Il quadro teorico… delle idee chiare
Briciole di apprendistato per il direttore del CDV
Donna Prassede colpisce ancora!!
Conosciamo tutti la figura tragicomica di donna Prassede da I promessi sposi di Manzoni. Quella che aveva in testa poche idee, ma tutte storte e ben piantate, per cui pretendeva di insegnare a tutti quello che era giusto; ma la peste se la portò via senza lasciare traccia. Bisogna subito dire che, nonostante gli aggiustamenti operati dalla peste del ‘600, la parentela e progenie di donna Prassede è tutt’altro che estinta, anzi, bisogna piuttosto aggiungere che nella nostra epoca ha ripreso vigore e si è moltiplicata. È più facile di quanto si creda incontrare, in tutti i campi, gente come la manzoniana Prassede, con poche idee, ma ugualmente storte e ben piantate. Suoi discendenti li puoi incontrare anche nel giro della Chiesa e persino in ambito della Pastorale Vocazionale, quella che ci sta particolarmente a cuore. Basta scambiare qualche “battuta vocazionale” e subito ti accorgi che donna Prassede colpisce ancora.
«La vocazione vera è solo quella sacerdotale!»; «A fare Pastorale Vocazionale ci devono pensare i delegati per questo!»; «Certamente sono più importanti tutte le altre pastorali. Va bene se la si tira fuori qualche volta all’anno, come un soprammobile, perché, altrimenti violentiamo la libertà delle persone»; «Perché ci siano vocazioni basta fare un po’ di iniziative mirate molto coinvolgenti»; «Ogni gruppo della Chiesa deve avere una Pastorale vocazionale autonoma e con opportuni territori di “riserva di caccia”»; »Siccome è il buon Dio che dà la vocazione, è inutile darsi da fare in questo campo; basta Dio a cavarsela da solo senza di noi»; ecc.
Sono solo alcune di queste idee storte, ma ben piantate, che, nonostante i 45 anni suonati dal Concilio ad oggi, perseverano rigogliose.
È inutile pensare di eliminare queste idee dal terreno della comunità cristiana, come si fa con le erbe nocive, cioè a base di diserbante (leggi: polemiche, invettive e discussioni, che sono autentici duelli di parole); per cui non si apportano molti vantaggi se non divisioni e chiusure ulteriori. Occorre invece una mentalità nuova, frutto di un quadro di idee sane, dritte e convinte, che, poco alla volta, possano semplicemente sovrapporsi ed eliminare con una dolce eutanasia (in questo caso sì) quelle storte e ben piantate, oggi ancora tanto diffuse.
- Le idee maturate in questi anni
In realtà, in questi 45 anni sono state seminate nel campo della Chiesa, attraverso la presa di posizione di numerosi documenti ufficiali del Magistero, tante idee nuove o rinnovate per il rilancio della Pastorale Vocazionale.
Dal Vaticano II (Lumen Gentium nn. 1.2.9.10.11.17.18 – 29.30 – 36.39.42.43 – 44; Christus Dominus n. 15; Perfectae Caritatis nn. 1.7 – 11; Optatam Totius n. 2; Dei Verbum n. 2; Apostolicam Actuositatem nn. 2 – 3; Ad Gentes nn. 1.5 – 7. 16 – 17. 23.38.41; Gaudium et Spes n. 52; Presbyterorum Ordinis nn. 2.4 – 5.11); all’istituzione della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni (23 gennaio 1964); ai Congressi Internazionali (1966, 1967, 1969, 1971, 1973, 1981); ai Congressi Continentali (1° di America 1994; Europa 1997; Nord America 2002); ai richiami di Pastores dabo Vobis nn. 8.34 – 41; di Vita Consacrata n. 64; di Ripartire da Cristo nn. 16 – 17; al Piano Pastorale per le Vocazioni nella Chiesa Italiana, abbiamo delle piste importantissime per un rinnovato rilancio della Pastorale Vocazionale.
Vogliamo sintetizzarle in una sorta di decalogo fondamentale:
I – Per una buona Pastorale Vocazionale ogni membro della Chiesa deve sentirsi costituito in stato di vocazione e missione
La vocazione, prima di essere una strategia, deve essere considerata mistero di chiamata e di risposta. Più che avere una vocazione, la persona è costituita in stato di vocazione. Occorre perciò, sia a livello teorico di riflessione, sia a livello pratico di intervento, passare da una concezione statica della vocazione al senso dinamico di essa. Una chiamata per tutta la vita e non solo per un certo particolare momento dell’esistenza.
II – Senza molta preghiera non c’è Pastorale Vocazionale
Per entrare nel mistero della vocazione, di ogni vita come vocazione, occorre mettersi in sintonia con Dio, il creatore e animatore di ogni vocazione. Questo dettame del Vangelo è per non correre il rischio di imporre delle vocazioni fuori dal suo progetto o trascurare delle chiamate autentiche di Dio, ma essere a pieno e rispettoso servizio di ogni vocazione.
III – Per una buona Pastorale Vocazionale occorre promuovere tutte le vocazioni con particolare riguardo a quelle consacrate
Se ogni vocazione è al servizio della Chiesa, la quale a sua volta, è al servizio della salvezza di Cristo per gli uomini, ciò significa che ogni stato di vita ha una sua specifica dignità vocazionale e degli apporti irrinunciabili a servizio di questa azione di salvezza. La vocazione dei ministri ordinati e degli altri consacrati/e ha una particolare rilevanza per il compito di promozione e di animazione a servizio di tutte le vocazioni.
IV – Per una buona Pastorale Vocazionale è fondamentale piantare una solida cultura vocazionale nella società
Nel caos e nella complessità di questi anni il confronto tra cultura e vocazione sembra incompatibile e non componibile. Il motivo è, da parte della società, il rifiuto di una prospettiva dell’esistenza sotto il segno dell’appello di un progetto di Dio. Dall’altra c’è il discorso della Chiesa, preoccupata dell’approvvigionamento vocazionale, soprattutto sacerdotale, con poca attenzione ai semi vocazionali di tutte le vocazioni, pur presenti nella cultura contemporanea. È urgente riattivare il dialogo fra cultura e Chiesa, che possa portare la vocazione ad un sufficiente livello di dignità culturale, senza tecnicismi vocazionali o pure strategie di sopravvivenza.
V – Per una buona Pastorale Vocazionale occorre che essa sia corale
Ciò può essere frutto unicamente di comunità ecclesiali vive e tutte ministeriali, nelle quali tutti siano davvero coinvolti, perché è dovere e responsabilità di tutti lavorare per le vocazioni. Infatti, perché una Pastorale Vocazionale “funzioni”, occorre la testimonianza della comunione della Chiesa tra gruppi, carismi e ministeri, senza deleghe o settorialismi. Ogni divisione o “lavoro in proprio” non porta alcun vantaggio né al proprio gruppo né alla Chiesa intera.
VI – Per una buona Pastorale Vocazionale bisogna che essa sia ben posizionata dentro la Pastorale Generale ma come dimensione essenziale
Da francobollo nell’angolo dell’insignificanza nella Pastorale Globale deve diventare un dinamismo trasversale di tutta la Pastorale ordinaria, nella consapevolezza che essa non è un elemento secondario e accessorio, isolato e settoriale, ma determinante, la spina dorsale del dinamismo evangelizzatore, il cuore della vita e della missione della Chiesa, proprio perché ciascuno dei credenti è chiamato a corrispondere e sviluppare la sua vocazione come risposta al progetto di Dio e come responsabilità del proprio posto da occupare nella Chiesa. Deve quindi essere inserita in modo organico nella Pastorale di insieme. Si evita così ogni forma di appiattimento e di genericismo della vita cristiana, per aderire alla propria vocazione specifica.
In particolare, deve essere chiaro il rapporto con la Pastorale Giovanile. Occorrono integrazione e collaborazione vicendevole. Non ci può essere parallelismo tra le due, ma nemmeno assorbimento ed inghiottimento della Pastorale Vocazionale in una Pastorale Giovanile generica e massificante, che non matura personalità cristiane. La Pastorale Vocazionale dovrebbe risultare invece la “spina nel fianco” della Pastorale Giovanile; considerata non come semplice produttrice di qualche intervento e sussidio, ma provocando e aiutando a verificare continuamente il tipo di annuncio, di catechesi, di proposta e di accompagnamento, che si fanno per i giovani, al fine di aiutarli a scoprire ed abbracciare la propria vocazione, qualunque essa sia. L’affermazione che l’animazione vocazionale è semplicemente una Pastorale Giovanile ben fatta è vera nella misura in cui, effettivamente, essa aiuta un/a giovane a diventare adulto/a nella fede, non in un cristianesimo generico e di anagrafe, ma nel giocare e maturare l’esistenza attraverso la propria vocazione specifica.
VII – Per una buona Pastorale Vocazionale ci vuole un progetto organico, che indichi contenuti, mezzi e linee di azione
È il compito di formazione della rubrica dei 6 numeri della rivista «Vocazioni» del 2010. Speriamo di riuscire nell’intento.
VIII – Per una buona Pastorale Vocazionale occorrono delle personalità spirituali forti
Per una buona Pastorale Vocazionale occorre essere delle personalità spirituali forti, che sappiano vivere e presentare la pedagogia del modello, anche perché i luoghi pedagogici tradizionali (gruppo, famiglia, comunità, parrocchia, scuola, oratorio…) oggi sono piuttosto deboli. Di fronte alla diffusa orfananza delle nuove generazioni il problema educativo generale e particolare – anche per quanto riguarda la vocazione – si fa estremamente importante. Occorre soprattutto contagiare con la propria testimonianza, che favorisce la scoperta e la maturazione delle scelte vocazionali, perché è solo col contatto diretto con le persone che si apprende che cosa è una vera vocazione, in particolare quella consacrata.
IX – Per una buona Pastorale Vocazionale occorre attivare un processo continuativo dai fanciulli ai giovani adulti
Questo senza privilegiare unicamente i giovani, ma rispettando le varie fasi di crescita e offrendo quello di cui hanno bisogno, ricuperando la proposta e l’accompagnamento adatto ad ogni età:
– fanciulli e preadolescenti: la semina dei modelli delle varie vocazioni;
– adolescenti: l’accestire delle radici della vocazione all’esistenza e alla vita attraverso la responsabilità, il servizio, la donazione, la canalizzazione delle energie, la scelta di credere… Il tutto verso la maturazione dell’identità personale;
– giovanissimi e giovani: la scoperta della propria vocazione specifica fino ad abbracciarla con coraggio e fino alla scelta definitiva.
X – Per una buona Pastorale Vocazionale potenziare i vari centri coordinatori: nazionale, regionale e diocesano
Essi devono essere gli unici per tutte le vocazioni. Il centro diocesano, in particolare, è l’organo di coordinamento più importante della pastorale delle vocazioni in stretta integrazione e collaborazione col Piano Pastorale Diocesano e quello della Pastorale Giovanile. Il Direttore del Centro Diocesano Vocazioni è soprattutto l’animatore dei diversi animatori diocesani per un’attenzione vocazionale continua nel cammino ordinario della comunità cristiana.
- Un congegno in testa: il quadro teorico delle idee chiare
Quando si incontra una persona ben determinata in qualsiasi campo, si è soliti dire: «Quello ha le idee chiare: sa cosa vuole ed è ben deciso ad attuarlo!». Oggi, nel campo vocazionale, oltre le idee storte di cui dicevamo, c’è ancora molta confusione su cosa si intende per Pastorale Vocazionale e sulla prassi, limitandosi ad iniziative occasionali, che lasciano il tempo che trovano, senza un conseguente impegno serio e costante. Certo, non basta un buon congegno in testa, perché le risorse e il problema della Pastorale Vocazionale siano affrontati e risolti in modo dignitoso e fruttuoso. Oltre il quadro delle idee chiare e convinte ci vogliono poi le gambe delle attivazioni concrete. Ma, intanto, sono le idee che, in bene o in male, fanno da motore della storia e della dinamica della situazione reale.
Dunque, ora tocca a te. Ti propongo di leggere più in dettaglio le indicazioni dei documenti e poi di fare un confronto tra i 10 punti del decalogo e la situazione che stai vivendo nella tua realtà diocesana, affrontando i necessari aggiustamenti insieme con i tuoi collaboratori.