N.06
Novembre/Dicembre 2003

Un appello accorato per una nuova presenza dei consacrati in quel popolo di Dio che li ha generati

In cammino con gli orientamenti della Chiesa italiana per il nuovo millennio, il nostro Forum del CNV e dei responsabili vocazionali degli Istituti di VC giunge al suo terzo anno. Un cammino che quest’anno ha voluto segnare percorsi più definiti ad una spiritualità incarnata sul territorio a favore di una nuova cultura vocazionale. Se “la vita spirituale deve essere al primo posto nel programma delle Famiglie di vita consacrata”[1] essa dovrà essere innanzi tutto una spiritualità di comunione, come si addice al momento presente: “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo”[2]. In questo cammino di tutta la Chiesa, si attende il decisivo contributo della vita consacrata per la sua specifica vocazione alla vita di comunione nell’amore. Un compito che nell’oggi delle comunità di vita consacrata è quello “di far crescere la spiritualità della comunione, prima di tutto al proprio interno e poi nella stessa comunità ecclesiale, ed oltre i suoi confini, aprendo o riaprendo costantemente il dialogo della carità…”[3].

Nelle Idee-guida di questo Forum è stato scritto che “ciò di cui oggi si avverte il bisogno è di costruire luoghi d’appartenenza. Si tratta di modelli di vita che siano veri luoghi d’appartenenza per come funzionano, sia per il clima di fraternità, sia per lo stile dei rapporti, ricostruiti da gente in nome della comunione. Ecco la carta d’identità della Chiesa particolare: un solerte laboratorio di costruzione di luoghi d’appartenenza in nome della comunione di Dio”.

Nella logica e nello spirito dell’“incarnazione” i consacrati non coltivano una “spiritualità senza territorio”: donati al territorio, amano il territorio, la gente che in esso vive, facendosi quotidianamente discepoli del Signore che nel nostro tempo passa “beneficando e sanando tutti”. Ecco come la “spiritualità del territorio” interpella i consacrati e le comunità consacrate in relazioni nuove. Pertanto si tratta di ripensare il rapporto Chiesa locale e vita consacrata in relazione sul territorio non solo a partire dal mondo e dalle sue sfide ma, principalmente, da quel luogo teologico che è la Chiesa stessa, nella sua valenza universale e locale, nel suo essere casa di comunione e missione, ricercando in questo ambito ecclesiale la nuova collocazione dei carismi e le mutue relazioni.

Le sfide del territorio, anziché ostacolo per l’avvento di una cultura vocazionale, rappresentano per la Chiesa locale e in particolare per i consacrati delle “autentiche domande esistenziali” e dunque vocazionali che, se accolte e assunte, anche grazie alla specificità dei carismi e ministeri presenti nella Chiesa, diventano un’irrinunciabile (e forse l’unica) possibilità per l’annuncio del Vangelo della vocazione all’uomo d’oggi (Mons. Bregantini).

È importante che vi sia una comunità ecclesiale che aiuti di fatto ogni chiamato a scoprire la propria vocazione. Il clima di fede, di preghiera, di comunione nell’amore, di maturità spirituale, di coraggio dell’annuncio, d’intensità della vita sacramentale fa della comunità credente un terreno adatto non solo allo sbocciare di vocazioni particolari, ma alla creazione di una cultura vocazionale e di una disponibilità nei singoli a recepire la loro personale chiamata (NVNE).

Grazie ai diversi contributi offerti dal Forum, è maturata maggiormente in ciascuno la scelta del territorio come luogo d’incarnazione, luogo nel quale prende forma anche la modalità concreta del seguire Gesù e del servire la comunità. È solo dentro il territorio che la Chiesa particolare può riscoprire pienamente se stessa e la sua missione: diventare “spazio vitale” in cui tutti i membri del popolo di Dio esercitano la propria specifica missione al servizio della vocazione d’ogni persona. È necessario identificare il territorio come luogo d’incarnazione, come punto di partenza, come la vera ed unica opera per fare il bene con tante attività apostoliche e carismatiche.

Si tratta dunque di ripensare la propria presenza nella Chiesa particolare, troppe volte caratterizzata per la sua separazione dalla realtà circostante, con una differenza marcata tra “il dentro” della comunità consacrata ed “il fuori” della gente e della realtà ecclesiale. Per cogliere il senso del territorio con l’animo giusto occorre incarnarsi, osservando e vivendo con la passione di chi vi è nato e vi abita; perciò sa apprezzare le grandi risorse che ci sono, frammiste ai limiti più o meno vistosi. Il rapporto Chiesa-territorio, esigito dalla dinamica stessa dell’incarnazione, ha da sempre influenzato i linguaggi dell’annuncio cristiano elaborati in dialogo con le culture territoriali per plasmare una cultura vocazionale come risposta alle esigenze del luogo dove incarnare una spiritualità di comunione.

Si tratta dunque di “convertirsi al territorio”, vedendo in esso la vera ed unica opera per fare il bene con tante attività apostoliche e carismatiche. Il cammino comune di riflessione e lo scambio e l’arricchimento reciproco degli apporti che vengono dalle varie esperienze è la premessa importante e la base necessaria per riscoprire e condividere le potenzialità vocazionali dei carismi e ministeri presenti nella comunità cristiana, per contribuire al diffondersi della cultura vocazionale nel territorio.

Ogni comunità locale è chiamata a “stare dentro” la storia quotidiana di una determinata porzione d’umanità che vive in uno specifico ambito territoriale, assumendo un compito dinamico e creativo, impegnandosi in una funzione critica e dialettica, svolgendo un ruolo propositivo e progettuale, abitando il contesto territoriale non da spettatori, ma da protagonisti.

La comprensione della complessità del territorio consente di cogliere ed accogliere gli aspetti peculiari che caratterizzano e travagliano il modo d’essere e di relazionarsi, di agire degli uomini e delle donne di un ambiente territoriale specifico e, di conseguenza, di aprire un dialogo costruttivo profondo sulle domande di senso.

Il contributo che il Forum ha offerto è di aver accolto con gioia un appello, di immaginare una nuova presenza di tutti nel cammino ecclesiale comune e di vedere come la vita consacrata è chiamata a dare una risposta alla necessità di collocarsi sempre più decisamente e amorevolmente in quel popolo che l’ha generata e che la chiama ad una stagione di nuovo e vigoroso impegno in vista di una nuova evangelizzazione.

 

 

Note

[1] Vita Consecrata, 93.

[2] Novo Millennio Ineunte, 43. 

[3] Vita Consecrata, 51.