Alla ricerca di piccole felicità – Attività laboratoriale
Premessa
L’attività educativa qui presentata s’ispira liberamente alle opere della scrittrice statunitense Eleanor H. Porter, autrice di Pollyanna (1913) e Pollyanna cresce (1915). In particolare, voglio ricordare l’importanza che la serie animata giapponese, trasposizione dei romanzi (intitolata “La storia di Pollyanna, la bambina dell’amore”) e trasmessa da uno dei più noti canali della TV privata italiana, ha rappresentato nell’immaginario di noi bambine e bambini negli anni Ottanta (il cartone andò in onda per la prima volta nel 1987).
In estrema sintesi, Pollyanna è una bambina orfana di entrambi i genitori che investita da un’automobile perde l’uso delle gambe. Pollyanna affronta lo scoraggiamento e il dolore attraverso un gioco insegnato anni prima dal padre chiamato il “gioco della felicità” che consiste nell’individuare qualcosa per cui valga la pena essere felici. Questo suo approccio nei confronti della vita ha un’influenza positiva, non solo su di lei rendendola allegra, ma anche sulle persone che incontra perché la sua presenza genera un senso di benessere.
La lezione di ottimismo di Pollyanna non è qualcosa di banale come può apparire alla prima impressione, ma rimanda agli studi della “psicologia positiva”. Per un approfondimento invito alla lettura dei testi di Martin E. P. Seligman fondatore di questo approccio, ad esempio, Imparare l’ottimismo (1990) e Come crescere un bambino ottimista (1996). Brevemente, la psicologia positiva non coincide con il “pensare positivo”, ma studia come gli individui riescano a trovare un modo per stare sufficientemente bene anche nei momenti delle avversità, senza negare il dolore o le sensazioni di scoramento. Da questi studi, emerge che è sempre possibile per ciascuno di noi, anche in presenza di un’avversità, rintracciare elementi utili per il nostro benessere al fine di riscoprire la possibilità di avere la capacità d’incidere sulla realtà che ci circonda per provare a cambiarla o a modificare il modo in cui ci posizioniamo in essa.
Fare esperienza: una gallery di piccole felicità
In un corso di formazione per educatrici ed educatori, ho imparato dalla psicologa e psicoterapeuta bolognese Vanna Puviani a tenere un diario di piccole felicità quotidiane (per un approfondimento sul lavoro di cura educativa e sociale con il disegno proposto dott.ssa Puviani vi invito alla lettura del suo libro Le storie belle si raccontano da sole. Il disegno per comunicare con il bambino e per curare le sue ferite, 2006, Edizioni Junior). Questa esperienza mi ha dato la possibilità di sperimentate quanto affinare il proprio sguardo per cercare la bellezza permette di vedere meglio la realtà che ci circonda scoprendone i lati più nascosti.
Il laboratorio invita, dunque, un gruppo di giovani e di adulti ad attivare il loro sguardo sulla bellezza. Esorto le conduttrici/i conduttori del laboratorio a tenere ben presente la necessità di un dialogo intergenerazionale e quindi suggerisco d’incoraggiare la partecipazione di persone di età diverse (senza creare gruppi di età omogenea). Nel primo incontro, occorre ingaggiare le/i partecipanti a tenere un diario fatto d’immagini per due settimane. I partecipanti sono liberi di scegliere se disegnare oppure scattare una fotografia con il proprio cellulare (o con la macchina fotografica). Le immagini (disegni o fotografie) rappresentano un momento di piccola felicità della propria giornata. La sfida è trovare una piccola gioia, un piccolo momento di bellezza ogni giorno come suggerito da Pollyanna (vedi premessa). La richiesta è di seguire alla lettera l’idea di Pollyanna e quindi non è possibile non fare un disegno o non scattare una fotografia. Questa richiesta è paradossale perché all’inizio le/i partecipanti non si sentiranno in grado di vedere la bellezza dove non c’è, così sarà proprio il vincolo di dover scattare una foto o fare un disegno ad attivare uno sguardo diverso che, forse a posteriori, nel secondo incontro, permetterà il riconoscimento della bellezza anche nelle foto e nei disegni dove all’inizio era difficile vederla.
Questo primo incontro ha l’obiettivo di creare una discussione con le/i partecipanti sul ruolo della ricerca della bellezza intorno a noi per (ri)scoprire la felicità nelle piccole cose. Per attivare la discussione suggerisco la visione di un estratto dal film I cento Passi (2000, regista Marco Tullio Giordana) dedicato al tema della bellezza. Il discorso della bellezza attribuito a Peppino Impastato (giornalista e attivista assassinato dalla mafia in Sicilia nel 1978) descrive l’importanza di imparare a riconoscere la bellezza per diventare cittadine e cittadini attivi [https://www.youtube.com/watch?v=rmD6jAt8qAo].
Celebrare la bellezza
Nel secondo incontro, le/i partecipanti saranno invitati a raccontare brevemente la propria esperienza per riflettere sulla relazione tra bellezza, felicità, benessere e ottimismo.
Dopo un momento di benvenuto, necessario a formare un clima dove le persone si sentano a loro agio, per prima cosa le/i conduttrici /conduttori del laboratorio inviteranno ciascuna/o partecipante a scegliere un’immagine della loro gallery di disegni/fotografie da condividere con il gruppo attraverso una storia. Le/i conduttrici /conduttori inviteranno ciascuna/o partecipante a prendere un foglio bianco e a trovare una posizione comoda e appartata per riguardare l’immagine scelta e a scrivere una storia. Se l’immagine potesse parlare che storia racconterebbe? Cosa vede? Che ora è del giorno? C’è luce nella scena? Che cosa fanno le persone? È un giorno come tutti gli altri? Un giorno di festa? Che atmosfera c’è? Esplora a fondo l’immagine e raccontala come se fosse una storia. Non è importante essere sistematici. Sono immagini che prendono forma nelle parole…
(Tempo per scrivere la storia 20 minuti)
Comprendere e teorizzare
Nella seconda parte del secondo incontro:
- Invitare le/i partecipanti a trovare qualcuno nella sala a cui raccontare la storia della sua immagine (disegno o fotografia). Regole dello scambio: gruppo di 3 persone (a distanza di 1 metro, mi raccomando!); a turno, uno racconta, l’altro fa domande, il terzo osserva la relazione tra i due e prende nota del processo comunicativo – come parla la coppia? Es. con i gesti, il tono della voce, ecc. Assicurarsi che ci sia tempo sufficiente e uguale per tutte/i.
(Tempo per la condivisione 40 minuti)
- Com’è andata? Invitare tutte/i a scrivere qualche riga sull’esperienza di essere narratore (paure, pensieri, scoperte), ascoltatore (cosa ho capito, cosa mi ha colpito della storia raccontata, quali limiti ho incontrato nell’ascolto) e osservatore (parole e gesti, imbarazzi, sintonia, parole chiave…).
- Dopo aver scritto individualmente le/i conduttori inviteranno le/i partecipanti a raccontare liberamente quello che sentono importante condividere dell’esperienza fatta per riflettere sulla tematica dell’incontro: le relazioni tra bellezza, piccole felicità, benessere delle persone e della comunità e ottimismo. L’obiettivo è far emergere le differenze e la complessità non arrivare a pensare tutte/i allo stesso modo.
Agire deliberatamente
A conclusione dell’incontro è interessante chiedere alle/ai partecipanti se sentono pensabile realizzare uno mostra in uno spazio pubblico (es. scuola, oratorio, o anche all’aperto) con una selezione delle loro immagini e fotografie. L’obiettivo della mostra temporanea potrebbe essere quello di condividere la loro esperienza con altre al fine di far loro scoprire l’importanza della ricerca delle piccole cose, ovvero dei dettagli che fanno la differenza nella loro vita.
Infine, è fondamentale chiedere alle/ai partecipanti cosa pensano di aver imparato su di loro, gli altri e il territorio dove vivono grazie alla partecipazione a questo laboratorio. La realizzazione della mostra temporanea nello spazio pubblico è alla portata di chiunque e se realizzata restituisce fiducia e ottimismo nella collettività (delle quali abbiamo tanto bisogno!), diventando infatti occasione d’incontro tra persone ed espressione della loro creatività.
Se hai trovato interessante questa attività leggi anche l’articolo Alla ricerca di piccole felicità della stessa autrice.