N.02
Marzo/Aprile 2002

Per accompagnare e servire un cambiamento già in atto nella Chiesa italiana e nella pastorale vocazionale

Questo numero della Rivista è veramente speciale! E lo è per diversi motivi. Innanzi tutto, è stato abbandonato lo schema classico che fa da struttura portante ai diversi articoli presenti in ciascun numero: Studi, Orientamenti, Esperienze… In questo numero vi troverete solo delle ampie riflessioni su alcuni nodi problematici con cui oggi, a nostro parere, la pastorale vocazionale non si può non misurare.

È, inoltre, un numero “aperto”, nel senso che la riflessione iniziata con questo numero sarà proseguita nei numeri 4 e 5. Questi due successivi numeri non si limiteranno, però, solo a continuare la riflessione iniziata qui, ma “registreranno” il confronto, in una sorta di “forum”, che gli autori degli articoli e i membri della Redazione avranno con altri esperti sugli stessi temi che danno vita a questo numero. In questo “forum” convergeranno anche le riflessioni, le domande e le proposte che saranno raccolte attraverso il “forum virtuale” che si è aperto su Internet al sito del CNV: www.chiesacattolica.it/vocazioni, a cui sarà possibile accedere cliccando sull’icona “VOCANCH’IO”. Come vedi, chiediamo anche a te di far sentire la tua voce, registrando sul nostro sito le tue riflessioni. Vorremmo inaugurare così con i nostri lettori un fruttuoso dialogo sui temi che stanno a cuore a tutti coloro che sono impegnati nella Pastorale Vocazionale. Se queste “novità” risulteranno evidenti anche ad uno sguardo superficiale di chi è abituato a leggere la Rivista, c’è un’altra novità, meno evidente e che se non compresa, rischia di ridurre l’impostazione che si è voluto dare a questi tre numeri della Rivista ad una semplice operazione “estetica”.

 

Nel solco di un rinnovamento già in atto

Già da qualche anno il CNV sta riflettendo come immettere nuove forze propulsive alla Pastorale Vocazionale della Chiesa Italiana. Un elemento importante, ormai già acquisito di questa riflessione, è stato il cambiamento attuato nell’impostazione del Convegno Nazionale di gennaio, che da Convegno di studio, aperto a tutti, si sta sempre più qualificando come un Convegno indirizzato soprattutto ai membri dei CRV, dei CDV e agli animatori vocazionali degli Istituti di Vita Consacrata, e con un’attenzione prevalente all’aspetto antropologico pedagogico dell’annuncio e della proposta vocazionale.

Quest’attenzione emerge in quel “Come”, che accompagna ormai i temi dei nostri Convegni Nazionali: “Come annunciare l’amore verginale alle giovani generazioni?” (2001), “Come l’azione formativa della comunità cristiana prepara i giovani alla scelta vocazionale” (2002). La riflessione iniziata nel Consiglio Nazionale del CNV nell’anno duemila e che si è tradotta in questa nuova impostazione data al Convegno Nazionale di gennaio, non poteva non coinvolgere anche la Redazione della Rivista, che costituisce il luogo privilegiato in cui la Direzione del CNV, insieme ad alcuni amici esperti nei diversi campi, si ritrova periodicamente non solo per dar vita ai numeri della Rivista, ma soprattutto per una comune riflessione su quei temi che stanno a cuore alla Pastorale Vocazionale.

Così nella riunione della Redazione in cui si progettavano i diversi numeri di quest’anno, si faceva strada un interrogativo: Non sarebbe opportuno che la Rivista aiutasse i lettori a dare uno sguardo al contesto socioculturale in cui stiamo vivendo, per cercare di cogliere quei nodi problematici che vanno emergendo e tentare di dare una risposta capace di schiodare gli animatori vocazionali dalla ripetitività, che li spinge a fare sempre le stesse cose allo stesso modo come se nulla di nuovo avvenisse intorno a noi?

L’annuncio, la proposta e l’accompagnamento vocazionale rispondono agli interrogativi che abitano nei cuori dei ragazzi e dei giovani d’oggi oppure ricalcano dei cliché stereotipati e per questo poco attuali e altrettanto poco incisivi?

 

In sintonia con gli Orientamenti pastorali della CEI

Siamo stati sollecitati a proseguire in questa direzione anche dai recenti Orientamenti Pastorali della CEI per il primo decennio del Duemila: Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia.

Da dove partire, in questo decennio che si apre dinanzi a noi, per essere capaci di comunicare il Vangelo ai nostri fratelli? si chiedono i Vescovi italiani. Ed ecco la risposta che non può non costituire anche per noi un punto di riferimento imprescindibile: “Partiremo dunque interrogandoci sull’oggi di Dio, sulle opportunità e sui problemi posti alla missione della Chiesa dal tempo in cui viviamo e dai mutamenti che lo caratterizzano, per passare poi a mettere a fuoco alcuni compiti e priorità pastorali che ci pare intravedere per i prossimi anni” (Cvmc, 34).

Come saper leggere e comprendere questo nostro tempo per poter annunciare alle giovani generazioni, e non, il Vangelo della vocazione? I Vescovi ci propongono un criterio da cui lasciarci guidare per compiere un necessario discernimento evangelico: “Dovremo coltivare due attenzioni tra loro complementari anche se, a prima vista, contrapposte” (Cvmc, 34).

Innanzi tutto saper ascoltare la cultura del nostro mondo e lasciarsi interpellare da essa: “La prima consiste nello sforzo di metterci in ascolto della cultura del nostro mondo, per discernere i semi del Verbo già presenti in essa, anche al di là dei confini visibili della Chiesa. Ascoltare le attese più intime dei nostri contemporanei, prenderne sul serio desideri e ricerche, cercare di capire che cosa fa ardere i loro cuori e cosa invece suscita in loro paura e diffidenza, è importante per poterci fare servi della loro gioia e della loro speranza. Non possiamo affatto escludere, inoltre, che i non credenti abbiano qualcosa da insegnarci riguardo alla comprensione della vita e che dunque, per vie inattese, il Signore possa in certi momenti farci sentire la sua voce attraverso di loro” (Cvmc, 34).

La seconda attenzione potrebbe essere così espressa: in questo mondo che cambia la Chiesa non potrà mai rinunciare alla trascendenza del Vangelo. “Vi è una novità irriducibile del messaggio cristiano: pur additando un cammino di piena umanizzazione, esso non si limita a proporre un mero umanesimo. Gesù Cristo è venuto a renderci partecipi della vita divina, di quella che felicemente è stata chiamata “l’umanità di Dio”. Il Signore ci ha fatti annunciatori della sua vita rivelata agli uomini e non possiamo misurare con criteri mondani l’annuncio che siamo chiamati a fare. In certi momenti il Vangelo è duro, impopolare, perché duri sono i cuori degli uomini – i nostri, a volte, più di quelli degli altri -, bisognosi di essere ricondotti sulla via della vita per aprirsi al dono di una nuova e più piena umanità” (Cvmc, 35).

Emerge con forza, ancora una volta, quel criterio che deve animare l’agire della Chiesa e che il Rinnovamento della Catechesi, in modo sintetico, così esprimeva: “Fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo” (n. 160). Sì, tutta la pastorale, e ancor più la pastorale vocazionale, non può che sentirsi continuamente chiamata a realizzare quella necessaria mediazione che favorisca l’incontro tra Dio e l’uomo di oggi.

Se si vuole evitare di correre il rischio di smarrire il “contenuto”[1] e la novità[2] sempre attuale dell’annuncio cristiano, per lasciarsi prendere dalla smania di inseguire il rapido e continuo cambiamento che caratterizza la nostra società, non si può non restare fedeli a questa duplice attenzione che “costituisce la paradossalità dell’esperienza cristiana” (Cvmc, 35).

 

Sei nodi problematici

Alla luce di quanto ci suggeriscono i Vescovi italiani, la Redazione ha provato a dare un nome a quei cambiamenti più profondi che attraversano la vita della nostra società e che costituiscono per la Pastorale Vocazionale dei nodi problematici da cui lasciarsi interpellare e a cui offrire un’adeguata risposta. Ne abbiamo individuato sei: Vocazione e comunicazione, Vocazione al femminile, Vocazione emissione ad gentes, Vocazione e scuola cattolica, Vocazione e interculturalità, Vocazione e territorio.

A sei dei nostri amici, esperti nei diversi settori, abbiamo chiesto di rispondere a queste tre domande nello scrivere il proprio articolo:

– Che cosa è accaduto di nuovo per cui dobbiamo considerare l’argomento come problematico?

– Perché la pastorale vocazionale attuale non riesce a sciogliere questi nodi?

– Questa situazione che cosa ci impone?

Qualcuno si potrà a ragione chiedere: Perché solo sei temi? Solo ragione di spazio? Solo timore di disperdere l’attenzione su molteplici aspetti senza focalizzarne alcuno? Non solo! Innanzitutto ci siamo accorti che ognuno di questi temi calamitava attorno a sé altri temi ad essi intimamente collegati, generando così una catena infinita, ma anche proiettandovi, una volta chiariti, una luce nuova. Inoltre, ci è parso opportuno far emergere che il “cambiamento” si presenta a noi con sempre maggiore forza come “categoria interpretativa” del nostro tempo e che perciò non riguarda solo questo o quell’altro aspetto della nostra vita, facilmente identificabile e risolvibile. Così, infatti, si esprime il Segretario Generale della CEI in una sua presentazione degli Orientamenti Pastorali: “Questo cammino di Chiesa si inserisce a sua volta in un contesto culturale che il documento, fin dal suo titolo, definisce mediante la categoria del cambiamento. Di qui l’impossibilità stessa di una descrizione compiuta e definitiva dei fenomeni che caratterizzano l’ora presente. Ciò che viene richiesto è piuttosto un atteggiamento di ascolto e di discernimento che deve accompagnare il cristiano nel suo essere nel tempo”[3].

 

Una sfida!

Ecco la sfida che si apre dinanzi a noi: non solo saper individuare e rispondere alle nuove spinte che stanno rinnovando il volto della nostra società, ma assumere il “cambiamento” come categoria interpretativa del nostro agire pastorale, lasciandoci continuamente interpellare e provocare. Sarà proprio questa nostra disponibilità aduna continua e necessaria “conversione pastorale”, rinnovata ogni giorno, a trasformare questi ed altri nodi problematici in nodi dinamici. Non solo, dunque, problemi che creano difficoltà e ostacoli alla nostra azione, ma nuove possibilità e occasioni per meglio “comunicare il Vangelo della vocazione” ai fratelli del nostro tempo.

 

 

 

Note

[1] “No, non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: Io sono con voi!” (NMI, 29).

[2] “Cristo ci ha donato ogni novità offrendo se stesso”(S. Ireneo).

[3] G. BETORI, Annunciare la gioia e la speranza ad ogni uomo, in Dialoghi, Anno I, n. 3, p. 62.