N.03
Maggio/Giugno 2020

Fare verità e memoria

L’ufficiale e la spia torna sul caso Dreyfus, errore giudiziario nella Francia del XIX secolo ed espressione di un antisemitismo nascente. Una grande lezione di cinema premiata a Venezia che sa parlare all’oggi

Alla 76ª Mostra del Cinema della Biennale Venezia ha vinto il Gran premio della giuria; e se non ci fosse stato il sorprendente “Joker” di Todd Phillips, il Leone d’oro sarebbe stato suo. Parliamo del film L’ufficiale e la spia (“J’accuse”, 2019) di Roman Polański, opera che si confronta con una pagina della storia Francese aprendo però delle potenti suggestioni sul nostro presente, sulla società al tempo delle fake news.  

La storia: siamo nella Francia di fine ‘800 e il capitano dell’esercito Alfred Dreyfus (Louis Garrel), di origini ebraiche, viene accusato di tradimento, condannato con un rapido processo e spedito in esilio in Africa. Mesi dopo il colonnello Georges Picquart (eccellente prova per Jean Dujardin) inizia a riscontrare delle anomalie sulle accuse mosse a Dreyfus così come sulle procedure adottate; si adopera pertanto per far riaprire il caso. Ma non sono poche le resistenze… 

Prendendo le mosse dal romanzo di Robert Harris, il film L’ufficiale e la spia di Polański appare dalle primissime sequenze un lavoro di grande qualità, capace di rendere il racconto della storia così avvincente al pari di un giallo o di un “legal thriller”. Oltre la suspense, però, c’è molto di più: il film, infatti, mette a tema sia l’allarmante antisemitismo nell’Europa del XX secolo, che sfocerà poi nel buio della Shoah, sia la manipolazione dell’informazione e del pensiero dell’opinione pubblica. Lungo questa direttrice, il film trova un immediato collegamento dunque con l’oggi, con le sfide che emergono in maniera ricorrente nella società attuale, come del resto ci ricorda papa Francesco nei suoi Messaggi per la Giornata delle comunicazioni sociali (ad esempio, Fake news e giornalismo di pace del 2018 oppure La vita si fa storia del 2020).  

Polanski si mette in gioco a più di ottant’anni con una regia incisiva e robusta, governando la macchina da presa con grande vigore ed eleganza. “L’ufficiale e la spia” raggiunge un raro equilibrio tra forma e contenuto, rivelandosi una grande lezione di cinema. Dal punto di vista pastorale, la Commissione nazionale valutazione film CEI (www.cnvf.it) valuta il film come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.  

  

Schermi paralleli. Sullo stesso tracciato si segnala Richard Jewell (2020) di Clint Eastwood, la storia vera di un aspirante poliziotto accusato ingiustamente di terrorismo e umiliato dalla stampa. Da una brutale ingiustizia, una bella e poetica pagina di riscatto.