La Forma di vita di S. Chiara
Riportiamo qui alcuni passi della Regola di Santa Chiara D’Assisi, scelti da Diana Papa per mettere in luce alcuni aspetti cruciali della Forma di vita dell’Ordine delle Sorelle Povere.
LA FORMA DI VITA DELLE SORELLE POVERE DI S. CHIARA È…
La Forma di vita dell’Ordine delle sorelle povere, istituita dal beato Francesco, è questa: Osservare il santo Vangelo di nostro Signore Gesù` Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.
VIVERE SENZA POSSEDERE NULLA
Dopo che l’altissimo Padre celeste si degnò di illuminare con la sua grazia l’anima mia perchè, seguendo l’esempio e gli insegnamenti del beatissimo padre nostro san Francesco, facessi penitenza, poco tempo dopo la sua conversione, insieme con le mie sorelle, gli promisi volontariamente obbedienza.
Il beato padre, poi, considerando che non avremmo temuto nessuna povertà, fatica, tribolazione, umiliazione e disprezzo del mondo, che´ anzi li avremmo ritenuti grandi delizie, mosso da pietà, scrisse per noi una forma di vita in questo modo: «Poiché per divina ispirazione vi siete fatte figlie e ancelle dell’altissimo sommo Re, il Padre celeste, e vi siete sposate allo Spirito Santo, scegliendo di vivere secondo la perfezione del santo Vangelo, voglio e prometto di avere sempre di voi come di loro, per mezzo mio e dei miei frati, cura diligente e sollecitudine speciale» .
Ciò che egli adempì diligentemente finché visse, e volle che fosse sempre da adempiere dai frati.
E affinché non ci scostassimo mai dalla santissima povertà che abbracciammo, e neppure quelle che sarebbero venute dopo di noi, poco prima della sua morte ci scrisse di nuovo la sua ultima volontà con queste parole: «Io, frate Francesco, piccolino, voglio seguire la vita e la povertà dell’altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre, e perseverare in essa sino alla fine. E prego voi, mie signore, e vi consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà. E guardate con grande cura di non allontanarvi mai da essa, in perpetuo e in nessuna maniera, per insegnamento o consiglio di alcuno».
E come io, insieme con le mie sorelle, sono stata sempre sollecita nel custodire la santa povertà che abbiamo promesso al Signore Dio e al beato Francesco, cosi siano tenute le abbadesse che mi succederanno nell’ufficio e tutte le sorelle a osservarla inviolabilmente fino alla fine: vale a dire nel non ricevere o avere possessi o proprietà né da sé, né per mezzo di interposta persona, o anche qualche cosa che ragionevolmente possa dirsi proprietà, se non quel tanto di terra che richiede la necessità, per l’onestà e l’isolamento del monastero; e quella terra non venga lavorata se non come orto per la necessità delle sorelle stesse.
IN FRATERNITÀ DA SORELLE LIBERE PER…
Le sorelle non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né alcuna cosa. E come pellegrine e forestiere in questo mondo, servendo il Signore in povertà e umiltà mandino con fiducia per l’elemosina. Né devono vergognarsi, perché il Signore per noi si fece povero in questo mondo. Questo è quel vertice dell’altissima povertà, che vi ha costituito, carissime sorelle mie, eredi e regine del regno dei cieli, vi ha fatto povere di cose, ma vi ha sublimate in virtù. Questa sia la vostra porzione, che conduce nella terra dei viventi. Aderendo totalmente ad essa, non vogliate mai, sorelle dilette, avere altro in perpetuo sotto il cielo, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre.
IN ACCOGLIENZA RECIPROCA
L’abbadessa e le sue sorelle debbono guardarsi dall’adirarsi e turbarsi per il peccato di chicchessia, perché l’ira e il turbamento impediscono la carità in sé e negli altri. Se accadesse – non sia mai! – che tra sorella e sorella per una parola o un segno talvolta nascesse occasione di turbamento o di scandalo, quella che avrà dato causa al turbamento, subito, prima di offrire davanti al Signore il dono della sua orazione, non solo si prosterni umilmente ai piedi dell’altra domandando perdono, ma anche la preghi con semplicità di intercedere per lei presso il Signore che le sia indulgente. L’altra poi, memore di quella parola del Signore: Se non perdonerete di cuore, nemmeno il Padre vostro celeste perdonerà a voi, perdoni generosamente alla sua sorella ogni offesa fattale.
Ammonisco poi ed esorto nel Signore Gesù Cristo, che si guardino le sorelle da ogni superbia, vanagloria, invidia, avarizia, cura e sollecitudine di questo mondo, dalla detrazione e mormorazione, dalla discordia e divisione. Siano invece sempre sollecite nel conservare reciprocamente l’unità della scambievole carità, che è il vincolo della perfezione.
SOGGETTE ALLA CHIESA
[…] Suddite sempre e soggette ai piedi della stessa santa Chiesa, salde nella fede cattolica, osserviamo in perpetuo la povertà e l’umiltà di nostro Signore Gesù Cristo e della sua santissima Madre, e il santo Vangelo, come abbiamo fermamente promesso.
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