N.04
Luglio/Agosto 2020

Il presente: “sostare” dentro l’esperienza  

Spesso si associa l’esperienza vocazionale a quella di un viaggio.  

Se è vero che l’essere in movimento è costituzionalmente proprio della persona, il verso cosa ci si muove e in che modo, cioè l’orientamento e le sue modalità, sono uniche e irripetibili.  

È il modo di vivere il viaggio a fissarne il senso, permettendo di cogliere alcune dimensioni anziché altre. Nel contesto attuale caratterizzato da velocità e poca attenzione c’è il rischio che anche i nostri giovani non abbiamo la capacità di “godersi il viaggio”, di “sostare dentro l’esperienza”. 

L’adolescenza è – ad esempio – un’età di tanti cambiamenti e di passaggi importanti.  

Ciò che appare quanto mai necessario oggi è accostarci alla crescita delle persone valutando non solo i momenti oggettivi che caratterizzano il cambiamento, ma anche e soprattutto il transito stesso con i vissuti che lo rendono unico e soggettivo.  

La persona immersa nel flusso dinamico della sua esperienza, sollecitata ad affrontare una serie di passaggi esistenziali, è chiamata ad interrogarsi su come li percepisce e li vive, nel mentre è “per strada” e questo compito non può che essere attivato e sostenuto dalla progettualità educativa.  

L’accompagnamento educativo non può essere solo nelle fasi del prima e dopo il cambiamento, ma nel durante, valutando i passaggi intermedi, tentando di comprendere cosa per il soggetto significano, quali emozioni e quali sentimenti li caratterizzano. Quindi non solo cosa accade (a livello biologico, cognitivo ed emotivo), ma anche quale esperienza si fa e quale possibile sapienza ciascuno può trarre da quanto esperito.  

Nelle fasi fondamentali di cambiamento e di passaggio della vita è importante, dunque, educare a “interrogare l’esperienza”. Trovare luoghi ed esperienze formative in cui permettere alle persone di mettersi in ascolto della propria esperienza e dell’esperienza dell’altro, “durante” il viaggio.  

Questo non da soli. Il viaggio per dirsi educativo necessita di una forte caratterizzazione relazionale. Ogni persona fa/è un viaggio e in questa prospettiva scopre la fonte della comune umanità che genera e nutre infinite differenze. Ognuno compiendo il suo, unico e originale, al tempo stesso sostiene anche il “viaggio” di altri. 

 

 

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