N.04
Luglio/Agosto 1994

L’esperienza delle scuole apostoliche a Napoli

La Scuola Apostolica del Seminario Filosofico “Paolo VI”[1] ha radici antiche. Già una ricca tradizione è stata vissuta per circa un quarantennio (tra il 1930 e il 1970 circa). Per fattori vari (crisi vocazionale, diffusione della scuola statale, difficoltà organizzative, contesto culturale mutato) la tradizione si interruppe, ma non del tutto.

Nel corso degli anni ‘70, pur restando il Seminario Minore, si hanno nuove forme di gruppi vocazionali: sono i gruppi Emmaus per gli adolescenti e giovani, e le comunità Samuel[2] per i fanciulli e i preadolescenti. L’obiettivo era quello di formare i possibili aspiranti al Seminario attraverso un cammino di preghiera, di colloquio spirituale in un gruppo che, riunendosi periodicamente, potesse permettere di effettuare un primo discernimento vocazionale, evitando così entrate ed uscite traumatiche nel Seminario Minore. Anche qui i frutti non sono mancati: tantissimi sono i sacerdoti che sono passati per i gruppi Samuel e Emmaus.

Vista l’esperienza positiva nel 1977, l’allora Cardinale Ursi pensò opportuno istituire, dove era possibile, comunità Samuel a livello di parrocchia o di Zona pastorale. Le comunità Samuel volevano essere una “tappa intermedia tra la vita di famiglia e la vita del Seminario” in cui potesse essere verificata e coltivata la vocazione del fanciullo o del preadolescente, affinché gli aspiranti facessero la scelta del Seminario con maggiore consapevolezza. Insieme a questo motivo c’era anche la costatazione che, da parte delle famiglie, vi era una “riluttanza ad affidare i loro figli” all’istituzione del seminario[3]. Le comunità Samuel, così come furono pensate dal Cardinale Ursi, hanno avuto difficoltà a sorgere. Il seme però era stato gettato. Piuttosto che essere vere e proprie comunità si sono avuti i gruppi Samuel, che hanno ancora oggi il loro appuntamento mensile in Seminario Minore.

È da questa esperienza che stanno sorgendo le Scuole Apostoliche. Le motivazioni sono, in fondo, simili a quelle del Decreto del Cardinale Ursi, ampliate dal nuovo contesto del Seminario, dalla costatazione del basso numero dei preadolescenti aspiranti, dovuto alle resistenze della famiglia e al contesto culturale, dalla valutazione degli spazi e delle energie profuse per i pochi ragazzi delle scuole medie. Tali motivi fecero pensare ad una possibile pastorale per i preadolescenti di tipo diverso. Valutando la situazione e alla luce della tradizione passata si pensò alle Scuole Apostoliche perché in esse l’annuncio della vocazione può avere il congruo tempo dell’accompagnamento vocazionale[4]; perché, svolgendosi l’attività di animazione vocazionale fino alle ore 18, il rapporto con la famiglia e con la comunità parrocchiale continua, favorendo un’armonica crescita umana e cristiana; per offrire alla Chiesa la possibilità di valutare in un’esperienza di comunità le qualità naturali del ragazzo, le sue inclinazioni e aspirazioni, e avviarlo poi al Seminario Minore; per offrire ai ragazzi un ambiente idoneo per un equilibrato discernimento della loro vocazione.

Parlo di Scuole Apostoliche perché il progetto è ampio e, sotto certi aspetti, ambizioso: la diffusione, su tutto il territorio diocesano, di più punti dove possano confluire i preadolescenti per questa ricca esperienza umana e di cammino di fede. In questi anni è ben decollata la Scuola Apostolica nata e gestita dal Seminario Minore per gli ovvi motivi di disponibilità e di organizzazione. Un’altra sede è situata nella zona Sud della Diocesi (Torre del Greco), altre sono in maturazione.

Ma che cos’è la Scuola Apostolica? Non è il “collegio per i vescovi” come affermò un ragazzo ad una domanda del Cardinale Giordano. La Scuola Apostolica vuole essere un cammino per educare i ragazzi a stare insieme per conoscerci meglio e diventare amici, aprendosi alla scoperta della vita, cercando la strada che porta a Gesù. Tutto attraverso lo studio, il gioco, la preghiera, la catechesi: i ragazzi, infatti, partecipano regolarmente alle lezioni mattutine e dopo il pranzo vivono i momenti di studio, catechesi, preghiera e, non ultimo, di gioco. Nel tardo pomeriggio vengono riaccompagnati a casa, perché possano vivere il clima familiare necessario nella preadolescenza ed, eventualmente, partecipare a qualche attività parrocchiale.

Il lavoro svolto in questi anni (l’inizio risale all’anno scolastico 1990/1991) è stato intenso ma, seppur con qualche difficoltà, in crescendo: dai 20 ragazzi iniziali c’è stata una lievitazione fino agli attuali 180 ragazzi. I numeri fanno certamente ben sperare ma chiedono una riflessione. Perché un numero così alto? Quali problemi pone e quali possibilità apre? Quali i costi di gestione? Sono questi ed altri i possibili quesiti che possono porsi ad un’iniziativa, per certi versi, così ardua. 

L’intuizione avuta dal Cardinal Giordano con l’equipe educativa del Seminario Minore, sviluppata poi con il Centro Diocesano Vocazioni, è fondamentalmente valida. Essa si basa su un lavoro intenso che viene portato avanti dal Seminario Minore, i parroci e le famiglie. Sono coinvolti i professori della Scuola e, nel pomeriggio, alcuni volontari sostengono i ragazzi nei loro studi. L’impegno profuso, la serietà della formazione, i servizi offerti, tutto questo ad un costo alquanto contenuto per una famiglia media, hanno portato ad una lievitazione numerica consistente nel giro di pochi anni. Questo dice la disponibilità dei genitori verso la “scuola dei preti”, che non significa necessariamente vera disponibilità ad un discernimento vocazionale dei propri figli. Va posta attenzione quindi al discernimento previo l’accesso alla Scuola Apostolica, attraverso dei semplici criteri: partecipazione ai gruppi Samuel, presentazione scritta da parte del parroco delle buone disposizioni del ragazzo e delle corrette intenzioni della famiglia, verifica della serietà e correttezza del ragazzo nei campi-scuola, verifica dell’attenzione che i genitori hanno nei confronti del loro figlio (è possibile che i genitori, lavorando entrambi, trovino comodo “scaricare” il loro figlio fino a sera e stare tranquilli: il rischio è quello che possano considerare il Seminario Minore un “collegio a semiconvitto” a basso costo!).

La catechesi e la preghiera vengono preparate e condotte da un gruppo di Teologi del Seminario Maggiore. A questo vi sono anche iniziative collaterali che vanno a beneficio delle famiglie: si organizzano, durante l’anno, pomeriggi di formazione e di spiritualità, che ottengono un’alta partecipazione dei genitori stessi. Si hanno anche contatti frequenti con i parroci degli “apostolini”, con i quali ci si confronta sulla presenza degli stessi nelle attività parrocchiali.

I problemi, con il lavoro che si svolge, non mancano: questioni tecniche, coordinamento degli insegnanti, dei volontari, del personale non-insegnante. Ma questi sforzi hanno prospettive non indifferenti: il lavoro che si svolge, in un età così delicata, non ha solo valenza vocazionale (non tutti entreranno in seminario e saranno preti!), ma incide positivamente nella formazione umana che rimarrà per tutta la vita.

I costi di gestione sono indubbiamente elevati: le entrate delle rette non coprono tutte le spese, comportando un indubbio sacrificio alla diocesi per sostenere i costi. La validità dell’esperienza fa sì che essa venga portata avanti nonostante qualche perplessità economica, fatta rilevare da più parti.

Certo: tutto viene vissuto con spirito di sacrificio ma con quella consapevolezza che i sacrifici avranno quella messe abbondante che la Chiesa tutta si aspetta. La Scuola Apostolica, in fondo, non fa altro che rendere consapevole la Diocesi del delicato ma pur vero problema vocazionale, che, oltre essere un problema numerico o economico, è spina nel fianco per una più vivace e coerente testimonianza ad essere Chiesa chiamata e mandata dal suo Signore.

 

 

 

Note

[1] Con il trasferimento del Seminario Minore da un comune limitrofo di Napoli, il Cardinale Ursi, nel 1986, volle denominarlo Seminario Filosofico per distinguerlo dal Seminario Teologico.

[2] Per una presentazione articolata dei Gruppi Samuel, cfr. N. LONGOBARDO – A. ASCIONE. Itinerari vocazionali per giovani e ragazzi, in Rogate Ergo, 12 (1989), 39-41.

[3] Cfr. CORRADO CARD. URSI, Decreto per l’istituzione delle comunità parrocchiali “Samuel”, Napoli, 25 marzo 1977.

[4] Cfr. CEI, Vocazioni nella Chiesa italiana, 26/5/1985, ECEI/3, 2501-2503.