N.02
Marzo/Aprile 2025
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L’atto più grande di tutta la creazione

Cos’è il perdono? Non è cancellazione del nostro peccato: Gesù ricorda, con una delicatezza sconfinata, il suo peccato a Pietro; di fronte alla samaritana egli tocca con fermezza la sua colpa, non ci passa sopra. Senza verità, infatti, non c’è perdono.

La colpa investe le radici del nostro essere: neppure Dio può cancellarla. Non possiamo cancellare la colpa, ma se ci mettiamo di fronte ad essa, se l’affrontiamo consapevolmente, questa diventa sofferenza; e senza sofferenza non c’è perdono. Lo Spirito del Signore Gesù, attraverso la sua presenza amica, mi aiuta nella mia fragilità, nella mia debolezza, a riprendere in mano la mia vita. Il perdono ci rende, infatti, capaci di utilizzare in positivo tutte le nostre esperienze di male e di farne le cose più belle e più alte.

Questo è il senso del perdono: fare delle colpe bellezza. In questo senso scompare il senso morboso della colpa, non guardiamo ad essa come ad un peso che grava su di noi, ma possiamo invece riconciliarci con noi stessi. Non dobbiamo, dunque, rimuovere le colpe, ma dire con Agostino: “Signore, che cose belle hai fatto con le mie esperienze sbagliate”.

Cos’è la misericordia di Dio? È Dio che abita dentro di noi e ci ama tanto da dirci: “Io patisco dentro di te e in te sono sfigurato, ma non mi arrendo, non ti abbandono; voglio che tu rinasca e tu dovrai infine ritrovarti e ricominciare la vita”.

Chi di noi nella vita non è stato salvato da un amore, che è andato al di là dei propri meriti e dei propri demeriti, da qualcuno che si è fatto nostro compagno di strada, che non ci ha giudicato, che ci ha perso per mano, che ci ha restituito fiducia e ci ha dato così la possibilità di ricominciare la vita?

L’amore che salva dice: “Ti amo non perché sei buono, ma perché sei un amico, e ti amo tanto che alla fine sarai buono. Io, per quanto sta in me, voglio aiutarti a far emergere la parte luminosa di te”.

Perdonare è l’atto più grande di tutta la creazione: rifare una novità di vita a partire dalle esperienze sbagliate, far rifiorire una creatura spenta. Solo chi è abitato dallo Spirito di Dio, è capace di questo gesto divino: aprire le realtà più chiuse, quali sono la morte e il peccato. Anche noi possiamo diventare capaci pietà e di amore. Là dove facciamo fatica ad amare, dobbiamo imparare a vedere, oltre la colpa, la sofferenza. Dove c’è sofferenza dev’esserci, infatti, pietà.

Dio ci aiuti ad aver pietà di ogni creatura, a vedere la pena segreta che c’è nel cuore di ogni uomo, non bloccandoci a considerare la sua colpa. Signore, aiutaci a perdonare, a fare, come te, nuove tutte le cose.

 

(Michele Do, Per un’immagine creativa del cristianesimo, a cura di C. Gennaro, S. Molina e P. Racca, ed. pro-manuscripto, pp. 309-311)

 

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