Una esperienza di animazione vocazionale zonale per adolescenti
Era nata in seno ad una riunione di sei vicari parrocchiali e qualche parroco, la riflessione circa l’educazione vocazionale dei nostri adolescenti. Le note del discorso crearono una musica variegata di fiducia (le vocazioni ci sono – Dio chiama sempre), di realismo (la pluralità delle iniziative pastorali, l’incostanza dei ragazzi, l’assenza d’interesse delle famiglie non senza pregiudizi e resistenze), di critica obiettiva (spesso siamo troppo generici nella proposta di fede ed è facile che ci accontentiamo del minimo, della navigazione di piccolo cabotaggio che delle grandi traversate nell’esperienza di Dio).
Il segno positivo di un interesse vivo da parte di questi sacerdoti “ancora” contenti della loro vocazione e desiderosi di parteciparla ad altri fratelli, ci ha fatto giungere a delle considerazioni e anche a qualche scelta operativa che ci liberasse dai soli discorsi e dall’immobilismo.
Abbiamo concordato che formare un giovane al senso della Chiesa è contemporaneamente aiutarlo a scoprire la sua vocazione e quella degli altri, perciò miriamo ad unificare attorno al nucleo “Vocazione” tutti i nostri interventi.
Spesso i nostri adolescenti sono la somma di tante esperienze che vengono consumate sull’onda dell’emozione e della novità piuttosto che dell’assimilazione: troppo tanto, troppo velocemente, troppo poco “dentro”. Il periodo successivo della giovinezza, è più favorevole per porre ordine nella vita e per operare un buon discernimento. Ma potremo avere un giovane “arrivato” domani se non facciamo “partire” il nostro adolescente oggi? Nelle nostre comunità, è ritornello comune, si “fa” già tanto per loro, ma i limiti delle proposte parrocchiali sono evidenti: nei gruppi di adolescenti convivono ragazzi più o meno motivati, portatori di ricchezze e limiti disparati, di esperienza diverse e spesso il ritmo di crescita del gruppo è rallentato dal desiderio che “nessuno vada perduto”. Ma se Dio chiedesse quel di più per qualcuno?
È giusto lasciar mancare soprattutto ai più disponibili il pane richiesto? Così è nata l’idea di una proposta cristiana e vocazionale che va diversificata dall’esperienza per tutti e tenta un cammino particolare per quei ragazzi che non si accontentano di stare a fior di pelle.
Senza l’intenzione di creare gruppi elitari, ma ricalcando un po’ la metodologia del Maestro che “ai suoi spiegava tutti i misteri del regno in segreto”, nell’arco dell’anno abbiamo fissato a livello di zona pastorale tre incontri di spiritualità per adolescenti con esplicita proposta vocazionale.
Ci siamo orientati verso i temi del Catechismo degli adolescenti ricavando i tre messaggi conduttori degli incontri: CHIAMATI ALLA VITA (Che cosa cercate? Maestro dove abiti?) – CHIAMATI ALLA LIBERTÀ (Cosa devo fare per avere la vita eterna? Va’, vendi quello che hai, vieni e seguimi) – CHIAMATI ALL’AMORE (Nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per gli amici). La struttura della serata (un paio d’ore circa) è articolata in una sequenza di momenti diversi che dall’approccio più superficiale dell’accoglienza gioiosa con canti e saluti passa più in profondità con l’ascolto della Parola di Dio accompagnata da una riflessione e dallo spazio personale di silenzio – adorazione – riflessione, e da un impegno concreto consegnato ai ragazzi.
Già l’ambiente, il clima, le persone che animano sono un messaggio e perciò abbiamo cercato di testimoniare quest’unità della Chiesa – comunità dei volti più diversi, cambiando la sede dell’incontro (Eremo – Monastero di Clausura) e facilitando la rotazione delle persone (sacerdoti, religiose, laici) che offrono i loro interventi e richiamano le varie dimensioni dell’unica vocazione.
Non ci aspettavamo risultati, ma il seme vale più del terreno che spesso può sembrare refrattario e poco docile, e la presenza dei ragazzi, l’attenzione e il silenzio fanno pensare che il sapore genuino del Vangelo esercita sempre il suo fascino nel cuore di chi sembra più distratto.
Andare al di là della parrocchia offre ai ragazzi la possibilità di condividere con altri la stessa esperienza, di vedere altri volti, di non sentirsi soli con solo il loro Don, ma di mescolare le acque con nuovi affluenti, di respirare un po’ di universalità della Chiesa.
Permette anche a noi sacerdoti di crescere in un clima di collaborazione sulle cose essenziali, di accomunare i carismi e di mantenere vivo il dono che è in noi.
Molte delle idee scritte sono super scontate e da molti collaudate e da tempo. Ci sembra di aver fatto come quel saggio che mentre viaggiava ha visto sfasciarsi il suo carretto. Si è ricordato di non aver pregato e di non aver neppure il libro delle orazioni con sé. Allora ha fatto il patto con Dio, di recitare più volte l’alfabeto dalla A alla Z.
Il Signore gradì molto questa intuizione, prese le lettere e compose Lui stesso una favolosa preghiera. Se nell’esperimento che vi abbiamo descritto c’è qualche intuizione buona, potrà essere utile nelle mani di chi è appassionato al Regno e alle vocazioni e vuole tentare nuovi cammini. Non vorremmo dimenticare di dire che siamo certi che l’unica formula vincente è “Pregare il Padre affinché mandi operai”.