Come aiutare le famiglie perché siano al servizio della vita e siano capaci di educare ad una vita significativa
Volendo aiutare la famiglia è necessario in primo luogo pensare a quale realtà abbiamo di fronte.
Quale famiglia?
Il termine famiglia viene oggi usato per definire anche situazioni diverse da essa (famiglie di fatto, unioni omosessuali…); non possiamo così non vedere il suo stato attuale di salute rispetto alla sua vera e originaria entità. Già diciannove anni fa il Santo Padre vedeva nella famiglia “segni di preoccupante degradazione di alcuni valori fondamentali: un’errata concezione teorica e pratica dell’indipendenza dei coniugi fra di loro; le gravi ambiguità circa il rapporto di autorità fra genitori e figli; le difficoltà concrete, che la famiglia spesso sperimenta nella trasmissione dei valori; il numero sempre crescente dei divorzi; la piaga dell’aborto, il ricorso sempre più frequente alla sterilizzazione; l’instaurazione di una vera e propria mentalità contraccettiva” (FC 6).
Oggi più che mai ci troviamo di fronte allo stravolgimento della sua peculiarità: essere luogo di unione, condivisione, amore fecondo, punto di partenza per figli proiettati verso il futuro, per scoprire e seguire il disegno di Dio su ciascuno. Ogni elemento che mira a distruggere il matrimonio e la famiglia nella loro essenza è stato presentato all’uomo del ventesimo secolo come una perla preziosa, un tesoro nascosto per anni, la nuova conquista del genere umano. Sappiamo bene invece che dietro tutto ciò si nasconde, neanche tanto bene, il signore della morte, colui che della morte ha il potere: il diavolo (Eb 2,14). Ora più che mai sta cercando di distruggere il nucleo della vita, la culla di ogni vocazione: la famiglia.
Poiché “il vincolo di amore diventa l’immagine e il simbolo dell’alleanza che unisce Dio e il suo popolo” (FC 12), questo stesso vincolo è l’obbiettivo dell’opera distruttiva del demonio. È chiaro però che non vinse duemila anni fa e non vincerà oggi: sappiamo bene, infatti, che moltissime famiglie vivono con coraggio e coerenza una vita di fede adulta e in loro il Signore opera prodigi e segni, rendendoli così sale della terra, sentinelle del mattino (Cfr. Is 21,11-12).
Al servizio della vita per una vita significativa
È fondamentale vivere e difendere il vero valore della vita. Ogni uomo è chiamato ad accettare la propria esistenza come un dono. Va ricordato continuamente che la vita non dura solo settanta anni, ottanta per i più robusti (Sal 90,10), ma ogni embrione è chiamato dal nulla alla vita eterna. Allora essere al servizio della vita è per la famiglia accogliere i figli che Dio ha deciso di donarle, di chiamare alla vita eterna.
Essere al servizio della vita è rispettarla, anche e soprattutto quando Dio in essa permette che giunga la sofferenza, la malattia, la croce. Se è vero, come è vero, che Dio è nostro Padre, come potrebbe permettere che qualcosa venga a noi per il nostro male? Anche la più terribile malattia è permessa da Dio per un bene maggiore, per la nostra vita eterna, perché senza quella sofferenza forse ci danneremmo. Essere al servizio della vita è educare all’ascolto della volontà di Dio sulla nostra vita, sulla vita di ogni figlio che nasce, perché solo realizzando questo disegno ciascuno potrà gustare la felicità.
Essere al servizio della vita quindi è lottare contro la “mentalità di questo mondo” che ritiene legittimo l’omicidio di un figlio per non compromettere il benessere di un altro (speculazione genetica), come se un figlio fosse un possesso, un diritto, una proprietà: “Fare figli? Nulla di meglio; averne? Che iniquità” (Sartre). Essere al servizio della vita è rispettare la sofferenza, opporsi all’eutanasia, aiutare chi soffre a scoprirne il senso, unirsi alla sofferenza di Gesù Cristo, consapevoli che in questa non si è soli, che la morte è vinta e non ha potere su chi è unito a Cristo. Certo soffrire è uno scandalo, come lo è stato la croce di Gesù: “scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani” (1 Cor 1,23 ).
Questa è la vita, una vita meravigliosa, una vita sempre degna di essere vissuta, una strada per la vita eterna. Educare è certamente un compito difficile, e troppo spesso lo si riduce alla preoccupazione di trovare per i figli un ruolo, il più possibile prestigioso, nella società. Così, volendo fare il loro bene, si cade, invece, nel gioco di “mammona”, seminando pian piano, nel cuore dei ragazzi, l’inganno che nelle cose di questo mondo si possa trovare la tanto bramata felicità.
Quante volte abbiamo sentito “quantificare” la vita di un figlio, e, purtroppo, quanti figli si sentono quantificati. Quante volte abbiamo sentito i genitori educare al “carpe diem” più blasfemo, costringendo il proprio figlio ad essere solo perché la vita di suo fratello è stata barattata con la sua stessa comodità e il suo benessere. Ormai troppo spesso incontriamo giovani che hanno sperimentato che nulla li rende felici e danno poco valore alla loro stessa vita, tanto da pensare che non sia poi così grave annientarla con droghe, o deturpare la bellezza della propria sessualità alla prima occasione, o addirittura, cercare di togliere il disturbo e porre fine ai propri giorni vuoti di senso…
Quanto è urgente l’evangeliz-zazione, quanto è necessario gridare alla famiglia “diventa ciò che sei” (FC 17). Che i coniugi scoprano la grandezza della propria vocazione sponsale, accolgano il dono dei figli custodendoli come tesori, perché figli di Dio, rivelino loro la natura divina che gli appartiene, svelino loro il mistero di una vita che non avrà fine, trasmettano loro l’immensità dell’amore che Dio ha per ciascuno. È possibile crescere dei figli che siano liberi di essere ricchi o poveri, ma sempre consapevoli di essere figli di un Padre che provvede al meglio per la loro vita. È possibile educarli all’ascolto della Parola, guardando i fatti concreti della vita e riconoscendo in essi la volontà di Dio, la Sua elezione su ciascuno (1Ts 1,4).
Una vita significativa è dunque una vita che accetta l’amore di Dio, che crede in Dio Amore (1Gv 4,16) che si china sull’uomo, sulle nostre miserie per mostrarci, con incomprensibile misericordia, il cammino da percorrere. È una vita spesa bene, nel cercare di compiere non la nostra, ma la Sua volontà, certi che solo in essa è possibile trovare la felicità, la gioia, la vita. La morte è stata sconfitta: Cristo ha aperto per tutti la porta della Vita compiendo la volontà del Padre, anche se questa è stata la croce, e nelle Sue braccia aperte ha brillato l’amore di Dio. Questo rende possibile all’uomo del nuovo millennio, “uomo senza vocazione” (NVNE), poter scoprire il senso della propria vita.
La Chiesa al servizio delle famiglie
“Guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1 Cor 9,16b). Pastori, consacrati e famiglie, ciascuno nella particolarità della propria vocazione e in virtù del proprio carisma è chiamato ad annunciare il senso e il valore della vita a questa nuova generazione, inserita in una società in cui regna la cultura della morte. Disponibilità, verità e testimonianza, inscindibilmente unite alla preghiera, sono il tripode su cui poggia l’opera della Chiesa al servizio della comunità e in particolare della famiglia.
Disponibilità
Per questo compito è importante prima di ogni altra cosa essere pronti ad accogliere ogni famiglia, nella realtà in cui si trova. Oggi dove nessuno ha tempo da perdere, dove tutti corrono senza sapere dove, il poter contare su sacerdoti, consacrati e coniugi che perdono la vita, rendendosi disponibili all’ascolto e alla testimonianza, è un fatto che fa interrogare, colpisce, lascia stupiti. È il primo grande aiuto: vedere qualcuno che dà senso alla sua vita, qualcuno che è talmente padrone di se stesso da potersi donare; persone felici di rendersi disponibili agli altri, sapendo che Qualcuno più importante si è già donato ad essi.
Verità
A tutti va detta la verità. È importante ricordare la nostra responsabilità di dover aiutare le famiglie lasciate nell’ignoranza da chi non ha avuto il coraggio di proclamare loro come Dio Padre ha concepito l’unione coniugale e la famiglia che da essa sgorga. Un’umanità ingannata profondamente con la menzogna demoniaca: “Dio non esiste, e se esiste non ti vuole bene, tu, uomo, sai cosa è bene per te, tu sei il dio di te stesso”. In tutti i modi si cerca di nascondere la verità sull’uomo, si cerca di eliminare la sofferenza, anche se per fare questo si ricorre alla sterilità, alla manipolazione genetica, all’eutanasia. Tutto è buono se serve a nutrire il proprio ego, se allontana l’unica cosa certa che è la morte o la paura di essa, se allontana la croce. Su di essa, infatti, nei problemi familiari di ogni giorno, in una malattia, nella perdita del lavoro, forse si “rischia” di vedere che Dio esiste. La sofferenza non uccide, ma dà un sapore particolare alla vita. Il Signore è il nostro pastore e nulla ci manca (cfr. Sal 23,1). Questa è la realtà che è dentro e fuori la famiglia. Caritas Christi urget nos (2 Cor 5,14): tutto questo va denunciato e annunciato, a costo anche di persecuzioni, coscienti che la Verità vi farà liberi (Gv 8,32).
Testimonianza
I pastori, i consacrati, le famiglie, sono chiamati a testimoniare che è possibile vivere un’esistenza significativa siamo tutti chiamati ad essere il sale della terra (cfr. Mt 5,13), una lampada posta sul lucerniere (cfr. Mc 4,21) ad illuminare la vita degli altri, soprattutto di quelle famiglie alle quali viene nascosta la luce della verità. Tutti chiamati a testimoniare con le parole e con le opere, esortando in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonendo, rimproverando (cfr. 2Tm 4,2), presentando esempi concreti nella pastorale, nel catechismo ai fanciulli, ai giovani, alle coppie che si preparano al matrimonio, agli adulti, ai gruppi vedovili, agli anziani… Ma anche sul tram, a scuola, al lavoro, al supermercato. Vivere con gioia ogni momento, fedeli alla propria vocazione, mostrando che salire sulla croce è possibile senza morire. Gesù Cristo è già morto e risorto per noi. Sacerdoti, religiose, sposi novelli e non, consapevoli che se nella nostra vita, un giorno, abbiamo incontrato e creduto in un giovane della Giudea, allora fiumi d’acqua viva sgorgano dal nostro seno (cfr. Gv 7,38); un’acqua viva che è lo Spirito di Vita.