve tornare al centro dell’annuncio cristiano; la bella notizia che in Cristo il Padre ha dato la più grande prova d’amore deve diventare vita della nostra vita. Solo così sarà possibile fare incontrare il cuore di Dio con il cuore di ogni creatura”.