N.03
Maggio/Giugno 2009

Pellegrini di infinito

C’è una frase dello scrittore francese A. De Saint-Exupéry che mi ha sempre profondamente colpito e che penso possa essere l’incipit migliore per questo terzo numero della rivista «Voca­zioni», nella nuova formula rinnovata nei contenuti e nella grafica. Egli scrive: «l’amico è colui che ti cammina accanto e ti aiuta a rientrare dolcemente in te stesso».

A. Come sono belle queste parole e come sono cariche di quella tenerezza e di quella sapienza del cuore che desideriamo avere come sfondo interiore per ricordare, proprio all’inizio di questo numero, la figura di don Tonino Ladisa.

È un ricordo dovuto, non per un senso del dovere formale, ma per un debito affettivo che tutti ci lega alla figura di don Tonino.

Quando la notizia della sua morte improvvisa e tragica ci ha raggiunto, nelle prime ore della mattina di martedì 31 marzo, siamo rimasti attoniti ed increduli. E questa è una sensazione che ancora mi pervade e penso attraversi interiormente tutti coloro che hanno conosciuto, amato e apprezzato don Tonino nella sua passione e nella sua instancabile attività a beneficio della Pastorale Vocazionale nella sua diocesi, nella sua terra di Puglia e in tutta la Chiesa italiana, che l’ha avuto come uno dei più lucidi protagonisti e testimoni vocazionali dei nostri anni.

Abbiamo voluto aprire questo numero proprio con un sempli­ce ricordo di lui, legato ad alcune persone che con lui hanno cam­minato, avendolo come amico e compagno di viaggio: Mons. Italo Castellani, Presidente del CNV; Mons. Luca Bonari, già Direttore del CNV; Mons. Lorenzo Ghizzoni, che con don Tonino ha condiviso il servizio di Vice Direttore del CNV; e il sottoscritto, che ha conosciuto don Tonino non solo nel suo ruolo istituzionale, ma anche nella straor­dinaria avventura condivisa insieme durante i corsi del Triennio Usmi, in tanti anni di formazione delle religiose per un servizio più mirato nella pastorale giovanile e nel discernimento vocazionale.

Quanto afferma Saint-Exupéry, per Tonino è quanto mai mirato e veritiero: un amico che ci ha camminato accanto e che ci ha aiutato a rientrare dolcemente in noi stessi…

Questo è stato don Tonino, ma anche tanto di più; e nei quattro brevi profili che qui pubblichiamo – ma avrebbero potuto essere molti di più… -, si possono rintracciare le varie sfaccettature della ricchezza di un cuore di presbitero gioioso, felice e santo, che fa bene alla nostra memoria affettiva e a tutta la Pastorale Vocazionale, in questo “anno sacerdotale” appena iniziato.

È un punto-luce che ci accompagnerà sempre, ma che, in partico­lare, ci aiuterà a meglio declinare il tema della testimonianza che sa es­sere grembo fecondo delle vocazioni, in questo anno così particolare.

Avevamo un debito affettivo nei confronti di don Tonino Ladisa: quando la notizia di questa morte repentina ci ha raggiunto, il numero 2 di «Vocazioni» era stato appena “chiuso” ed inviato alle stampe. Questo non ci ha permesso di inserire un ricordo immediato ed at­tuale, ma la sua figura e la sua eredità vocazionale sono destinate a durare per sempre. Grazie, amato don Tonino!

B. C’è un secondo aspetto che è importante sottolineare in questo numero della Rivista. Esso racchiude la testimonianza di due giornate straordinariamente belle e feconde, vissute presso il Santuario mariano di Vicoforte, diocesi di Mondovì (CN), il 2-3 maggio u.s., in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, organizzate dal Centro Regionale del Piemonte.

È stato un momento intenso e significativo, come si può trovare ben descritto nell’esperienza riportata in queste pagine. Di esso porto nel cuore soprattutto il senso della festa, della vera gioia, che può es­sere presente nel volto e nel cuore di tanti giovani quando avvertono che la loro vita si sta “localizzando” per cercare di meglio focalizzare un cammino da compiere e una meta da perseguire. Mi sono tornate alla memoria le parole di san Paolo, che in altri momenti abbiamo attribuito ad un animatore/animatrice vocazionale come dimensione specifica del nostro essere in ascolto e al fianco di tanti nostri giova­ni: siamo tutti chiamati ad essere “i collaboratori della loro gioia” (cf 2Cor 1,24).

Questa nostra mediazione si lega ad un altro aspetto di prossimità che in questo anno ci ha fatto particolare compagnia e ha segnato tante tappe di itinerari vocazionali: il tema della “fiducia”, che può diventare il fuoco interiore capace di rincuorare ogni scelta e di dare stabilità e forza ad un cammino di fedeltà.

C’è un rivolo di acqua fresca che sgorga da questa sorgente della Fiducia: la percezione e la concezione di se stessi e degli altri, come pure le possibilità di rapporti interpersonali, sono molto diverse a se­conda che la persona sia “fiduciosa o diffidente”. La persona “fidu­ciosa” prova meno ansia nei confronti dei diversi pericoli, sia esteriori che interiori, e questo la rende più disponibile a mettersi in gioco in nuove esperienze; di fatto essa vive in un mondo di cui sono parte integrante altre persone sentite come amichevoli e ben disposte. Essa sarà maggiormente in grado di recepire l’accettazione che riceve da parte di altre persone affidabili, lasciando meno spazio al dubbio o al sospetto, sperimentando a fondo sentimenti come la simpatia e la compassione verso gli altri.

C. L’immagine proposta per la copertina di questo numero è par­ticolarmente efficace per cogliere il senso degli “studi” e degli “ap­profondimenti” che lo qualificano: è un quadro del celebre pittore espressionista tedesco August Macke (1887-1914), Terrazzo della casa di campagna di Saint-Germain (1914). Un dipinto dai colori in­tensi e forti, che richiamano la brillantezza e il calore dell’estate. Pro­prio all’estate abbiamo voluto dare una attenzione particolare, perché questo tempo si rivela assai propizio per molte esperienze spirituali e vocazionali proposte a ragazzi, adolescenti e giovani, spesso destinate a lasciare un segno forte nel cammino di ricerca di ciascuno di essi.

Era questa un’idea molto cara a don Tonino, che, anche nell’ulti­ma scheda predisposta per la GMPV 2009, vedeva nello slogan una rampa di lancio per le tante iniziative estive finalizzate a seminare il Vangelo della Vocazione, come pure a meglio far emergere i criteri per un discernimento del cuore e della vita.

Ho immaginato di sedermi su quel terrazzo del dipinto e di contem­plare con gli occhi del cuore tutto quello che l’estate ci propone: campi scuola, esercizi spirituali, esperienze in monastero, pellegrinaggi e cam­mini verso luoghi significativi della spiritualità, sospinti in una ricerca costante da quell’anelito di Infinito che c’è in ciascuno di noi… (cf CEI, Lettera ai cercatori di Dio, 2009). Ho immaginato di vedere da quel terrazzo tanti giovani in cammino, non soli, ma accompagnati, anzi, guidati da “apripista” disponibili e generosi, per aiutarli a non perdere i punti di riferimento di un sentiero non sempre facile da percorrere.

Con lo sguardo fisso all’orizzonte, da quel terrazzo, ho immaginato tutti noi come pellegrini in viaggio… I pellegrini della vita hanno bisogno di una luce che li guidi lungo il percorso verso la vera ed ultima meta, anche se siamo spesso frastornati e feriti nel viaggio dell’esistenza.

Quando inizia il nostro viaggio la mente è piena di sogni e desideri: vo­gliamo trovare pace e risposta ai dubbi e agli interrogativi che ci assillano.

Un giorno qualcuno mi disse che, nel pellegrinaggio della mia vita, dovevo cercare due tesori, e me ne svelò anche il nome: si chiamavano Verità e Bene. Allora non riuscivo a capire il senso di queste parole, ma poi alcuni saggi compagni di viaggio mi dissero che potevano anche chiamarsi Consapevolezza e Felicità.

Riflettendo più a fondo, compresi che il conoscere la verità delle cose mi avrebbe fatto cogliere il significato non solo di tutta la mia vita, ma anche di quella degli altri. Poi scoprii che la ricerca del bene portava verso la felicità e che la cosa più buona fra tutte era… l’Amore.

Ma dove avrei potuto trovare la persona davvero degna di questo grande amore che portavo in me, capace di concentrare in se stessa il mio infinito desiderio di amare?

Vi auguro che l’estate che comincia sia ricca di tanti incon­tri, ma in particolare di un incontro: quello con il Pellegrino di Nazaret, certi che la sua figura si potrà stagliare sullo sfondo del cielo e, insieme, della strada che stiamo percorrendo.

Vi auguro di sentire che la sua mano prende la nostra e in quella stretta intensa egli possa comunicare tutto il suo calore e la sua forza al nostro cuore e al nostro corpo stanchi. E che la sua voce calda e amica faccia risuonare una domanda: «Vuoi seguirmi?».

Vi auguro che in quel momento di Grazia, il nostro cuore e le nostre labbra sappiano rispondere con gioia: «Sì, io voglio seguirti… dove e come tu vuoi. Guidami in avanti, anche se c’è ancora tanta nebbia e tanto buio intorno a me; mi basta sapere che sarai Tu la mia guida».