Dimensione vocazionale e orientamento scolastico
Premessa
Ai nostri giorni si sta lentamente affermando una concezione di orientamento come processo di maturazione verso le scelte della vita. Si tende quasi dappertutto a integrare il momento informativo con quello formativo, in un sistema flessibile che in caso di errore o di insuccesso permetta la possibilità di cambiare (processo di orientamento).
Nonostante ciò molti giovani sbagliano indirizzo scolastico e la professione viene scelta più in forza di condizionamenti ambientali che in vista di un progetto di vita. Si è soliti dire che il vero orientamento si matura in sede scolastica: la scelta della scuola è in certo qual modo presupposto di quella professionale. Quest’ultima rappresenterebbe solo il momento finale. In questa prospettiva, più lungo e complesso è il periodo di formazione scolastica, più elevato sarà il grado di realizzazione di una professione e più ampio l’orizzonte di maturazione vocazionale della persona.
A questa logica obbedisce ancora nel nostro paese la distinzione tra istruzione professionale (a breve termine) che porta al “mestiere” e l’istruzione secondaria superiore e universitaria che porta (a medio e lungo termine) alla “professione”.
L’orientamento scolastico: quale dovrebbe essere
La scuola viene coinvolta a duplice titolo nei compiti dell’orientamento, in quanto istituzione che favorisce e sviluppa l’orientamento educativo; scelta di un indirizzo formativo, in vista della professione e della “vocazione”.
In quanto istituzione la scuola è chiamata a divenire tutta “orientativa”, non solo la scuola media inferiore che ha questo compito per legge, ma tutta la scuola di ogni ordine e grado, a partire dalla materna, fino all’Università e oltre.
In particolare la scuola media inferiore, nella premessa generale ai Nuovi Programmi, è presentata come la “Scuola orientativa” per eccellenza “in quanto favorisce l’iniziativa del soggetto per il proprio sviluppo e lo pone in condizione di conquistare la propria identità di fronte al contesto sociale tramite un processo formativo continuo, cui debbono concorrere unitariamente le varie strutture scolastiche e i vari aspetti dell’educazione. La possibilità di operare scelte realistiche nell’immediato e nel futuro, pur senza rinunciare a sviluppare un progetto di vita personale, deriva anche dal consolidamento di una capacità decisionale che si fonda su una verificata conoscenza di sé”.
A questa modalità “formativa” di fare orientamento si affianca – nelle scuole di ogni ordine e grado – quella essenzialmente informativa, a valenza socio-economica, tendente a inserire l’individuo nel lavoro e nella società. L’attività di informazione sulle scelte scolastiche e professionali risponde indubbiamente ad un riconosciuto bisogno degli allievi e delle loro famiglie. Ciò soprattutto là dove mancano ancor oggi occasioni e mezzi per portare a conoscenza i vari indirizzi scolastici o le possibilità di formazione e impegno professionale. Ma l’informazione pura e semplice rischia di restare infruttuosa o di divenire alienante se non è posta in un diverso contesto, quello cioè dello sviluppo e della formazione.
Povertà e frammentazione
Esaminando il quadro della situazione dell’orientamento nel nostro paese si coglie un’impressione generalizzata di povertà e di frammentazione negli interventi.
Dalla mancanza di coordinamento e collegamento tra le diverse agenzie e i diversi interventi deriva un’enorme dispersione delle risposte, ma anche una sostanziale ripetitività e povertà delle risposte stesse. Basti pensare al ricorso, più o meno generalizzato, a modalità insufficienti di intervento (distribuzione di materiali informativi “cartacei”, effettuazione di sporadici incontri individuali e di gruppo) o ancora alla concentrazione degli interventi su utenze tradizionali (gli studenti delle classi terminali dei diversi cicli scolastici), e contemporaneamente allo spazio e all’attenzione molto più ridotti offerti nei confronti di altre modalità di intervento e di altre utenze. Ci si rende conto così di come il sistema delle risposte sia da un lato ripetitivo e scarsamente capace di innovazione e cambiamento e dall’altro povero nella sua unilateralità.
Trent’anni di inutili tentativi per pervenire a una normativa unica in materia di orientamento fanno ritenere tramontata ormai l’illusione di creare un servizio nazionale di orientamento in Italia. Neppure una legge-quadro potrebbe fare ordine ormai tra l’esercito dei soggetti attuatori, troppi in verità, ma soprattutto frammentati e disomogenei.
L’impressione che si ricava da questa panoramica è che sussiste un “grande disorientamento” tra gli operatori di orientamento, la più parte dei quali lavorano senza il riferimento a una concezione né chiara né condivisa di orientamento, mentre cresce e si differenzia la domanda in questo ambito. L’unica rete di Centri specializzati presente a livello nazionale con uniformità operativa è quello dei Centri COSPES dei Salesiani e FMA d’Italia.
Un approccio sistemico
Orientare significa svolgere un ruolo di mediazione tra il sistema della persona e le esigenze sociali dell’ambiente di vita e di lavoro, in vista della realizzazione di un personale progetto di vita. Ciò comporta un approccio multidimensionale e di interdipendenza tra molti fattori. Solo operatori altamente qualificati con competenze pluriprofessionali, capaci di lavorare in Centri specializzati con il metodo dell’équipe, potrebbero costituire un supporto valido ed efficace alle attività di orientamento svolte dalle istituzioni formative.
Occorre pensare perciò a figure professionali competenti configurate secondo modalità operative di interconnessione e di collegamento. Dai vari rapporti ISFOL si deduce che il vero orientamento è svolto, negli ultimi anni, da alcuni Centri bene organizzati, sia pubblici che privati, che si avvalgono di personale specializzato con competenze pluriprofessionali e che, soprattutto, attuano ricerca e sperimentazione. Solo questi Centri hanno permesso di ottenere dei risultati attendibili, anche se non del tutto soddisfacenti, stante la segnalata carenza di normativa e di collegamento.
Alcune indicazioni
Dall’analisi della situazione e della sperimentazione dell’orientamento in Italia emerge la necessità di ripensare e affrontare come prioritari alcuni aspetti qualificanti di questo servizio. Schematicamente ci pare di poter indicare i seguenti:
– È il momento di assumere un concetto. globale e onnicomprensivo di orientamento. Per questo occorre: superare il vecchio concetto di orientamento scolastico e professionale; privilegiare le istanze dell’auto-orientamento in rapporto al progetto personale di esistenza; cogliere il circuito di interdipendenza tra ricerca della propria identità, maturazione delle scelte esistenziali e inserimento lavorativo e sociale.
– Si impone un chiarimento circa la funzione delle strutture per l’orientamento. Gli aspetti da prendere in considerazione sono: il servizio reso dalle e nelle strutture educative; il condizionamento indotto dai mezzi di comunicazione sociale e che deve essere efficacemente contrastato; la gestione dei servizi di orientamento meglio armonizzata tra intervento pubblico e privato.
– In questo ambito deve essere individuato l’apporto reso dai Centri specializzati pluriprofessionali per l’orientamento. In queste strutture per l’orientamento deve risultare chiara e garantita: la scelta di una precisa antropologia di riferimento culturale; la scelta dell’“approccio sistemico” nell’individuazione e nella soluzione delle problematiche di orientamento coinvolgendo tutte le componenti interessate al processo di orientamento, tra cui, oltre ai giovani primi e principali protagonisti, la famiglia, la scuola, la comunità ecclesiale, il mondo del lavoro, i mass media e gli esperti in orientamento; l’articolazione per settori specifici di intervento con conseguente formazione di équipe preparate e articolate; la progettazione di un ventaglio di funzioni di intervento, oggi irrinunciabili, se si vuole prestare un servizio efficace e significativo; relazione di aiuto nella dinamica della scelta, anche vocazionale; funzione di “filtro e smistamento” in collaborazione con altri centri specializzati; servizi di informazione, ricerca e sperimentazione; valutazione dei risultati.