Vecchio è chi il vecchio fa
«Intorno a me vedo occhi nei quali è rimasta soltanto la rassegnazione. Occhi di persone che passano dal caffè al tè e dal tè al caffè. Forse ho già detto questa cosa. Forse non dovrei lamentarmi in questo modo. Bisogna solo impegnarsi di più perché ogni giorno valga la pena di essere vissuto. O almeno un giorno su due. Servono anche i giorni di riposo, come al Tour de France».
H. Groen, Piccoli esperimenti di felicità, Longanesi, Milano 2015.
Alla “Casa del tramonto” di Amsterdam le giornate passano tutte uguali: poche attività, molti dispetti, piccole vessazioni, zero prospettive. All’ospizio l’unica attesa pare essere quella della morte. Hendrik Groen, ottantatré anni (“e un quarto”), sguardo lucido e disincantato, decide, nero su bianco, che è stanco di vivere in queste condizioni. Prima di lasciare questo mondo, però, si pone un duplice obiettivo: un anno ancora di vita e fondare un club. Nasce così il Vemamimo, i Vecchi-ma-mica-morti, sei agguerriti anzianotteri che non hanno nessuna intenzione di arrendersi alla monotonia dei giorni. E il diario di Hendrik comincia a colmarsi di novità e di programmi.
Il gruppo affronta una serie di ostacoli logistici e burocratici e inizia a sperimentare. Si parte con un corso per imparare a usare Google (“Evert lo pronuncia Gogol e ora ci sono diversi ospiti convinti che stiamo seguendo un corso di teatro russo”), continua con i workshop di cucina e trova il culmine con le gite organizzate a sorpresa da ciascuno dei membri del club: tanto folli e variegate nella scelta, quanto sintomo inequivocabile di una voglia di vivere piuttosto resistente.
Su tutto si spande l’ironia pungente, pur quando amara, di chi ha deciso di raccontare senza censurare lo sguardo. Attraversando le pagine e le stagioni, con Hendrik e i suoi amici, che mai cedono ad ansie di giovanilismo, si sorride spesso e si pensa parecchio, tra il realismo degli inevitabili acciacchi dell’età e la critica al sistema assistenziale.
In un mondo che spinge per eliminare gli anziani “pesi” – eutanasia e scelta della pillola della “dolce morte” popolano molte riflessioni – i magnifici vecchietti, grazie alla forza dell’amicizia e delle relazioni, affrontano pregiudizi ottusi (“Ci sono persone che provano un profondo disprezzo per tutto ciò che è vecchio, grigio e lento”), superano i momenti di sconforto e, per quanto possibile, si godono ogni singola ora.
Così, giorno dopo giorno, tra molte gioie, tante perdite e mille piccoli esperimenti di felicità, Hendrik troverà che vivere non è poi così male. E che ogni inizio d’anno porta con sé una promessa di primavera.