N.02
Marzo/Aprile 2012
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Sarai chiamato con un nome nuovo

Nell’incontro con Dio l’uomo ritrova se stesso e comincia a vivere pienamente. Quando Dio chiama Mosè per nome inizierà per lui una nuova vita come è stato anche per Pietro sulle rive del lago di Gennèsaret (cfr. Lc 5,1). Dio chiama per nome ciascuno di noi, un nome che rimane per sempre e che ci dice chi siamo veramente. È di questo che ci parla Divo Barsotti nel suo libro Meditazione sull’Esodo, del quale riportiamo qui un breve testo.

 

Se Dio è, anche l’uomo è, una volta che Dio gli si è manifestato. È l’incontro dell’uomo con Dio che fa sì che l’uomo, in questo contatto, si senta liberato, come sciolto, sottratto a un mondo di natura nel quale totalmente era immerso, del quale faceva parte. L’immortalità, secondo la Bibbia, nasce soltanto dal nostro rapporto con lui. Cioè, l’uomo veramente vive come uomo, vive nel suo valore indistruttibile, eterno, vive in quanto la creazione e tutti i tempi non hanno la capacità di cancellarlo, di sopprimerlo, di soffocarlo, di farlo scomparire; vive, l’uomo, quando si è incontrato con Dio.

“Io sono” mi ha mandato a voi (Es 3,14). Dio che si rivela a Mosè è il Dio medesimo che si è rivelato ad Abramo; ed ecco, Abramo, Mosè, questi uomini veramente “sono”. Non sono come forze cosmiche: hanno un loro destino personale, hanno qualcosa d’indistruttibile: la storia non li consuma; rimangono. Non così gli altri uomini, anche grandi, della storia umana: sono momenti di un tempo, di un processo, almeno lo sono in gran parte; tu li concepisci, ne valuti l’importanza, ne riconosci la grandezza, soltanto in quanto sono momenti di un processo; ma tu li hai superati, sei andato oltre. Quelli invece no: rimangono, come rimane Dio. Quando l’uomo è giunto davanti al volto di Dio è giunto al di là di ogni processo, è già uscito, come da ogni tempo, così da ogni spazio, da ogni terra. Egredere de cognatione tua, – esci dalla tua famiglia, dalla tua città, dalla tua terra, dalla tua patria, ed entra nella terra che ti mostrerò (Gen 12,1). L’uomo è entrato davvero in un’altra terra, in un altro mondo: è venuto davanti a colui che è, a colui che rimane.

Ora veramente s’inizia per Mosè inizia una nuova vita: finora era uno dei tanti e non aveva una sua vita, non aveva un suo nome: Dio ha avuto un nome per lui, ed egli stesso ora ha un nome per sempre. Non per nulla la vocazione divina importa per l’eletto il cambiamento del nome: Tu (Simone) sei Pietro (Mt 16,18); non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele (Gen 35,10). L’incontro con Dio dà all’uomo un nuovo nome, il “suo” nome, il nome che gli rimane per sempre.

(Divo Barsotti, Meditazione sull’Esodo, Ed. Queriniana, pp. 68-70)