Meglio un amico vicino che un fratello lontano
Prendo volentieri spunto dal Libro dei Proverbi (27,10) per offrire una chiave di lettura sia al numero della rivista sia al Convegno Nazionale di Studio che questo numero, per tradizione consolidata e apprezzata, prepara e precede. A prima vista potrebbe apparire non del tutto condivisibile. Forse anche un po’ cinica. In qualche misura contraddittoria con il vero significato dell’amore. Ed invece poche affermazioni hanno il diritto di diventare massime per la vita come quella appena citata.
Al centro ci sono io
Siamo nel cuore della vita intesa come ricerca di senso. Io con le mie domande di senso e con il bisogno di aver messo solide fondamenta nel mio itinerario educativo per essere in grado di continuare sempre a vivere una vita che abbia senso. Nella mia vita ci sei tu. Non posso prescindere in alcun modo da te per capire me stesso e per continuare a vivere per me stesso come se fosse possibile vivere come un’isola. No, tu ci sei e io devo capire chi sei per me, che ci fai nella mia vita e quale sia il rapporto che c’è tra te, nella mia vita, e la possibilità, per me, di realizzare me stesso. E questo vale per tutti.
Ci sei tu, mamma, che mi hai accolto dopo avermi tenuto in grembo. Ci sei tu, quasi sempre, babbo che vedo accanto a mamma nell’accogliermi in questa esistenza e da te ho preso gran parte delle condizioni esistenziali di base con cui ogni persona inizia il pellegrinaggio della vita. Spesso trovo sul mio cammino mia sorella o mio fratello che hanno in comune con me babbo, mamma e molte altre cose. Ci sei tu… che a vario titolo intercetti la mia vita. Mi vedi nella tua vita. Sono importante nella tua vita. Ti prendi cura di me o, comunque, non puoi fare a meno di considerarmi una presenza nella tua vita. E così anch’io sono costretto a non potermi pensare se non con te, misurandomi con te, conoscendomi attraverso di te. E questo vale per tutti.
Io nel cuore di Dio
Tu sei mio figlio, l’amato. In Gesù, un giorno, mi è stato detto questo e la notizia, per il tramite di preziosi mediatori, è giunta al mio cuore. Sono stato chiamato, quasi “costretto” dalla curiosità, a considerare questa “nuova” presenza nella mia vita. Una presenza che non si intrometteva nella mia vita per dirmi: – Ci sono anch’io e con me devi, comunque, fare i conti. – No, una tenerezza infinita accompagna questa voce. Un Padre nella mia vita.
Prima della creazione del mondo io sono nei suoi pensieri, nel suo cuore, nelle sue mani. Questa presenza porta con sé una notizia che non avrei neanche mai potuto sognare. Eppure è una notizia della quale avevo un bisogno così grande a tal punto che senza di essa non avrei potuto in realtà vivere perché non avrei saputo alla fine rispondere alla domanda di senso che ho posto come premessa alla mia stessa esistenza.
Tu sei mio figlio. Tu sei in me e ti spieghi solo con e attraverso di me. Allora per capire me stesso ho bisogno di sapere chi sei e di quale luce sono riflesso, di quale pianta sono ramo, di quale corpo sono membro. Dio è amore. Giovanni, attraverso il cuore di Cristo, ha potuto giungere al cuore di Dio. Dio è amore.
Quando questa verità giunge a me la sento risuonare come un appello, una chiamata: sei fatto per vivere di amore. Tu puoi esistere anche senza. Ma ciò che ti rende “vivente” è la mia vita in te, il mio respiro, il mio Spirito santo. E anche questo vale per tutti. C’è per tutti una certezza: fatti per amare. Progettati come capaci di vivere la stessa vita di Dio e, di conseguenza, viventi al massimo delle nostre possibilità se interpretiamo la vita a partire dal dono sincero di sé. Ciò comporta un’incredibile quantità di conseguenze perché inerisce direttamente alla qualità della vita: all’immagine che io ho di me quando penso, parlo, esterno, scelgo!
Fatto per vivere come dono, creatività, fecondità, tenerezza, premura, apertura! Io, nel cuore di Dio, ho bisogno di te per diventare quello che sono! Ciò che mi serve da te, ciò che posso pretendere da te è la tua vicinanza. Ora capisco il brano del libro dei Proverbi! Se non mi sei vicino non mi “costringi” ad uscire da me stesso, ad essere dono per te, a perdonarti, comprenderti, tollerarti, farti spazio nella mia vita! Se mi sei lontano mi puoi anche essere indifferente! Se mi sei vicino mi costringi a misurami su una presenza che mi è necessaria perché io possa realizzare la mia vocazione. Io, nel cuore di Dio ti ringrazio perché ci sei. E quanto più mi costringi ad amare, tanto più sei dono prezioso per me. Ti ringrazio, sposa mia. Ti ringrazio figlio mio. Ti ringrazio, fratello mio. Vi ringrazio perché, amandovi, mi realizzo secondo la mia vocazione. Vivo nella verità di quello che sono.
Sento nelle mie membra un’altra legge!
Non mi è difficile constatare la verità di queste affermazioni ma “Io sono di carne, venduto come schiavo del peccato” (cfr. Rm 7,14). Tuttavia non sono sotto il dominio della carne ma dello Spirito dal momento che lo Spirito abita in me (cfr. Rm 8,9). Insomma posso farcela a realizzarmi nella vocazione all’amore. Ma ho bisogno di te. Lo Spirito mi costruisce trasparenza della vita stessa di Dio in proporzione a quanto io piego la mia carne a servire la vita e non a servirsi della mia vita. Tu, nella mia vita sei una perenne “provocazione” all’amore: alla mia capacità di farmi amore. E allora il dono più grande che tu porti nella mia vita sono paradossalmente le, sofferenze che mi procuri. La stoltezza della croce è la vera sapienza di Dio e dell’uomo che vive nel cuore di Dio (cfr. 1 Cor 2,6-16).
La vocazione all’amore deve prendere allora le vie fraterne dell’amore coniugale e verginale non come un optional ma come una “condicio sine qua non”. La comunità mi è necessaria. La comunione, dono di Dio, è la modalità con la quale sono chiamato ad interpretare la comunità. La fraternità è lo spazio esistenziale dove la comunità si realizza ed io mi faccio protagonista di cammini di autentica comunione.
Vita fraterna nella comunità consacrata
Divenuti totale e radicale proprietà di Dio con la vocazione all’amore verginale, i consacrati vivono nella comunità un’esperienza di vita fraterna che permette a ciascuno di farsi dono di comunione e realizzare la propria vocazione all’amore. Ma così vivendo, come città collocata sopra un monte o come lampada accesa sul candeliere, essi illuminano tutti coloro che sono in casa. La Chiesa ha ribadito anche recentemente quanto sia importante per lei il signum fraternitatis che i consacrati portano nel corpo di Cristo come contributo originale ed insostituibile.
“Vita Consecrata” di Giovanni Paolo II, in modo particolare, è un inno alla vita fraterna come profezia vivente della verità dei rapporti all’interno della comunità degli uomini. Si percepisce d’altra parte in molte occasioni che deve far parte del patrimonio genetico dei singoli che si affacciano alla vita delle nostre comunità religiose questo atteggiamento di fondo rispetto alla vocazione all’amore e alla visione di sé come dono.
È votata sicuramente all’insuccesso e al naufragio una comunità familiare o religiosa o presbiterale che non possa contare su questa scelta di fondo da parte dei singoli. E Dio solo sa quanto sia difficile e controcorrente.
In questo periodo sono molti ad affrontare questo argomento. Sarà un buon segno? O forse non è la denuncia di qualcosa che non funziona come si vorrebbe? Al CNV compete sicuramente prendere atto che nella comunità cristiana diventa sempre più urgente ed essenziale ridare cuore, occhi, immagini che possano raccontare con nitidezza alle nuove generazioni che tutto questo è vero. Davvero!
Un nuovo anno insieme
Nel concludere l’editoriale dell’ultimo numero dell’annata sono certo di fare cosa gradita ai lettori, i quali non mancheranno di prenderne buona nota e di accompagnare il cammino di tutti con la preghiera, presentando il calendario ragionato delle iniziative e delle proposte del Centro Nazionale Vocazioni per il 1999, discusse e approvate nel recente Consiglio Nazionale di Ottobre.
Gennaio, 3-5, Convegno Nazionale di Studio alla Domus Pacis con il noto programma. Ricordiamoci fraternamente che la seconda serata (quella del 4) è riservata agli incontri regionali che si desiderano fare da parte dei Direttori regionali.
Marzo, 13, dalle 10,30 alle 17 riunione della Direzione.
Aprile, 6-9, Seminario sulla Direzione Spirituale a Calambrone di Pisa con il programma che si può vedere ben dettagliato nella seconda e terza di copertina del presente numero.
Aprile, 25, XXXVI Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni che per l’Italia ha come tema: “Nella fedeltà è il mio amore… Eccomi!”.