Ritmo
E sotto ai miei piedi c’è un polso
e sulla mia testa c’è il cielo
e io vivo proprio nel mezzo.
Jovanotti, Terra degli uomini, 2012
Dalla natura impariamo presto che la vita, ogni vita, porta con sé un ritmo. Gli scienziati sono concordi nel ritenere che, sebbene l’universo sia muto (perché solo nell’atmosfera del nostro pianeta riescono a viaggiare i suoni) non significa che non abbia un ritmo. Osservando il nostro sistema solare scopriamo che ci sono corpi celesti che ruotano intorno al sole ognuno secondo un ritmo diverso creando – come dicevano gli antichi filosofi teorizzando “la musica delle sfere“– una meravigliosa armonia silenziosa.
Tutto vive secondo un ritmo che gli è proprio e che spesso i matematici si sono divertiti a calcolare; per esempio, la terra, ci dicono, vibra alla frequenza di circa 8 Hertz (Hz); il silenzioso suono del cosmo è ritenuto assimilabile a frequenze intorno ai 430 Hz.
E ancora, «tutti gli organismi, dai più semplici ai più complessi, sono capaci di organizzare i loro processi non solo in senso spaziale, ma anche temporale, e sono quindi in grado di scandire il tempo. Anche il più semplice costituente di una cellula vivente, infatti, può cambiare, nell’arco delle 24 ore, la sua forma, la sua localizzazione, la sua concentrazione, la sua attività. Queste oscillazioni a cui la cellula va incontro nel tempo non sono distribuite a caso, ma ricorrono a intervalli regolari, seguono cioè un ritmo. L’individuazione dei meccanismi con cui particolari cellule ‘misurano’ con tanta accuratezza le 24 ore costituisce ancora nel terzo millennio uno dei problemi più affascinanti e non ancora risolti della biologia».
L’argomento è intrigante e merita riflessioni appropriate, ovviamente, altrove.
Ma, dall’universo ai microcosmi per arrivare alla vita dell’uomo il passo è più breve di quanto possiamo pensare. Il pulsare ritmico della vita ci appartiene dall’inizio, dal primo battito del cuore nel grembo di nostra madre alla cadenza regolare dell’espansione polmonare. Il sonno, la veglia, lo scorrere del sangue, il ritmo digestivo…
Non diversamente accade nella preghiera e nella preghiera della Chiesa.
Nel pulsare ritmico della vita, respiro, battito, movimento, la preghiera viene come contrappunto per rintracciare in ogni attimo la presenza di Dio, invocando, benedicendo, lodando l’Autore di questa partitura mirabile che è la vita.
Immaginata come una danza al passo del tempo della giornata, la Liturgia delle Ore si fa maestra nella ricerca di Dio e aiuta il cristiano a trovare parole e movimenti, per rivolgersi a Dio (quasi) in ogni ora della giornata.
«Sette volte al giorno io ti lodo» dice il salmista (Sal 119,164); nata propriamente in ambito monastico la Liturgia delle Ore invera questa voce, traduce e rende possibile quell’invito che Gesù nel Vangelo rivolge ai suoi discepoli, a noi, raccomandandoci di «pregare sempre, senza stancarci» (Lc 18,1-8).
Ecco finalmente il segreto (già rivelato per la verità) per riprenderci un ritmo, quello della preghiera, che sembra inesorabilmente destinato al furto quotidiano delle molteplici cose da fare e della dispersione multimediale: web, social, chat e serie televisive si propongono come le nuove signore del tempo. Occupano, senza che ce ne accorgiamo, quantità di minuti preziosi che, sommate in fondo alla giornata, possono diventare ore.
«Tu creasti tutti i tempi, e prima di tutti i tempi Tu sei, e senza alcun tempo non vi era tempo» (Agostino, Confessioni XI,13.16): il tempo, con i suoi ritmi, ci insegna sant’Agostino, è una creatura, e come tutte le creature è affidata all’uomo per servirsene in ragione della benedizione e della fecondità proprie della vita creata (cf. Gen 1,28-29).
λειτουργία, liturgia, letteralmente servizio a favore del popolo, servizio pubblico, opera per il popolo; nel senso più proprio del termine scopriamo che la liturgia dall’origine non è un compito da assolvere ma un servizio in nostro favore.
Annunciare, o annunciare di nuovo, che la vita di fede possiede un ritmo che è possibile assecondare nella preghiera, partecipando alla preghiera di tutta la Chiesa, ci strappa dalla solitudine, dall’intimismo e dall’analfabetismo spirituale regalandoci, attraverso i salmi e le letture proposte, una grammatica e un lessico capaci di farci tornare a parlare, ad ascoltare e riconoscere Dio.
Già «Le testimonianze della Chiesa primitiva attestano che anche i singoli fedeli, in ore determinate, attendevano alla preghiera. In seguito, in varie regioni, si diffuse la consuetudine di destinare tempi particolari alla preghiera comune, come, per esempio, l’ultima ora del giorno, quando si fa sera e si accende la lucerna, oppure la prima ora, quando la notte, al sorgere del sole, volge al termine» (Principi e Norme per La Liturgia delle Ore, 1).
Lontano dall’essere un insegnamento anacronistico, pregare e insegnare a pregare attraverso la Liturgia delle Ore, assicura forza al discernimento, ancorandolo in modo vivace al tempo, alla realtà e alla Parola di Dio.
Ancorarsi alla realtà, perché, del resto, «la realtà è di Cristo» (Col 2,17) e perdere il ritmo del reale è mancare l’incontro con il Signore del tempo e della storia, anche della nostra personalissima storia.