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Una manciata di sale e luce

La nostra chiamata è quella di essere sale e luce per chi intreccia il nostro cammino: capaci di una presenza reale e concreta, ma al contempo capaci di dissolverci, di scomparire, per mettere in luce la bellezza dell’altro.

Riportiamo qui alcuni brevi stralci di una meditazione del gesuita Gaetano Piccolo.

 

Se la vita resta uguale, vuol dire che non stiamo amando più.

Non si può amare però se non consumandosi e scomparendo: il sale non lo ritrovi più, è discreto, lascia il suo sapore, ma non è ingombrante. Non pretende di essere al centro dell’attenzione, non vuole essere visto e ritrovato. Così anche la luce: illumina consumandosi. La lampada non può illuminare senza consumare il suo olio. Non si può amare senza perdersi. […]

Cosa rimane dunque? Rimane il sapore nella bocca di chi ha mangiato la nostra minestra. Rimane la salvezza di chi ha attraversato la città illuminata. Il sale non resta deluso perché è scomparso, né la luce è triste perché si è consumata. Non giudicare dunque la tua vita da quanto è pieno il barattolo del sale o la bottiglia dell’olio, né da quanti ti hanno ringraziato: forse non a tutti piacerà la tua minestra e forse nessuno approfitterà della tua lampada. Giudica piuttosto la tua vita da quanta cura hai messo nel dosare il sale nella minestra e da quanta premura hai avuto nel ricordarti di accendere la lampada quando scendeva la sera nella vita del tuo vicino.

 

Leggi qui la meditazione completa.