“Fascino” e “stupore” di fronte alla sequela: l’educazione degli affetti e la vocazione
Vogliamo tentare una lettura trasversale del CdG/2 mettendo in evidenza alcune parti, o solo passaggi, che possono orientarci in una catechesi vocazionale che tenga conto del grande tema degli affetti; l’affettività è una dimensione della persona che non può essere disattesa là dove si voglia offrire ai giovani una proposta e un accompagnamento di tipo vocazionale che li coinvolga pienamente. Seguendo le tracce del “fascino” e dello “stupore”, ci mettiamo in cammino…
Il CdG/2 si apre con una domanda che chiama in causa, interpella, provoca: “che cercate?”[1]. Ci si rivolge in maniera esplicita a quei giovani che sono incamminati dietro Gesù ma che si sentono ancora in ricerca… appassionati della vita e credenti ancora inquieti.
Questa domanda può essere la scintilla che può far affiorare quel fascio di sentimenti, sensazioni, emozioni che attende di essere educato, interpretato e incanalato verso quell’orizzonte che è presagio di pienezza e compimento, e che solo si placa in Dio scoperto come Volto in Cristo Gesù. “Dentro l’orizzonte dell’uomo si trova la ragione per il divino; un santuario per la chiamata alla santità. C’è una scintilla entro la nostra argilla che ci indica il nostro orientamento innato verso Dio…” (Lonergan).
La nostalgia dell’Assoluto diventa la spinta per innescare quel dinamismo proprio di ogni cammino autenticamente cristiano: cercare, dimorare, decidersi, sperare[2].
Quanto abbiamo detto sembra proporre due piste educative che si richiamano a vicenda: educare la domanda ed educare all’interiorità. Educare la domanda tenendo conto che il contesto in cui vivono i giovani tende ad inibirla e offre loro risposte già confezionate che appagano solo in superficie quella sete che anche inconsapevolmente si portano dentro. Si tratta di aiutarli ad avviare un processo che li porti a decifrare le loro domande (anche le più insignificanti e superficiali ad un primo sguardo), per arrivare alla domanda che tocca il vivo dell’esistenza: la domanda di un senso per la propria vita.
È ovvio che il porsi domande conduce a cercare delle risposte; così di domanda in domanda e di risposta in risposta, i giovani possono arrivare a Gesù scoperto come Colui che può riempire di significato e di pienezza la vita. L’interiorità diventa il luogo dove le domande vengono riconosciute e saturate dalle risposte… diventa il luogo dove si può incontrare la Via, la Verità e la Vita. In questa ricerca incontriamo Gesù. Egli ci attrae[3].
È il fascino che la Persona di Gesù emana e che attrae in modo irresistibile perché scoperto come Bello, Amabile… Non parliamo qui di “fascino” inteso come sentimento o simpatia qualsiasi, tanto meno di uno sforzo d’imitazione. Parliamo di “fascino” come libertà e disponibilità interiore a lasciarsi dinamicamente attrarre da Qualcuno percepito come significativo e centrale per la propria identità e la propria vita[4].
C’è un’esistenza che ha bisogno di trovare il suo centro di gravità attorno al quale far ruotare la totalità della propria vita … di più: in quel centro ha bisogno di scoprire la sua identità. Il giovane è alla ricerca d’identità che non è già data… è un compito in cui la totalità della sua esperienza è chiamata in causa. È qui che l’affettività gioca un ruolo insostituibile perché il fascino che Gesù emana è in grado di muovere il giovane a proiettarsi oltre se stesso, guardando a ciò che deve diventare.
Non possono bastare solo l’intelligenza o le risposte dottrinali per scaldare il cuore[5]; il fascino “seduce” e “attrae” facendo vibrare le corde delle proprie emozioni, gli affetti, i sentimenti che, se ben integrati con la propria intelligenza e volontà, riescono a coinvolgere la persona in una esperienza vitale. È l’atto di fede che fa sì che ci si decida per Qualcuno[6]. La fede è sì un atto intellettivamente onesto e umanamente sensato, tuttavia suscita emozioni profonde ed è capace di alimentare le scelte fondamentali della giovinezza.
“Il sentimento è innanzitutto coscienza di una presenza; essa ha per l’uomo un senso positivo (gioia, ammirazione, amore) o negativo (paura, avversione, disprezzo). Nel sentimento appare quindi la coscienza di un valore che ci interpella. Nell’ambito del sentimento religioso dobbiamo tener conto che l’esperienza del sentimento deve portare ad una appropriazione del fatto religioso: essa è per definizione un vissuto. La religiosità non può ridursi ad un apprendimento di nozioni”[7].
Osservando il mondo giovanile rileviamo che non sempre esiste equilibrio, maturità da un punto di vista affettivo, per una complessità di ragioni che non possiamo qui analizzare. Si rivela importante tener conto che c’è un’affettività che non solo va sviluppata e incanalata bene, ma va “guarita”.
La psicologia ci insegna che l’uomo è dotato di una “memoria affettiva” che registra non tanto singoli fatti ma le emozioni ad essi legati, per cui tale memoria influenza la percezione della realtà e crea precise aspettative, predisponendo il soggetto ad agire e reagire secondo l’esperienza già fatta. Arnold, nel suo studio, la definisce: matrice di ogni esperienza da azione. Tutto questo può trovare un impiego pratico in quanto ci prefiggiamo: è possibile aiutare i giovani ad educare, orientare e guarire la propria affettività facendo scoprire loro la dimensione biblica della loro storia personale che è storia di salvezza in cui tutti gli eventi con le loro risonanze affettive, possono essere scoperti come “storia di amore” in cui tutto trova un significato, anche quelle negatività, quei limiti, che così difficilmente i giovani riescono ad accettare e integrare nel loro presente.
L’essenza del Vangelo è una rivelazione di chi è Dio per l’uomo e chi è l’uomo per Dio. Di qui un duplice stupore: che Dio ami così tanto l’uomo e che l’uomo sia così tanto importante per Dio[8]. Possiamo dire che la matrice dell’identità è la relazione… è nel rapporto tra persone e persone che ciascuno trova e dà la misura di sé.
“La parola ‘fondante’ Io-Tu può essere pronunciata solo con la totalità dell’esistenza… II tu riempie l’orizzonte quasi non ci fosse niente altro che Lui; e tuttavia ogni altra realtà vive nella sua luce” (Buber).
L’amore è solitamente percepito come sentimento spontaneo e libero. Nasce improvvisamente come qualcosa che sfugge alla razionalità. Si impone come una forza misteriosa che sale dal nostro cuore e si colloca al centro della vita fatta di progetti, desideri ecc. L’amore è il sentimento più vitale e coinvolgente dell’uomo che, nella giovinezza, ha uno spessore e una colorazione emotiva tutta particolare. “Al cuor non si comanda”…è un’espressione che contiene la sua parte di verità: l’amore non si può forzare. Tuttavia ciò non entra in contraddizione con il “cuore” del Vangelo che è proprio l’Amore. L’amore è un sentimento libero e spontaneo ma non ogni affetto fa crescere nella capacità di amare!
Così se vogliamo aiutare i giovani a fare esperienza di Dio e “sentire” il suo amore, occorre accompagnarli in un processo di “apprendimento dell’amore”. Indichiamo di seguito alcune condizioni perché un itinerario educativo possa raggiungere l’obiettivo:
– libertà di lasciarsi amare (Dio ama tutti, ma non tutti si “sentono” amati da Lui).
– Non aver paura dell’amore (la maturità affettiva non è fatta solo di capacità oblativa, ma di disponibilità a stabilire relazioni umane d’una certa intensità e a vivere affetti sani e profondi; di serenità e semplicità nel lasciarsi amare e nel godere dei segni di affetto nei propri confronti).
– Liberarsi della preoccupazione eccessiva d’essere amati (solo amando possiamo scoprire quanto Dio ci ha amato e ci ama).
Così liberati da ansie, paure e pretese infantili-adolescenziali, i giovani sono resi liberi per “gustare” l’amore di Dio. Lasciarsi amare da Dio è cogliere il fascino della Persona di Cristo. Chi si accosta a Lui può stabilire una relazione significativa che riempie la vita, fa sentire vivi perché incide sulla persona, la scuote, la cambia, provocando una risposta totale. Attrazione per il suo stile di vita e il suo modo di amare, dunque per i suoi valori e il modo di testimoniarli; in particolare per la sua straordinaria capacità di entrare in empatia, di comprendere e soccorrere che soffre, di accogliere e perdonare chi ha sbagliato… fascino per il suo sentirsi Figlio del Padre e fratello di ogni uomo, servo di JHWH e dell’intera umanità[9]. In questo apprendimento avviene il passaggio dall’illusione sentimentale alla conversione affettiva e religiosa.
Pare importante nel nostro contesto culturale, correggere nei giovani quell’atteggiamento che tende a dare eccessiva importanza ai sentimenti, scadendo nel sentimentalismo. Il dare troppa importanza al proprio sentire impedisce l’ascolto del sentimento degli altri e quindi anche di Dio. Ciò che porta alla pienezza del sentimento di sé è proprio la capacità di sentire quello degli altri.
Nell’ambito del sentimento religioso è fondamentale rendersi conto che non ci può essere un rapporto con Dio senza l’ascolto e la chiara consapevolezza ed esperienza della esclusiva iniziativa divina. Solo in questa prospettiva si può pensare di sviluppare una vera “capacità” di sentimento. L’uomo diventa “capace” se è capace, vale a dire se è in grado di contenere, di accogliere sentimento[10].
Dall’ascolto affiora lo stupore che conduce alla gratitudine e alla gratuità[11]. È il percepire la propria vita, la propria chiamata a seguire Gesù, come dono gratuito di Dio e non per un presunto merito personale… di qui la gratuità del donare l’amore ricevuto.
Partendo dal cuore e dalla persona, la fede, la speranza e la carità plasmano la personalità del credente… È una lenta maturazione della persona che interessa l’intelligenza, la volontà e l’affettività. Questa maturazione della persona apre la volontà e l’affettività all’amore di Dio e dei fratelli. Le rende capaci non soltanto di fare il bene perché comandato e doveroso, ma perché desiderato; di compierlo con l’interiore spontaneità dell’amore suscitato in noi dallo Spirito Santo[12].
L’amore rende simili alla persona amata… La sequela di Gesù è il progressivo innamoramento inteso come amare con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze attratte e coinvolte (affascinate)[13].
Nel plasmare la sua personalità e conformarla a Cristo, il credente è sorretto e orientato da figure riuscite di umanità credente! Santi che sono un elemento di quella grande fraternità che è la Chiesa[14].
Il ruolo della comunità cristiana non può che essere fondamentale per l’impostazione corretta di una catechesi a largo raggio. Un rischio può essere quello di chiudere l’esperienza di fede al gruppo di appartenenza dei giovani dentro la comunità, pregiudicando lo sviluppo di quanto è stato detto in questo breve percorso.
Questo occorre per “dilatare” l’affettività dei giovani fino ad amare con il cuore di Cristo, amare come Lui ama… educare al servizio allora è metodo e luogo di verifica. Teniamo in gran conto l’introduzione al 1° capitolo del CdG/2:… si avverte la necessità di fare delle scelte, di dare alle proprie mete, quelle di un anno come quelle di un giorno, contorni più stabiliti e definiti. Questo non significa abbassare il tiro o volare basso, ma piuttosto allargare l’orizzonte. E l’orizzonte è il punto in cui il cielo e la terra si toccano.
Abbiamo mosso alcuni passi tra “fascino” e “stupore” cercando di cogliere quei tratti che possono facilitare l’impostazione di una catechesi che promuova la realtà degli affetti… ne potremmo muovere altri ma è possibile continuare questa ricerca, perché l’utilizzo del CdG/2 sia il più completo possibile e di stimolo ai giovani per un cammino serio e profondo!
Note
[1] CdG/2 Cap. 1 Cercate la verità, pp. 12-20.
[2] Cfr. Gv 1,36-39; CdG/2 p. 35.
[3] Cfr. CdG/2 p. 19.
[4] Cfr. A. CENCINI, Con amore, EDB p. 53.
[5] Cfr. CdG /2 p. 24.
[6] Cfr.CdG/2 p. 28.
[7] AA.VV., L’intelligenza spirituale del sentimento, a cura del Centro Aletti LIPA, p. 201.
[8] Cfr. CdG/2 pp. 56-57.
[9] Cfr. A. CENCINI, Amerai il Signore Dio tuo, EDB.
[10] AA.VV., L’intelligenza spirituale del sentimento, a cura del Centro Aletti LIPA, pp. 197-198.
[11] Cfr. CdG/2 cap. 2 Seguitemi, p. 78.
[12] CdG/2 pp. 299 ss.
[13] Cfr. A. CENCINI, Con amore, EDB.
[14] Cfr.CdG/2 p. 300.