N.03
Maggio/Giugno 1995

Nuove forme di accompagnamento vocazionale

In questi anni ho maturato la seguente consapevolezza; la pastorale vocazionale – il cui campo d’azione privilegiato è la comunità cristiana – si arresta alla soglia dei seminari o dei noviziati, ove inizia la “formazione” propriamente detta al sacerdozio e alla vita consacrata. Questo non significa che tra tali luoghi di formazione e la pastorale delle vocazioni non ci siano dei momenti di naturale interazione e proficua collaborazione; la testimonianza di seminaristi, ragazze e giovani in formazione nelle comunità di vita consacrata, è, infatti, preziosa nelle varie proposte di annuncio vocazionale alla comunità cristiana: “va incoraggiata la proposta vocazionale fatta dai giovani chiamati ai loro coetanei. È un’esperienza che si va diffondendo con frutto in numerose diocesi. I seminari e altri istituti formativi possiedono per loro natura un ruolo specifico di evangelizzazione e animazione vocazionale. La loro forza di irradiazione deve manifestarsi sempre più efficacemente”[1].

La distinzione fra il periodo di formazione dei candidati al sacerdozio e alla vita consacrata nei seminari, noviziati e il tempo della loro maturazione vocazionale nella comunità cristiana mi pare opportuna alfine di evitare confusione tra i due momenti educativi che, pur nella continuità, hanno destinatari, finalità e metodi propri quindi diversificati.

La finalità e la configurazione educativa specifica del seminario maggiore esigono che i candidati al sacerdozio vi entrino con una qualche preparazione previa. Una simile preparazione non poneva problemi particolari, almeno sino a qualche decennio fa, allorquando i candidati al sacerdozio provenivano abitualmente dai seminari minori e la vita cristiana delle comunità ecclesiali offriva facilmente a tutti, indistintamente, una discreta istruzione ed educazione cristiana. La situazione è in molte parti cambiata. Si dà una forte discrepanza tra lo stile di vita e la preparazione di base dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani, anche se cristiani e talvolta impegnati nella vita della chiesa, da un lato, e dall’altro lo stile di vita del seminario e le sue esigenze formative[2].

Mi è capitato di ascoltare questa o simili affermazioni. “Oggi occorrono tanti seminari, ovvero tanti cammini formativi, quanti sono i seminaristi”. E ciò per dire, paradossalmente, la pluralità di livelli di formazione dei nuovi arrivati di fronte ai quali si trovano gli educatori dei seminari e noviziati. Oggi, infatti, approdano a tali luoghi di formazione specifica, al sacerdozio o alla vita consacrata, giovani con un curriculum di studi differenziato, situazioni familiari anche problematiche, appartenenze e partecipazione alla vita ecclesiale diversificate e così via.

Fatta la debita e, per la verità, scontata distinzione tra pastorale vocazionale e luoghi di formazione propriamente detti, è più che mai opportuno rispondere a questi o simili interrogativi; quali sono i percorsi ordinari della ricerca vocazionale di un giovane o di una ragazza oggi? Dove indirizzarli per una verifica o per l’accompagnamento vocazionale prima dell’ingresso in seminario o in noviziato? Quali sono le nuove forme di accompagnamento vocazionale non alternative ma propedeutiche ai seminari e ai noviziati, il cui iter formativo in questi anni è stato precisato da orientamenti e norme dello stesso magistero?[3].

 

 

 

Itinerari spirituali di ricerca vocazionale

La pastorale vocazionale – la cui sintesi è avvenuta e si è sviluppata in questi anni attorno alle grandi tematiche dell’annuncio, proposta e accompagnamento vocazionale[4] – ha fatto un indubbio e prezioso cammino.

Ad un’attenta lettura e verifica delle varie esperienze, avviate con molta cura nelle chiese locali, si può dire che alcuni itinerari spirituali si sono rivelati particolarmente fecondi nel suscitare la domanda vocazionale e nel farla maturare verso la forma di totale dedicazione al Signore e alla Chiesa.

Mi sembra significativa la riflessione operata in merito dal seminario arcivescovile di Milano sul versante della proposta vocazionale al ministero ordinato, che presenta elementi utili anche per la proposta della vocazione alla vita consacrata.

Riporto pressoché integralmente l’analisi e le proposte che ne emergono, per il valore di sintesi che tale riflessione presenta in riferimento agli itinerari spirituali possibili nella comunità cristiana in vista della proposta vocazionale.

“Innanzitutto, per molti giovani che si presentano al seminario, la domanda sulla vocazione e l’ipotesi della decisione per l’ingresso nel seminario diocesano si è affacciata già nella preadolescenza, attraverso la frequenza dell’oratorio, l’amicizia con il proprio prete, il servizio liturgico come chierichetto, la partecipazione ad alcuni incontri vocazionali.

La decisione di non considerare l’ingresso alle medie o alla fine della terza media, corrisponde quasi sempre all’abbandono per qualche anno della domanda vocazionale, che riemerge verso la fine della terza superiore o in occasione delle proposte per i diciottenni che ampio spazio danno alla tematica vocazionale.

Molto rilievo nel tenere aperta la disponibilità alla dedicazione al Signore lo hanno gli impegni di servizio per la pastorale parrocchiale: impegni di collaborazione all’animazione dell’oratorio e alla catechesi dei più piccoli, responsabilità nell’animazione liturgica e nella preparazione dei gruppi chierichetti, partecipazione ad iniziative di tipo caritativo con il gruppo dell’oratorio.

I pellegrinaggi, i campeggi estivi, le giornate di ritiro spirituale, sono spesso indicate come luoghi di scoperta o di riscoperta della vocazione.

L’inizio dell’ultimo anno delle scuole medie superiori favorisce la considerazione della domanda vocazionale senza più scusanti per taciti rinvii. Anche il tempo del servizio militare o del servizio civile, si presenta in alcuni casi come momento favorevole per la riflessione vocazionale.

Molti dicono che la proposta esplicita da parte del loro prete è stata all’inizio della considerazione o della ripresa della domanda vocazionale. Per qualcuno, la proposta è avvenuta nell’ambito di un programma di direzione spirituale già avviato, per altri è stata all’origine di un cammino di direzione spirituale caratterizzata dal discernimento vocazionale.

I riferimenti comuni di una regola di vita che ha sostenuto la ricerca vocazionale e ha condotto alla decisione di avvicinarsi al seminario per il discernimento definitivo, sono i seguenti: l’aiuto di un prete per la direzione spirituale; la confessione regolare; la partecipazione alla S. Messa anche in un giorno o in più giorni lungo la settimana; la lettura quotidiana o, quantomeno, frequente del Vangelo, seguendo il metodo della lectio divina; la preghiera quotidiana con qualche parte della Liturgia delle Ore; la meditazione in alcuni tempi significativi di qualche testo spirituale; la partecipazione alla scuola della Parola e agli itinerari diciottenni, con la catechesi parrocchiale; un impegno di servizio alla pastorale della parrocchia, insieme con alcuni momenti di volontariato caritativo.

Normalmente la ricerca vocazionale dei giovani che si sono presentati al Seminario è avvenuta attraverso una vita spirituale sempre più intensa che ha chiesto ad un certo momento un salto qualitativo. Non è significativo il numero dei giovani che dicono di aver intuito improvvisamente questa possibilità, magari dopo qualche esperienza particolarmente intensa”[5].

Dopo un ordinario cammino spirituale siffatto il salto di qualità nella ricerca vocazionale nella maggioranza dei giovani e delle ragazze passa ordinariamente attraverso la partecipazione alla vita dei “gruppi vocazionali”: sono “gruppi di riferimento”, quindi non residenti, che di fatto offrono la possibilità di verifica e accompagnamento vocazionale attraverso incontri vocazionali specifici, con un calendario e un progetto formativo ben definito, su tematiche fondamentali della vocazione cristiana e di aspetti più specifici della vocazione al ministero ordinato e della vita consacrata, facendo tesoro e approfondendo ulteriormente tutti quegli aspetti di vita cristiana già maturati nei precedenti itinerari spirituali. Questi “gruppi vocazionali di riferimento” hanno assunto in questi anni denominazioni diverse, ma tutte presentano la finalità specifica di accompagnamento e discernimento vocazionale di giovani e ragazze che presentano chiari segni di vocazioni di speciale consacrazione: “dove il seminario minore – che in molte regioni sembra necessario e molto utile – non trova possibilità di attuazione, occorre provvedere a costituire altre ‘istituzioni’, come potrebbero essere i gruppi vocazionali per adolescenti e per i giovani. Pur non essendo permanenti, questi gruppi potranno offrire, in un contesto comunitario, una guida sistematica per la verifica e la crescita vocazionale. Pur vivendo in famiglia e frequentando la comunità cristiana che li aiuta nel loro cammino formativo, questi ragazzi e questi giovani non devono essere lasciati soli. Essi hanno bisogno di un gruppo particolare o di una comunità di riferimento cui appoggiarsi per compiere quello specifico itinerario vocazionale che il dono dello Spirito Santo ha iniziato in loro”[6].

 

 

 

Forme nuove di accompagnamento vocazionale

I giovani e le ragazze che hanno percorso un itinerario spirituale di proposta vocazionale nella vita della chiesa locale e hanno vissuto un congruo periodo di maturazione di fede vocazionale in quelli che abbiamo chiamato “gruppi vocazionali di riferimento” completano ordinariamente la loro ricerca vocazionale in comunità omogenee di accompagnamento e discernimento vocazionale.

Riguardo a queste “nuove forme” di accompagnamento vocazionale propongo le seguenti sintesi che il Magistero stesso ha operato in questi anni, a partire da un’osservazione attenta della realtà ecclesiale dei nostri giorni.

“Oltre i seminari minori e le istituzioni analoghe per le diverse forme di vita consacrata aventi una loro precisa identità, numerose Conferenze segnalano altre forme di accompagnamento che si vanno diffondendo secondo le situazioni delle chiese particolari.

1) Le residenze vocazionali: in alcune diocesi esistono centri di orientamento nei quali vivono possibili candidati. Questi cercano di discernere la loro vocazione mentre continuano gli studi nei centri universitari o in altre scuole. È un’esperienza positiva, giacché ha dato molte vocazioni al seminario maggiore e alla vita religiosa.

2) L’anno propedeutico prima dell’ingresso nel seminario maggiore. Cresce sempre di più il numero dei giovani che approdano direttamente al seminario maggiore. In numerose diocesi è già in atto l’esperienza di un periodo di discernimento, di catechesi, di integrazioni nella vita cristiana.

3) Il preseminario. Dove vengono inviati ragazzi e giovani in ricerca vocazionale. I candidati entrati senza gli studi secondari li completano in altre istituzioni fuori del seminario.

4) Le comunità di accoglienza vocazionale. Si tratta di comunità animate da sacerdoti, o religiosi, o religiose, in relazione con la chiesa particolare, con tensione esplicita alla consacrazione totale della vita per il regno di Dio. Date le caratteristiche della vita religiosa e le esigenze dei giovani d’oggi, queste forme di accompagnamento vocazionale vengono preferite dalle famiglie religiose. Ma sono numerosi anche i seminari diocesani che accolgono possibili candidati per un tempo più o meno lungo. Al momento giusto i giovani entrano nei seminari o in altri istituti di vita consacrata. Queste comunità si propongono di attuare l’invito di Gesù: ‘Vieni e vedi’, ‘Venite e vedete’: offrono la possibilità ai giovani o alle giovani di fare esperienza concreta di vita consacrata per discernere la loro vocazione nell’istituto: testimoniano valori come l’esperienza di donazione totale a Dio, di preghiera, di fraternità, di missione secondo il carisma dell’istituto. Non sono però in senso proprio seminari, probandati, e simili… Le statistiche riportate da alcune Conferenze evidenziano risultati molto soddisfacenti circa il discernimento e la perseveranza dei candidati che provengono dalle comunità d’accoglienza”[7].

5) Centri giovanili di orientamento vocazionale. Sono comunità in senso proprio, animate da sacerdoti, o religiosi, o religiose, in relazione con la Chiesa particolare, con tensione esplicita alla consacrazione totale della vita per il Regno di Dio. Hanno dunque carattere di autentiche comunità di orientamento vocazionale ai ministeri ordinati e alle altre forme di vita consacrata. Queste comunità si propongono di aiutare i giovani e le giovani nella maturazione della loro scelta vocazionale e si impegnano perché l’orientamento vocazionale sia un itinerario educativo, mediante una forte esperienza di fede e di apostolato. A tale fine, le comunità offrono persone, ambienti e mezzi adeguati. I giovani e le giovani, che vivono in questi ambienti, sperimentano come fare comunità, come pregare, come servire la Chiesa. Così sono aiutati a seguire Cristo secondo la loro personale specifica vocazione. Al giusto momento saranno pronti per entrare nei Seminari, nei Noviziati in altri Istituti di formazione alla vita consacrata[8].

Voglio augurarmi che il presente numero di Vocazioni, tematizzato sulle “nuove forme di accompagnamento vocazionale”, offra un preciso contributo sui nuovi percorsi giovanili della ricerca vocazionale.

 

 

 

 

 

Note

[1] CEI, Piano pastorale per le Vocazioni, Vocazioni nella chiesa italiana, n. 43, Roma 1985.

[2] Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, n. 62, Roma 1992.

[3] Cfr. CEI, La preparazione al sacerdozio ministeriale, Orientamenti e Norme, 1972; CEI, Seminari e Vocazioni sacerdotali, Roma 1979.

[4] Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, n. 60, Roma 1992; cfr. CEI, Piano Pastorale per le Vocazioni, Vocazioni nella Chiesa Italiana, n. 46, Roma 1985.

[5] Seminario Arcivescovile di Milano, Percorsi giovanile della ricerca vocazionale, p. 47-49, Milano 1991.

[6] Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, n. 64, Roma 1992.

[7] Pontificia Opera per le Vocazioni Ecclesiastiche, Sviluppi della pastorale delle vocazioni nelle chiese particolari n. 87, Roma 1992.

[8] Congregazione per l’Educazione Cattolica, Documento Conclusivo 2° Congresso Internazionale per le Vocazioni, n. 52, Roma 1982.