Un amore trasfigurato e appassionato
«Amore è tutto ciò che aumenta, allarga, arricchisce la nostra vita verso tutte le altezze e tutte le profondità».
L’aforisma è di Franz Kafka, (1883-1924), sicuramente una delle maggiori figure della letteratura del XX secolo. Alla luce del Convegno nazionale vocazionale (Roma, 3-5 gennaio 2012), di cui questo numero di «Vocazioni» riporta in maniera integrale gli Atti, le parole di F. Kafka divengono criterio per raccogliere l’eredità di questo appuntamento.
A partire dalla semplice umanità di P. Gabriele Ferrari che, quasi fosse in un salotto di casa, ha parlato con semplicità e libertà della sua vita di prete e di missionario, aiutandoci a capire che, dove emerge più nitida l’umanità della persona, anche la dimensione spirituale e vocazionale della propria vita assume una forza di impatto straordinaria.
Come sottolinea Sr. Plautilla Brizzolara nel suo articolo su «Testimoni» (2/2012, p. 6), già l’evento “Convegno” diviene un fatto emblematico e rigenerante: «È un riunirsi, un venire insieme, un con-venire di persone, che sono espressione dei molteplici volti della Chiesa italiana chiamata più che mai a parlare molte lingue… Il clima che si è respirato ha fatto percepire come la compresenza di vocazioni diverse favorisca la presa di coscienza della ricchezza dei doni che il Signore elargisce al suo popolo. Essa diviene la “via maestra” lungo la quale la pastorale vocazionale è chiamata a testimoniare una comunione non solo proclamata, ma vissuta e celebrata».
Nel cammino di riflessione ci ha subito presi per mano la biblista Bruna Costacurta, per introdurci nei recessi, spesso inesplorati, delle dimensioni e delle espressioni d’Amore presenti nel Cantico dei Cantici: «L’uomo impara ad amare ascoltando parole d’amore». Anche in queste pagine ritroveremo alcuni passaggi di una lettura del Cantico in grado di evocare le vibrazioni trepidanti e stupite dei due giovani, impegnati in una corsa amorosa per raggiungersi ed incontrarsi.
Torneremo a gustare le parole di frère Alois, priore della comunità di Taizé, intrise di umanità e delicatezza, tipiche di chi sa dimorare nelle proprie profondità e accogliere l’altro in un ascolto empatico.
«La Regola di Taizé parla della castità come trasfigurazione dell’amore naturale. Ma, per parlare di trasfigurazione, occorre qualcosa da trasfigurare».
È un amore capace di accettare la complessità e la fragilità, sapendo che «la vulnerabilità è la porta preferenziale per la quale Dio entra in noi».
La proposta del Card. G. Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, ha ripreso in una sintesi progettuale e coinvolgente la tematica centrale del Convegno: «Rispondere all’Amore si può».
La sorgente dell’Amore è la Grazia (charis); essa si coniuga con una profonda esperienza di libertà (pìstis, una fede accogliente).
Come si legge in Ap 3,20: «Ecco sto alla porta e busso (il primato della grazia); se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta (la libertà del chiamato), io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me (l’amore come meta della vita)».
Il dipinto La notte stellata di Vincent Van Gogh (1889), che compare nella cover di questo numero della rivista «Vocazioni», ben riassume il senso della esperienza qui raccontata, ma soprattutto vissuta. Ci si trova come immersi in una corrente ascensionale, esaltante e vigorosa, da cui lasciarsi trasportare dentro un vortice di sfere di luce e di fuoco, che danzano in un cielo sereno.
Lasciamoci coinvolgere dalla luce dell’Amore, dalla passione, dal vorticoso movimento che ci immerge nella tormentata vita degli uomini, privi di troppe certezze, ma avvolti da uno sfondo azzurro, sereno e saldo: il fidarsi e affidarsi allo sguardo accogliente e buono del Signore Gesù.