N.03
Maggio/Giugno 2014
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Purché tu mi tenga per mano

Trovare e seguire la strada che Dio ha pensato per noi, in cui ciascuno possa realizzare e portare a compimento la propria esistenza è quello che, in fondo, ognuno di noi cerca. Questo prevede «irrequietezza e lotta» e solo lasciandosi prendere per mano da Dio si potrà andare dappertutto, senza paura, cercando di donare tutto l’amore di cui siamo plasmati.

Riportiamo qui un brano tratto dal Diario di Etty Hillesum, ebrea prigioniera nel campo di concentramento di Auschwitz, in cui racconta la sua ricerca.

 

 

Mio Dio, prendimi per mano, ti seguirò da brava, non farò troppa resistenza. Non mi sottrarrò a nessuna delle cose che mi verranno addosso in questa vita, cercherò di accettare tutto e nel modo migliore. Ma concedimi di tanto in tanto un breve momento di pace. Non penserò più, nella mia ingenuità, che un simile momento debba durare in eterno, saprò anche accettare l’irrequietezza e la lotta. Il calore e la sicurezza mi piacciono, ma non mi ribellerò se mi toccherà stare al freddo purché tu mi tenga per mano. Andrò dappertutto allora, e cercherò di non aver paura. E dovunque mi troverò, io cercherò di irraggiare un po’ di quell’amore, di quel vero amore per gli uomini che mi porto dentro. Ma non devo neppure vantarmi di questo “amore”. Non so se lo possiedo. Non voglio essere niente di così speciale, voglio solo cercare di essere quella che in me chiede di svilupparsi pienamente. A volte credo di desiderare l’isolamento in un chiostro. Ma dovrò realizzarmi tra gli uomini, e in questo mondo.

E lo farò, malgrado la stanchezza e il senso di ribellione che ogni tanto mi prendono. Prometto di vivere questa vita sino in fondo, di andare avanti. Certe volte mi viene da pensare che la mia vita sia appena all’inizio e che le difficoltà debbano ancora cominciare, altre volte mi sembra di aver già lottato abbastanza. Studierò e cercherò di capire, ma credo che dovrò pur lasciarmi confondere da quel che mi capita e che apparentemente mi svia: mi lascerò sempre confondere, per arrivare forse a una sempre maggior sicurezza. Fin quando non potrò più smarrirmi, e si sarà stabilito un profondo equilibrio – un equilibrio in cui tutte le direzioni saranno sempre possibili.

 

 

Etty Hillesum, Diario 1941-1943, ed. Adelphi, pp. 74-75.