N.03
Maggio/Giugno 2022

Quod libet. Qualunque cosa – Attività laboratoriale

Gli oggetti, come sostenuto dallo psicanalista Christopher Bollas (Il mondo dell’oggetto evocativo, 2010), sono evocativi ovvero sono l’espressione materiale del mondo nel quale viviamo e offrono un legame tangibile tra passato e presente interagendo con la nostra immaginazione. Per questi motivi, è interessante provare a parlare di sé osservandoci a partire dagli oggetti per noi significativi. Il presente laboratorio riprende e amplia il tema del laboratorio “Oggetti evocativi” proposto nel LAB 2021 n.5 pubblicato lo scorso anno.

Più specificatamente, questo nuovo laboratorio propone di riflettere in gruppo sulla relazione con gli oggetti al fine di acquisire una maggiore consapevolezza sulla propria quotidianità.

Per un approfondimento, propongo di rileggere il LAB2021 n.5 dedicato agli “Oggetti evocativi”.

 

 

Fare esperienza: un laboratorio autobiografico in chiave creativa

In questo laboratorio autobiografico inviterete un gruppo di giovani e adulti a raccontare di sé in modalità creativa mettendosi in gioco attraverso l’arte e la parola. Per partecipare non è necessario avere esperienze pregresse con l’approccio autobiografico. Tutto ciò di cui ciascun partecipante avrà bisogno sono degli oggetti di uso quotidiano e una mente aperta. Prima del laboratorio, il/la conduttore/trice inviterà i/le partecipanti a realizzare in autonomia una breve attività per prepararsi all’incontro di gruppo.

 

Ecco le istruzioni per l’attività:

  1. Scegli tra 10 fino a 15 oggetti nella casa in cui ti trovi e posizionali come preferisci su un tavolo sgombro da altri oggetti. Il tavolo sarà la tela dove posizionerai, come in un quadro, gli oggetti che hai scelto e che in qualche modo parlano di te.
  2. Prendi una corda o del nastro colorato e crea con il filo dei collegamenti tra gli oggetti posati sul tavolo.
  3. Quando hai finito fermati per un attimo ad ammirare il tuo Quodlibet, poi con il tuo cellulare fotografa da varie angolazioni il tavolo con tutti gli oggetti. Prova anche a scattare una foto “panoramica” dall’alto salendo, facendo attenzione, su una sedia posizionata vicino al tavolo.
  4. Conserva le foto nella galleria del tuo smartphone per averle a disposizione durante l’incontro di gruppo.

 

 

Celebrare la bellezza

Invito i/la conduttore/trice del laboratorio autobiografico a prepararsi all’incontro di gruppo approfondendo l’approccio autobiografico e leggendo il manuale redatto da Duccio Demetrio La scrittura clinica. Consulenza autobiografica e fragilità esistenziali (2008, Milano, Raffaello Cortina)

Nell’incontro in presenza, i/le partecipanti, dopo un momento di benvenuto, necessario a formare un clima dove le persone si sentano a loro agio, il/la conduttore/trice inviterà i/le presenti a scegliere un compagno o una compagna per realizzare un’attività autobiografica in coppia. Se i partecipanti sono dispari suggerisco di creare un trio considerando che questo gruppo avrà bisogno di maggior tempo per creare e condividere i Quodlibet.

Le coppie (e il trio) saranno invitate a svolgere le seguenti attività:

 – uno alla volta mostrare le fotografie del proprio Quodlibet e raccontare liberamente la storia di quegli oggetti e di come sono in relazione con lui/lei,

 – mentre uno/a racconta, l’altro/a prende appunti su quanto sta ascoltando.

Dopo aver dato spazio a entrambi i Quodlibet, a partire dagli appunti presi della storia ascoltata (non la propria, dunque, ma quella del compagno/a), creare un testo ricomponendo creativamente gli appunti presi.

 

Note:

  1. Non è obbligatorio scrivere una storia; si possono utilizzare altri linguaggi. Il testo può essere una poesia, una canzone, un fumetto, una filastrocca, ecc.
  2. La storia sarà poi donata all’altro/a.

(Tempo per condividere i Quodlibet, scrivere la storia, 45 minuti totale, va considerata la possibilità di dare più tempo se è presente un trio).

 

 

Comprendere e teorizzare

Al termine dei lavori in coppia (o trio), magari dopo un momento di pausa (di 10 minuti circa), il/la conduttore/trice invita a raccontare non tanto le storie dei Quodlibet, ma come è andata l’esperienza. Non è infatti banale l’esperienza di farsi testimoni di un racconto e provare poi, con le proprie parole, a restituirlo al suo autore. In questa esperienza, l’ascolto e la scrittura assumono per così dire un valore sacro, poiché “è sacro ciò che ci espone al nuovo, e lo accettiamo nella disponibilità e nella attesa, o ciò che si rinnova nella nostra più profonda umanità” (Demetrio, 2008, XIII, XIV).

In particolare, in questa fase è fondamentale che il/la conduttore/trice si ponga nel ruolo di facilitatore/trice del dialogo e non di esperto/a con un’idea “giusta” da trasmettere al gruppo. L’obiettivo è quello di accrescere la consapevolezza sul valore del condividere con gli altri/le altre le situazioni vissute nella propria vita a partire da ricordi evocati dagli oggetti quotidiani al fine di riscoprire una comunanza e una solidarietà, seppur legittimando le proprie differenze e unicità, all’interno della comunità presente nel territorio dove si vive (paese, quartiere, parrocchia, ecc.).

 

 

Agire deliberatamente

Per concludere l’incontro, propongo di invitare i/le partecipanti che hanno lavorato in coppia a donarsi reciprocamente i loro racconti, ovvero ognuno riceve il racconto scritto dall’altro/a a partire dalla propria storia.

È interessante anche stimolare i/le partecipanti a invitare il compagno/a con il quale ha lavorato nella propria casa per vedere di persona gli oggetti fotografati e soprattutto trascorrere del tempo insieme al fine di accrescere le relazioni informali e stimolare i legami d’amicizia tra giovani e adulti che vivono nel medesimo territorio.

 

Se hai trovato interessante questo laboratorio, leggi anche l’articolo Quod libet. Qualunque cosa a cura della stessa autrice.